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Immagine del redattoreEdoardo Sirignano

Melandri presenta la guida dei vip per educare i giovani alla legalità



Silvia Melandri, in un’intervista a Spraynews, parla di “Leggi Qui”, guida galattica (e)norme per adolescenti, che sarà disponibile dal 25 gennaio, edita da Mondadori e che vede protagonisti numerosi esponenti del mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo, fra cui Carlo Verdone, Roberto Baggio, Piero Angela, Paolo Maldini, Emma Marrone, Diletta Leotta, Rosario Fiorello e tanti altri.

Come nasce l’idea? «Parte dal ministero, ma poi è diventato un progetto dell’Associazione Nazionale Magistrati e in modo particolare del responsabile della diffusione della legalità per i giovani che è il dottore Ebner. Insieme ad altri due curatori, un avvocato e una persona che opera nel mondo dello spettacolo, abbiamo collaborato per realizzare la guida, pubblicata da Mondadori e in uscita il 25 gennaio. Sono sessanta schede realizzate per gli adolescenti grazie all’aiuto di giuristi, magistrati, avvocati o persone del mondo del diritto che spiegano ai ragazzi come comportarsi». Può fare un esempio… «Basti pensare al caso in cui una minorenne deve confrontarsi con una gravidanza, allo spaccio, alle situazioni di bullismo, ai momenti in cui dobbiamo approcciare con un diversamente abile o con lo straniero che viene accolto. Viene spiegato, però, anche come funziona l’Unione Europea, un processo, che cos’è la capacità giuridica, la Costituzione». I giovani di oggi quanto sono preparati su tali temi? «A seguito di un evento realizzato con il presidente del tribunale di Viterbo, tenutosi non molto tempo fa, mi sono resa conto che la percentuale dei ragazzi preparata su tali argomenti si aggira intorno al venti per cento. Si tratta, infatti, solo di chi è appassionato di diritto, di politica o proviene da una famiglia di giuristi. Ecco perché abbiamo scelto volti molto noti e non a caso la prefazione è stata fatta da David Sassoli». Per l’ex presidente del Parlamento europeo quanto era importante il progetto?

«Considerando il suo particolare carisma con le nuove generazioni, ha ritenuto dare un contributo per far conoscere, con parole semplici, quali fossero le istituzioni europee. Ci teneva tanto. Ebner è stato accolto a Bruxelles per parlargli del libro, essendo stati entrambi scautisti e lui, senza alcun dubbio, ha sposato subito il progetto perché a suo parere bisognava dare un messaggio importante ai giovani verso un mondo che considerano lontano». Quant’è importante che oggi i giovani conoscano le istituzioni? «Le vivono, purtroppo, spesso come in qualcosa non solo di distante, ma anche di ostile. Per avvicinarli in modo più leggero, pertanto, abbiamo chiesto a vari vip di darci una mano». In base a quali criteri li avete scelti? «Siamo andati in televisione, ci siamo rivolti alle squadre di calcio, nei luoghi che i giovani amano di più, presentando l’idea del libro e poi devo dire, che in modo spontaneo, attori, cantanti e sportivi hanno voluto raccontare la loro esperienza, arricchendo così le varie schede. All’inizio c’era qualche perplessità, ma poi con il passaparola sono stati loro a chiederci di scrivere delle righe. Enrico Mentana, ad esempio, dopo averci conosciuto al Maurizio Costanzo Show, quando il libro era già chiuso, ha voluto contribuire, pur non essendo in principio previsto e così è accaduto per tanti altri personaggi famosi».

Gli argomenti da trattare, invece, come sono stati scelti? «Tramite la comunicazione con i nostri figli perché tutti noi siamo prima di tutto genitori di adolescenti. Parlando con loro, abbiamo stabilito quali potevano essere le priorità. Nel libro, ad esempio, manca una pagina sui reati informatici perché i ragazzi non l’hanno percepito come un qualcosa di interessante, essendo già abbastanza informati sull’argomento e più ferrati degli stessi adulti». Su quali aspetti, al contrario, ritiene siano meno preparati? «Sul funzionamento del processo. I ragazzi non sanno come comportarsi se vengono chiamati a testimoniare oppure non si rendono conto del confine tra la modifica del motorino consentita e quella che invece non lo è. Ci sono una serie di cose, che gli adolescenti vivono, senza rendersi conto della loro pericolosità. Ecco perché tramite l’aiuto di un giurista e un personaggio famoso per argomento abbiamo cercato di spiegarlo. Ficarra e Picone, parlando di associazioni a delinquere, hanno detto noi ci siamo messi insieme per fare i comici e quindi meglio collaborare per cose divertenti che per combinare guai. Questo è il leitmotiv del libro». Quale obiettivo vi siete dati? «Raggiungere il maggior numero di ragazzi possibile, tant’è vero che il ministero dell’Istruzione ha indetto un bando per cui le prime cinquemila scuole che si prenoteranno riceveranno non solo copie omaggio del libro, ma avranno anche la possibilità di conoscere i personaggi che hanno raccontato le proprie storie. Così avviciniamo le nuove generazioni al mondo della giustizia. Sappiamo che l’Associazione Nazionale Magistrati è troppo lontana dai ragazzi». Che idea hanno i giovani di oggi dei magistrati? «Li vedono, purtroppo, come uomini e donne lontani, mentre invece il mondo della magistratura è fatto di tante persone che lavorano sul campo per il recupero dei giovani». I ragazzi credono ancora nella cosiddetta “giustizia giusta”? «Non è un tema sul tavolo dei ragazzi. Ecco perché serve invertire la rotta. L’educazione e la formazione sono basilari per combattere, sin dal principio, la malagiustizia». Di Edoardo Sirignano


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