Stefano Andreani e Romina Di Gangi, titolari del ristorante “Nerone”, parlano del loro percorso imprenditoriale e di come abbiano trasformato una tradizione di famiglia tra i banchi del mercato in un locale apprezzato e sempre più ricercato per le persone di tutte le età, che ogni giorno raggiungono via Conca d’Oro per assaggiare le prelibatezze offerte dallo staff.
“Nerone” nasce tra i banchi del mercato ittico, ma poi diventa ristorante rinomato. Come mai questa scelta?
“Vengo da una famiglia di pescivendoli, a partire dal mio bisnonno paterno. Da parte di mia madre, mio nonno e mia nonna avevano una trattoria in periferia di Roma. Sono cresciuto, quindi, all’interno di questo luogo e tra i banchi del mercato dove appunto i parenti da parte di mio padre vendevano il pesce. Ho voluto, quindi, continuare la tradizione. Allo stesso tempo, però, ho realizzato il mio sogno, ovvero trasformare il pescato in pietanze da servire ai commensali. E’ un desiderio che ho nutrito sin da bambino, portato a termine quando ho conosciuto mia moglie che mi ha dato la forza per realizzarlo”.
Ora cosa siete?
“Una realtà apprezzata in un bel quartiere di Roma. La gente ci preferisce perché cerchiamo di offrire un servizio adeguato alle esigenze della clientela”.
La trasformazione è stata apprezzata dalle persone?
“Sono molto curiose di quello che riusciamo a regalare ai palati. Il pesce è un qualcosa che quotidianamente cambia. Dipende dal pescato. Cerchiamo, comunque, di variare sempre e di portare qualcosa di nuovo sui nostri piatti ogni giorno. Pur diventando difficile l’approvvigionamento di un pescato locale, cerchiamo di tener duro e di mantenere un prodotto di qualità con provenienza regionale al massimo nazionale. Ci appoggiamo per quanto riguarda i frutti di mare, invece, ai migliori fornitori francesi. Il tutto, poi, viene trasformato dal nostro chef in modo innovativo e originale”.
Cosa è cambiato dopo la pandemia?
“Essendo un gruppo solido posso dire che abbiamo tenuto duro sia durante che dopo la
pandemia. Abbiamo fatto un buon lavoro con il take away. Abbiamo cercato di coccolare le persone durante un periodo difficile. Con la riapertura, sentendo la gente il bisogno di tornare a uscire, in tanti sono venuti presso il nostro locale per trascorrere qualche ora all’insegna della spensieratezza e del buon gusto. Siamo persone semplici, accoglienti e che sanno rapportarsi con qualsiasi tipo di clientela”.
Quale il target che frequenta il vostro locale?
“Si parte dalla nonna che viene almeno una volta a settimana a pranzo fino alle coppie di adolescenti. La nostra clientela va dai 16 anni fino agli ottanta. Avendo dei figli giovani, cerco di fare delle portate che siano gradite anche alle nuove generazioni
Il vero problema del pesce, però, è che la qualità non sempre corrisponde a un prezzo abbordabile per tutte le fasce di portafoglio…
“Sul pesce che già a noi costa caro abbiamo un guadagno minimo, mentre laddove riusciamo a recuperarlo con un prezzo più moderato andiamo a bilanciare. Posso dire che il rapporto qualità-prezzo è buono, alla luce di quelli che sono i parametri della vita odierna”.
Per quanto riguarda il tipo di pescato, su cosa avete deciso di puntare?
“Tutto quello che riusciamo a trovare: pezzogne, rane pescatrici, scorfani, spigole e tant’altro. E’ tutto pesce certificato, etichettato, che si sa quando è stato pescato. Un punto di forza sono certamente poi i nostri crudi”.
Quanto le nuove tecnologie vi stanno aiutando nel farvi conoscere?
“Ci riteniamo vecchio stampo e preferiamo il tradizionale passaparola”.
Di Edoardo Sirignano
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