Paola Balducci, già politico e giurista italiano, nonché ex membro laico del Csm e del consiglio di presidenza della Corte dei Conti, in un’intervista a Spraynews, denuncia come nell’attuale corsa al Quirinale si utilizzano i nomi di donne solo per bruciarle o per nascondere le ambizioni di altri.
Questa volta c’è davvero la possibilità di vedere una donna al Quirinale?
«Mettere sempre l’etichetta una donna al Quirinale non è un qualcosa che fa onore alle donne e sono tante quelle in gamba, che possiedono competenze e capacità. Spesso sembra che parlare di donne è come se si volessero nascondere i problemi reali. In questi giorni, ad esempio, ho l’impressione che si parli solo di candidature maschili quando si elenca chi potrebbe avere le carte in regola per arrivare alla volata finale»
Cosa significherebbe per il nostro paese l’elezione di una quota rosa al Colle?
«Non mi appassiona il tema della quota rosa per un ruolo così importante. Sarebbe un passaggio epocale. In questo momento mi pongo un altro interrogativo».
Quale?
«Se le donne che siedono in Parlamento sono tante, le delegate delle Regioni sono ancora pochissime. Altro tema importante è che ancora oggi si parla di donna per nascondere quelle che dovrebbero essere in seconda, in terza, in quarta battuta le difficoltà, le scelte che le compagini politiche vorrebbero intraprendere. Mi dispiace dire che, a meno che non vi siano delle situazioni eccezionali, difficilmente sarà possibile vedere una donna al Colle».
Che messaggio, quindi, si sente di lanciare alle donne in Parlamento?
«Le esorterei a mettersi insieme, senza alcuna distinzione di colore, per individuare un candidato su cui puntare e avviare una vera battaglia. La parola, invece, è sempre al maschile. Si parla di Draghi, Berlusconi e i nomi di donne, pur di altissimo spessore, finiscono con l’essere considerati dei semplici piani b o alternative».
A suo parere, al momento, chi è il favorito nella successione di Mattarella?
«Non si può stabilire perché ci sono molte incognite. Abbiamo un governo formato da un’amplissima maggioranza e le scelte dovranno essere calibrate. Abbiamo il Covid. Vi è un problema di crisi economica e c’è poi la grande questione del Pnrr, che deve essere attuato. Non mi sorprende, quindi, che ci siano delle difficoltà all’interno dei partiti che non scoprono le carte».
Cosa ne pensa della candidatura di Berlusconi?
«Si può candidare, ci mancherebbe altro. Auspico, però, che vi siano candidature non divisive. Non è ciò di cui abbiamo bisogno».
Può davvero farcela il Cavaliere o si sta già pensando a un nome alternativo come Pera o Casellati?
«Ritengo che stiano tutti quanti lavorando per trovare un profilo alternativo. Questo risulta dalle recenti dichiarazioni, compresa l’ultima di Sgarbi. Le possibilità per Berlusconi sono poche».
Draghi è ancora in gioco?
«Tutto è possibile. La presenza di Draghi ci ha rifatto diventare cittadini europei. C’è finalmente un rilancio della nostra immagine nel mondo. La domanda, pertanto, che si pongono in tanti è vedere se l’eventuale candidatura del premier al Quirinale, se ci sarà, perché bisognerà capire cosa intende la politica, lasci poi un vuoto per quanto concerne la presidenza del Consiglio»
In tal senso, potrebbe rientrare nei giochi il ministro Cartabia?
«Si torna sempre al criterio della sostituzione. Se non c’è Draghi, ci metto Cartabia o se non c’è Berlusconi lascio spazio alla Casellati. I nomi di donne non mancano. Il vero problema, però, è la modalità con cui vengono indicate, probabilmente per bruciarle o come scelte residuali. Questo non onora le numerose personalità in gamba e capaci».
La Guardasigilli potrebbe avere una chance per diventare il primo presidente del Consiglio donna?
«Il nome è di pregio, la mia paura è che le logiche della politica vadano verso percorsi diversi».
Non ritiene che siamo indietro rispetto al resto d’Europa?
«Siamo in ritardo su tutti e su tutto. In questa legislatura non esiste una donna nei consigli di presidenza che contano. Nel Csm, nella Corte dei Conti, nel Consiglio di Stato e Giustizia Tributaria, il Parlamento non è stato in grado di individuare una donna. Nella mia consiliatura eravamo poche, ovvero io e la Casellati, ma avevamo una rappresentanza».
Di Edoardo Sirignano
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