Intervista di Antonello Sette per #SprayNews a Raffaella Regoli, giornalista, regista e scrittrice
Allontanati dalla madre, divisi fra loro, domani una perizia psichiatrica. Quattro fratelli indifesi. A Cuneo una vergogna italiana.
#RaffaellaRegoli, perché è per te inaccettabile quello stanno patendo i #bambini di #Cuneo?
Perché quattro bambini rischiano di diventare #vittime di Stato. Invece di riportarli a casa, si chiede una perizia psichiatrica su quattro fratelli, che da mesi gridano il loro dolore da quattro comunità diverse. E’ una grave violazione dei #diritti umani e del fanciullo. Ho già scritto al Ministro della #Giustizia Alfonso #Bonafede. Chiedo l’intervento di #Amnesty e della #CorteEuropea di Strasburgo.
Raffaella Regoli, inviata di Mediaset, attraverso il tuo lavoro di inchiesta, negli anni ti sei occupata, per vari programmi tv, di abusi e diritti violati di donne, anziani e bambini. Ora hai lanciato dai social un appello anche a tutti noi giornalisti. Perché?
Perché il caso dei quattro fratelli di Cuneo è emblematico di come la giustizia, nell’accertamento di una presunta “verità”, possa commettere un vero e proprio abuso su quattro ragazzi indifesi. Su quattro ragazzi, che hanno il solo torto di aver denunciato il padre per molestie sessuali. Che restano, presunte, certo, in mancanza di una sentenza definitiva.
Vorrebbe dire che la giustizia, cioè lo Stato, sta violando proprio quei diritti che ne legittimano e regolano l’intervento a loro garanzia. Sta violando tutte le convenzione internazionali, da quella dell’ ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, alla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli di Strasburgo. E mi fermo qui. È un abuso nell’abuso che abbiamo il dovere etico di denunciare. E non possiamo girarci dall’altra parte, perché ognuno di questi ragazzi, di 16, 14, 11 e 6 anni, potrebbe essere nostro figlio o nostro nipote.
Ci riassumi la storia? Che cosa è che non torna?
Il #TribunaledeiMinori di #Torino, su richiesta del padre dei ragazzi, dispone l’allontanamento coatto dei quattro bambini dalla madre, accusata di “alienazione parentale”, un disturbo che non esiste nella letteratura scientifica. I fratelli, da cinque mesi, si trovano in tre comunità diverse. Solo la più piccola, presso una famiglia affidataria. Separati fra loro, i fratelli, per impedire (per il loro bene, dicono i giudici), che possano influenzarsi a vicenda. A ottobre, è iniziato il processo penale a carico del padre. I ragazzi sono stati già ascoltati, un anno e mezzo fa, in sede di incidente probatorio. E le loro testimonianze dichiarate attendibili.
Che cosa hai scoperto, cosa è avvenuto in questi giorni?
È spuntato un provvedimento, datato 4 dicembre, con il quale il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle D’Aosta, ha disposto con “provvedimento urgente” la nomina di una consulente, per una “valutazione neuropsichiatra dei minori”. Questo, mentre è in corso una nuova perizia sulla madre. L’avvocato Domenico Morace ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica e al ministro della giustizia Bonafede, definendo l’atto illegittimo e gravemente lesivo dei diritti dei minori.
E che cosa dovrebbe accertare questa perizia sui fratelli di Cuneo?
Dovrebbe accertare su quattro ragazzi, che andavano bene a scuola, che vivevano la loro vita normale di bambini e adolescenti, cito testualmente, “quale sia la personalità dei minori, con particolare riferimento alla presenza di disturbi psichiatrici conclamati, o a malfunzionamenti di Personalità, che vadano a costituire un Disturbo di Personalità propriamente detto”. Con un sospetto, ed è per questo che chiedo al Ministro un intervento immediato, che l’urgenza sia dettata da altre motivazioni.
Qualcuno ci dovrebbe spiegare “l’urgenza” di una perizia psichiatrica sui quattro fratelli. Perizia che resterà, per sempre, nel curriculum di questi bambini. L’udienza di nomina, davanti al giudice del Tribunale per i Minori di Torino, Muriel Ferrari, è fissata per domani. Domani, martedì 15 dicembre, alle 10.
Il sospetto, è che questa urgenza sia dettata da ben altro calendario, visto che tra un mese, il 21 gennaio prossimo, ci sarà la prima udienza vera e propria del processo penale a carico del padre, accusato di abuso sessuale dalla figlia più grande.
Il sospetto, lo ripeto, solo un sospetto, è che questa perizia possa diventare “l’alibi” per punire i fratelli, per poi trasferirli in una CTM, un comunità terapeutica, dove l’abuso di psicofarmaci è spesso una regola, fino a farli diventare manicomi mascherati; come abbiamo già denunciato a “Fuori dal Coro”, ottenendo la chiusura della Comunità “Dafne” di Cuneo.
È vero che i fratelli di Cuneo hanno scritto anche ai loro giudici?
I due più grandi hanno iniziato una battaglia dai social chiedendo di essere ascoltati. Le loro volontà sono chiare. Vogliono tornare a casa. I ragazzi sono in grande sofferenza. I due più grandi hanno smesso di andare a scuola. Nei giorni scorsi il Tribunale ha inviato la forza pubblica. Il più piccolo di undici anni, vedendo arrivare gli uomini in divisa, si è spaventato e si è nascosto in un armadio. Ad oggi, il loro curatore non li ha mai incontrati. A loro difesa si è espresso il garante per i minori. Per riportarli a casa, sono intervenute molte associazioni. Sono state presentate interrogazioni parlamentari da più forze politiche. Federico, nome di fantasia, con il quale mi sento al telefono, sì perché per avere con se il telefono ha dovuto trasgredire alle regole della comunità, ha scritto a tutti: al ministro, ai giornalisti, ai politici, ha scritto persino ai suoi giudici. Nulla. E ora di tutta riposta, arriva la richiesta “urgente” di perizia psichiatrica su di loro. Perché?
Tu sei una giornalista di comprovata esperienza, conosci tanti casi. Che cosa ti ha colpito di questa storia?
Sto lavorando a questo caso da almeno sei mesi. Ho letto migliaia di carte e perizie. Ho parlato con avvocati, garanti, giudici, tanti, troppi, protagonisti di questa vicenda. E sono stata in quella casa a trovare la madre dei ragazzi. Oggi dei quattro fratelli di Cuneo mi resta il silenzio assordante di quelle quattro stanze vuote. Vuote di odori, Vuote di voci. Quattro camere, una per ogni ragazzo, piene di libri, giocattoli, passioni, sogni. Mi ha stupito una frase della loro mamma, “Sono responsabile dei sogni dei miei figli”. E’ una donna dolce e sensibile. E questa brutta storia rischia di essere un fallimento per tutti. “Quando mia figlia mi ha detto quello che era successo, di ritorno da una vacanza estiva con il papà, mi ha raccontato Anna (nome di fantasia), mi è caduto il mondo addosso. Mi sono chiesta, dove ero io mentre avveniva tutto questo nel nostro letto? Ho denunciato per proteggere i miei figli. Tornassi indietro non lo rifarei. Non vorrei che si ripetesse questo finale”. Ecco se il sistema le tradisce, le donne smettono di denunciare. Sarebbe un balzo indietro di cinquant’anni.
Ora si rischia un danno irreparabile?
Sta diventando una vicenda kafkiana. E purtroppo, come scriveva Kafka, “la sentenza non viene ad un tratto. È il #processo che a poco a poco si trasforma in sentenza”. L’aggravante in questa brutto pasticciaccio, è che stiamo parlando di bambini, ragazzi. E con loro non si può sbagliare. Abbiamo il dovere di rispettarli, oltre che di proteggerli. La richiesta di una perizia psichiatrica è offensiva. E invalidante. Lede i loro diritti. E se verrà provato l’abuso, a quello del padre, si aggiungerà l’#abuso dello Stato.
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