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Immagine del redattoreEdoardo Sirignano

Ravenna, l'uscente De Pascale: «Non sempre si cambia in meglio, all’opposizione manca visione»


Michele De Pascale, sindaco uscente di Ravenna, presenta il suo programma per la città e risponde a chi lo accusa di essere il passato.


Ancora una volta in campo, è fiducioso rispetto al fatto che la gente premi la politica del buon governo?


«Chiaramente il giudizio spetta agli elettori, però dietro al fatto di ricandidarsi c’è la condizione di aver conseguito risultati importanti per la propria comunità. L’obiettivo, però, è quello di fare ancora meglio nei prossimi cinque anni».


I suoi oppositori, in particolare la Verlicchi, dicono di essere il cambiamento. Ravenna ha davvero bisogno di voltare pagina?


«Il cambiamento può essere in meglio o in peggio. A dirlo sono gli elettori. Chi cambia dovrebbe presentare un progetto, una visione per la città, degli obiettivi. Tutto ciò, lo dico in modo sincero, in questa campagna elettorale, finora mi sembra mancare da parte degli oppositori».


Come giudica il comportamento della minoranza durante questi anni?


«Sui giornali ci sono stati tanti attacchi e anche alcune strumentalizzazioni. Devo dire la verità, però, dalla maggior parte dell’opposizione, davanti ai temi centrali per lo sviluppo della città, quando ho fatto degli appelli all’unità mi è arrivato sostegno. Un esempio è il progetto sul porto, che è stato votato all’unanimità dal Consiglio comunale di Ravenna. Tanta demagogia, quindi, sui giornali, ma poi di fronte alle progettualità importanti c’è stata coesione».


Come mai secondo lei il centrodestra non è riuscito a trovare l’unità?


«A dir la verità, mi risulta che le trattative siano ancora in corso e quindi non so chi alla fine dei candidati attuali arriverà in fondo, se tutti o solo qualcuno. Diciamo, comunque, che non mi occupo delle vicende del centrodestra. Non mi interessano».


Lei è il rappresentante del centrosinistra. Considerando quanto sta facendo Letta a Roma, crede in un nuovo campo progressista anche a Ravenna?


«Sono iscritto al Partito Democratico e mi ritengo un uomo di sinistra. Le elezioni comunali, per loro natura, però, parlano alla città e quindi verso queste consultazioni la mia è una posizione innanzitutto civica, fatta di tanti uomini e donne che si vogliono spendere per Ravenna, anche superando le visioni della politica nazionale».


Parlando di temi, qualcuno dice che l’anniversario dantesco, nella città dove si trova la tomba del poeta eterno, è stato un po' sottotono. E’ d’accordo?


«E’ una falsità assoluta. E’ chiaro che un anno e mezzo di pandemia è stato pesante e rispetto a un appuntamento importante come questo non l’ha reso certamente facile. Ravenna, comunque, da più di un anno è su tutti i media nazionali, la visibilità della città è elevatissima e gli eventi, sia quelli che si sono svolti che quelli che si dovranno ancora svolgere, stanno riscontrando un ottimo successo. Si tratta, quindi, di un investimento molto importante per il futuro della città, anche per gli elementi strutturali realizzati per l’occasione, come l’allestimento del museo, casa Dante, la ristrutturazione della tomba. Ritengo, sia un’occasione, seppur per quello che ha significato la pandemia, colta da Ravenna».


Dopo il lockdown è venuto fuori un certo entusiasmo, gente lungo le strade del centro, tavolini in piazza e positività tra gli esercenti. Come intendete mantenere viva la città?


«La risposta, sia dell’Amministrazione comunale che degli operatori privati, alla pandemia è stata molto importante. Poca burocrazia e voglia di riappropriarsi degli spazi pubblici. Questa è la strada da seguire, ovvero una città più a misura di persona, meno caotica e che valorizza il suo immenso patrimonio artistico».


Grande opportunità sono i fondi del recovery fund. Come intendete utilizzarli?


«Su almeno quattro punti diversi. Il primo, quello già più avanzato, sono gli investimenti sul porto. Sono stati, infatti, appaltati i lavori per la fase uno dell’hub. Il secondo è quello relativo alle case della salute, i servizi socio-sanitari e la medicina domiciliare. Il terzo è un grande investimento sulle aree naturalistiche, c’è un progetto molto importante sul parco del Delta del Po e infine efficientamento energetico e sicurezza delle scuole».


Quali sono, quindi, i punti fondamentali del suo programma, volendoli sintetizzare in tre parole?


«La salute prima di tutto, ovvero il coraggio di mettere la salute come priorità assoluta, il lavoro per i più giovani, che sono quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto davanti alla crisi e la cultura come principale strumento di crescita e di rafforzamento di una comunità».


Quale appello, pertanto, si sente di lanciare a chi dovrà, ancora una volta, votarla?


«Guardare al futuro della città e votare rispetto a una prospettiva che penso non possa essere migliore e più forte per le prossime generazioni. Il voto è un qualcosa di molto personale, bisogna quindi essere molto attenti prima di darlo e soprattutto farlo con coscienza. Non mettiamoci le mani davanti agli occhi e vediamo i risultati di un’Amministrazione che ha lavorato bene e che merita di portare avanti quanto avviato».


Di Edoardo Sirignano

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