Loris Scipioni, presidente dell’associazione “Sguardo al futuro”, operante nell’estrema periferia della capitale, in un’intervista a Spraynews, spiega come da un giorno all’altro siano state sospese tutte le convenzioni perché non disposti a rinnovare l’accordo con il Banco Alimentare del Lazio.
Pur avendo 10mila utenti, tra l’altro bisognosi sparsi tra una delle zone più difficili della capitale, vi siete trovati dalla sera alla mattina senza rifornimenti. Per quale ragione?
«La vicenda è partita con una lettera inviataci il 12 ottobre dove il Banco Alimentare del Lazio ci ha detto che a causa di segnalazioni sull’uso improprio dei prodotti era costretto a sospendere temporaneamente le convenzioni in essere, che potevano essere riavviate solo a seguito delle dovute verifiche. A tale missiva, abbiamo risposto di essere disponibili ai controlli, anzi li chiedevamo, ma allo stesso tempo volevamo sapere il perché. Al momento, non abbiamo ricevuto nulla. Ci sono state solo tolte, senza preavviso, le convenzioni da Acea».
Cosa significa? Può fare qualche esempio?
«Abbiamo tre convenzioni con loro. Una è la parte ministeriale, quella dei fondi europei, ovvero risorse che l’Europa dà ai vari banchi alimentari che le fanno da tramite affinché vengano distribuite agli enti territoriali come la nostra associazione e poi abbiamo delle convenzioni importanti che abbiamo attivato noi con loro, di cui una con la società Amazon e un’altra con Esselunga. A causa di questo blocco, non possiamo, però, andare recuperare coi nostri furgoni, le derrate che questi hanno in eccesso o in scadenza, che nella maggior parte dei casi vengono buttate».
Perché il Banco Alimentare avrebbe espresso perplessità nei vostri confronti?
«Non lo sappiamo. E’ quello che stiamo chiedendo da tempo. Non a caso abbiamo chiesto loro la documentazione in essere, eventuali segnalazioni o denunce nei nostri confronti. Non ci è stato dato niente. A questo punto temiamo che la decisione sia stata presa per favorire l’amico di turno o per penalizzare qualcuno senza logica. Stiamo parlando di un metodo, purtroppo, mafioso o meglio ancora criminale».
Perché lo definisce così?
«Abbiamo sempre chiesto al Banco Alimentare del Lazio la trasparenza dei prodotti che venivano loro donati, in particolare quelli della comunità europea, perché se io ho con loro convenzionati 10mila assistiti non posso prendere le stesse derrate che prende un’associazione che ne ha poche centinaia. Fino all’anno scorso, infatti, avevamo 2mila assistiti. Nella pandemia, essendo stati gli unici a essere aperti in una zona di frontiera, ci siamo ritrovati a crescere settimanalmente di oltre mille unità. Abbiamo dovuto far fronte a una grande problematica emergenziale. A causa di tutto ciò, anche oggi, siamo aperti fino alle nove di sera e non mezza giornata come avveniva prima del Covid. In teoria, avremmo dovuto essere premiati e non penalizzati. Purtroppo viviamo in un Paese che non è meritocratico e quindi pur avendo investito in furgoni, persone e via dicendo, viviamo una situazione drammatica».
Nel frattempo cosa succede ai vostri assistiti, che non sono pochi? Resteranno senza cibo?
«Ovviamente sì! Molte derrate le acquistiamo, ma non abbiamo risorse economiche per 10mila persone. E’ impossibile. Per tale ragione, abbiamo sollecitato l’Agea, gestita dal ministero dell’Agricoltura e da quello del Lavoro, sostenendo che non ci fidiamo del controllo del Banco Alimentare del Lazio e chiediamo di essere ispezionati direttamente dai suoi tecnici, in tempi ristrettissimi. Ogni giorno che passa è una boccata di ossigeno in meno per i nostri assistiti. Stiamo parlando di madri che non hanno il latte fresco per i figli».
Per quanto riguarda gli operatori ci saranno tagli?
«Continuiamo sempre a lavorare perché comunque abbiamo in essere altre convenzioni e tante cose, come la carne le acquistiamo. Non avendo le forniture come prima, però, il servizio è a dir poco dimezzato. La cosa grave è che non ci possono essere tolti dei fondi europei-pubblici arbitrariamente. Chiediamo solo trasparenza e tracciabilità affinché non ci siano figli e figliastri. Solo per aver detto al Banco Alimentare del Lazio che non ci convenzioneremo con loro perché riteniamo che non si possa detenere il monopolio della solidarietà, non ci possono essere tagliate le convenzioni con Agea, senza tra l’altro che il ministero ne sappia nulla e non considerando che molti bisognosi resteranno senza cibo».
Cosa può fare la politica affinché disservizi di questo genere non si verifichino più?
«La politica non ha mosso un dito. Nessuno si è fatto il problema, nessun politico, nessun parlamentare ci ha mai contattato. Siamo sempre stati assolutamente soli, pur avendo dovuto rispondere in piena pandemia all’emergenza a nostre spese. Questa è la nostra storia, come quella di tanti altri. Immagini una piccola associazione, che non ha la nostra organizzazione, i nostri numeri, se all’improvviso le vengono tagliate le convenzioni. Muore senza rumore, distruggendo nei fatti un’opera umanitaria».
Di Edoardo Sirignano
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