Se c’è una scorrettezza nella gestione del potere da parte della sinistra è quella di nominare i propri adepti in posti di rilievo poco prima di perdere il potere.
In realtà questa scorrettezza assume l’aspetto della mascalzonata e della macchinazione quando coloro che vengono nominati sono personaggi avvezzi a restare sempre a galla, a rivendersi più volte ed a cambiare camaleonticamente aspetto.
Ricordo con dispiacere quando Urbani appena nominato ministro chiese a Fabiani, a capo dell’Ente Cinema, di lasciare la poltrona e Fabiani invece nomino Morè direttore generale dell’Istituto Luce, mentre ricordo con ammirazione che Luciana Castellina, Presidente di Italia cinema, lasciò l’incarico essendo cambiato l’editore.
Oggi la dignità non alberga più nelle nostre piazze, e mentre Blandini, bravo, intelligente, preparato ma al servizio della sinistra e di Letta trasferisce le valigie alla lega Calcio, viene sostituito alla SIAE, con la velocità della luce, dal suo omologo Nastasi, potente robocop di Franceschini, Bernabei e Letta. Mancano quindici giorni alle elezioni e la sensazione è che ne vedremo delle belle, tra rinnovi promozioni, liquidazioni.
Altra scorrettezza politica è quella di mantenere nella stessa qualifica i personaggi precedenti purchè si adattino alla fedeltà al nuovo capo, in cambio di una specie di pace ambientale.
La destra ha sempre usato questo sistema per evitare gli attacchi di Repubblica ed altri giornali di parte e si è poi ritrovata priva di professionalità avendo ceduto le posizioni per poter agire indisturbatamente in campi riservati.
Per questo motivo la sinistra è riuscita a presidiare, con l’aiuto di Gianni Letta, alcuni settori chiunque fosse al governo.
Ma questa è l’Italia: con la cultura non si mangia e pertanto Salvini va a calpestare il tappeto rosso a Venezia ma non parla della politica di Franceschini, con la cultura non ci si riscalda ma si esplora approfonditamente il mondo gay, con la cultura non si risolvono i conflitti ma si possono incontrare alcune donne belle, tutte, attrici e non, transitate al festival per farsi vedere più o meno vestite.
di Michele Lo Foco
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