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Immagine del redattoreCarpe Diem Macchioni Communications

Shoah e Ferragni

Aggiornamento: 16 giu 2022



Vedere la Senatrice Segre accoccolata vicino alla Ferragni, ormai ufficialmente la influencer nazionale, mi ha turbato profondamente per i motivi che mi propongo di esporre.

Innanzitutto chi è un influenzatore: è qualcuno, nella tua nicchia o settore, con influenza sul tuo pubblico di destinazione oppure è una persona con la capacità di influenzare i potenziali acquirenti di un prodotto o servizio.

Così è definito un influencer nel vocabolario.

Una volta lasciarsi influenzare era considerato un pericolo, e i genitori avvertivano i figli delle nefaste conseguenze del subire una fascinazione.

Molti uomini si sono fatti influenzare dal fascino femminile al punto da rincretinirsi completamente.

Ma oggi il concetto si è trasformato da negativo in positivo, perchè il commercio, il mercato, la pubblicità, la comunicazione hanno conquistato il primo posto nei rapporti umani e pertanto chi è capace di influenzare gli altri non è più un mascalzone e quelli influenzati non sono più poveri rincoglioniti ma veri e propri adepti con capacità imitatorie.

In Italia, che ha il record della autorevolezza degli influencer, quello che ha conquistato l’attenzione del popolino è ovviamente la novità: le influencer sono prevalentemente belle ragazze con l’aria sufficientemente per bene, che hanno mostrato e mostrano di tanto in tanto i loro senetti, appena coperti da manine affusolate, il lato b, appena giustificato da un costumino alla moda, i loro piedini allungati.

In Italia, in definitiva, le influencer sono veline incapaci che hanno compreso prima di altre che vedere e non toccare, promettere senza impegnarsi, farsi pagare per non fare nulla sono elementi fondamentali di una nuova realtà lavorativa.

In fondo le prostitute qualcosa devono sacrificare della loro esistenza, in qualche modo compromettersi, le influencer invece restano a metà tra prostituzione e moda, camminano in bilico sui loro tacchi come fanno le indossatrici sulle passerelle, offrendosi alla vista ma dietro un vetro, magari facendosi toccare da un fidanzato di turno che rappresenta il testimone fisico di tutti quelli che guardano da dietro il vetro.

Offrono, direbbe Umberto Galimberti, e nello stesso tempo sfuggono.

Bene, per quale motivo la Signora Segre sia dovuta ricorrere all’aiuto di una influencer è stato detto, ma è frutto di un travisamento cognitivo.

La tragedia degli ebrei non ha nulla a che vedere con i senetti della Ferragni o con i ridicoli tatuaggi del suo compagno, e la memoria di una fase ignobile della nostra storia, peraltro ricordata al mondo dalla ignobile figura di Putin, non ha bisogno di finire tritata nella confusione morale degli influencer, che se forse vanno bene per reclamizzare uno shampoo o delle mutande, non possono suscitare le emozioni autentiche che devono essere riservate alle morti e alle depravazioni dei nazisti.

Purtroppo influenzare è divenuta una branchia dello spettacolo: ogni giorno leggiamo che qualcuno trascina con sé migliaia di osservatori passivi, addirittura scopriamo che un essere disadattato e vergognoso come Vacchi ha una folla plaudente che lo guarda mentre balla sinuosamente con i tacchi a spillo e un bikini.

Credo purtroppo che in queste forme di depravazione e di servilismo quello che attira sia il lusso, il denaro, l’essere al di fuori delle necessità di tutti o giorni.

Il lusso abbaglia e ti fa scordare che le attività serie sono altre, che le tragedie sono all’ordine del giorno e che costruire vuol dire lavorare dal basso verso l’alto.

Fossi un politico sosterrei una legge che prevede l’arresto delle influencer non appena si occupino di fatti seri e non di cremine e di assorbenti e ci tengo a manifestare tutta la mia riprovazione per la signora Segre e la sua stupida iniziativa


di Michele Lo Foco

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