Considerato che Sardegna Venti20 ha fin da subito mostrato di avere un certo rilievo strategico, una lista civica che è stata capace di imporsi come una vera forza politica in ambito regionale con cifre sempre più vicine al 10 per cento, secondo te , l’offerta politica del Centrodestra è sufficiente, cosi come è articolata , per catalizzare tutti i mondi che dovrebbe poter raggiungere?
L’offerta è certamente insufficiente per un elettorato moderato e per quello di area popolare e riformista ed è molto distante dal mondo civico e dall’amministrazione degli Enti locali.
Infatti, Fratelli d’Italia governa pochissimi comuni mentre la Lega non si è ancora radicata.
Cosa intendi esattamente? Potresti specificare meglio?
Intendo dire che se una proposta non convince sulla questione meridionale e sulle Isole finisce per cascare nel tranello di chi non vuole un risultato limpido e che punta sull’ennesimo governo scelto da altri.
Il vostro impegno continuerà a confermarsi nel Centrodestra?
Senza tentennamenti continueremo ad operare nel Centrodestra e aggiungo, infatti, che continuo a criticare chi si professa di centro, come Calenda , ma in testa ha solamente il desiderio di governare con il PD. Della questione hanno già ripreso il mio pensiero alcuni lanci delle agenzie di stampa, le scorse settimane.
Calenda chiederà un voto ai moderati italiani e contenderà al Centrodestra il voto moderato ma tra due mesi vorrà governare con il Partito Democratico.
Stefano Tunis ha una ricetta che permetta di presidiare l’area moderata del Centrodestra?
Onestamente penso che la migliore ricetta possa essere quella di mettere assieme in una proposta sul proporzionale quelli che oggi mi sembrano sicuramente i più rappresentativi in questo campo: Cesa per l’area di provenienza popolare, Democratico Cristiano, Toti e Brugnaro per l’esperienza civica. Se questi tre soggetti che singolarmente non inciderebbero e probabilmente si attesterebbero su cifre molto basse, si mettessero assieme potrebbero superare il 3 per cento e avere certezza di poter rappresentare determinate istanze e considererei un errore se loro tre non si presentassero insieme sul proporzionale.
Se ti dovessi chiedere qual è l’elemento tattico di questa competizione elettorale?
L’elemento tattico direi che è rappresentato dai collegi contesi, cioè da quei collegi in cui non siamo in grado di dire se prevarrà il Centro destra o il Centro sinistra e che, se si andasse verso la semplice appartenenza e non verso le soluzioni più competitive, potrebbe anche provocare il fatto di soccombere in quella manciata di collegi che poi metterebbero in discussione la possibilità di una coalizione che si è presentata per governare assieme di far nascere un governo.
Spiega meglio questo concetto che mi sembra interessante
Se solo fosse risicata questa vittoria o addirittura insufficiente si rischierebbe di andare ancora una volta incontro ad un governo di larghe intese o che nasce in Parlamento che vedrebbe probabilmente la necessità di coinvolgere il movimento 5 stelle che francamente vorremmo pensare di aver estromesso dalla prospettiva del governo. Il movimento 5 stelle è il partito del no a tutto e sarebbe quel partito capace di fare un’interdizione tale da vanificare qualunque proposta di riforma radicale, riforma profonda della nostra situazione, soprattutto in campo economico, della quale c’è molto bisogno. In questo sono profondamente coerenti le due coalizioni, quella del centro destra che mi sta a cuore in particolare, nel fatto di avere una ricetta economica che dia nuovamente uno shock, un fortissimo impulso al sistema produttivo, al fattore di produzione tra i più rilevanti: il fattore umano che è stato profondamente messo da parte nelle strategie degli ultimi anni.
Hai citato il fattore umano come fattore di produzione, cosa pensi del reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza non è un elemento da scartare in termini di valore sociale, cioè del fatto che bisogna andare ad includere nella società chi, in questo momento, è privo di un lavoro, ma di fatto ha annichilito la prospettiva di crescita. Il fattore lavoro è sempre stato utilizzato dal nostro sistema economico per distribuire in maniera equa la ricchezza, oggi questo concetto è sempre più messo da parte e se parli con un esperto delle politiche del lavoro ciò che emerge è che ormai il lavoro non ti mette più al riparo dalla povertà; bisognerebbe quindi invertire il concetto e dare uno shock al sistema per cui debba venire dal lavoro la spinta ad una crescita economica che oggi abbiamo dimenticato.
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