Nel 2014, il contatore “Internet Live Stats” registrava il miliardo di siti internet in rete e la presenza di ben tre virgola cinque miliardi di navigatori. Nel 2016, i siti web hanno toccato quota un miliardo e sessantuno milioni. Oggi questi numeri si sono raddoppiati. La rivoluzione digitale ha cambiato il nostro tempo nel giro di neanche trent’anni. Ma se non fosse stato per l’intuizione geniale del ricercatore del Cern Tim Berners-Lee, oggi non saremmo qui a vivere un’era diversa che ha intimamente e radicalmente cambiato il nostro modo di stare al mondo. Come tutte le grandi falcate dell’uomo verso un progresso irrimediabile e meraviglioso, l’idea che tutto muta nasce da una necessità, dalla curiosità di immaginare l’utilità ancor più spinta in avanti, ancor più efficiente. Così Berners-Lee, in quel 1991, pensò di elaborare un software in grado di creare un “luogo” per la condivisione di documenti scientifici per migliorare la cooperazione fra i ricercatori dell’istituto, dalla cui intuizione di “contenitore condiviso”, anni dopo nel 2004, sarebbe nato il primo social network, Facebook. Un’idea semplice, nata per essere uno strumento di una singola realtà che in breve si tramutò in qualcosa di globale. Il 6 agosto di ventisette anni fa, il ricercatore apriva il suo indirizzo con www, “world wide web”, divenendo il padre delle centinaia di milioni di siti che oggi ci circondano. “Info.cern.ch”, il primo “luogo” internet del mondo, ancora oggi visitabile in originale, come una reliquia, come uno stargate tra ciò che fummo, ciò che siamo e saremo. Un’ara votiva, una macchina del tempo, dopo la quale però è impossibile tornare indietro.
Berners-Lee, da quel giorno del 1991, ha lavorato sugli ipertesti, le pagine testuali legate tra loro da un link, e in questi collegamenti ha riconosciuto la base per il web insieme a Robert Caillau, l'informatico belga che lo sostenne. Scrisse il primo server sul suo “Next Cube”, uno dei computer creati da Steve Jobs dopo l'uscita dalla Apple, e insieme a questo anche il primo browser, “WorldWideWeb”, coniando così il nome con cui sarà riconosciuta la Rete. Il problema però è che quest’ultimo “girava” solo su “Step OS”, il sistema operativo della “Next”, e soprattutto richiedeva un computer di livello alto, troppo costoso per gli utenti. Così i comuni mortali dovettero aspettare l'uscita del browser “Mosaic” dell'Università dell'Illinois, nel 1993, per iniziare a sperimentare il primo web. Il 30 aprile di quell'anno il Cern rilasciò il codice sorgente del sistema informativo, permettendo a tutti non solo di accedervi ma di costruire browser, client, server.
Da lì scattò il virus rivoluzionario che è stato ed è impossibile da arrestare. Nel 1995, solo quattro anni dopo dal primo “www”, i siti online erano venticinquemila, l’anno successivo, dieci volte di più. Nel 1999, toccarono il milione.
Il resto è storia. Una storia indelebile.
E.R.
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