A cento anni dalla Grande Guerra, quasi dimenticata da questo Paese, coperta da un filo di colpevole oblio e celebrata mai pienamente, nel suo primo centenario, per protrarre la memoria di quelle migliaia di soldati caduti per generare il momento fondativo della Patria, una mostra molto importante fonde arte, storia e cinema. Mario Monicelli e il suo “La grande guerra”, del 1959, diventano i protagonisti di un’esposizione unica nel contesto di MoliseCinema, fino al 12 agosto. Un film che suscitò numerose polemiche all’epoca del suo concepimento, nell’Italia post bellica che si rifiutava di vedere l’eroismo dei soldati italiani ridotto a commedia, tanto che furono necessari dei colloqui del produttore Dino De Laurentiis con il capo del governo, Giulio Andreotti, per far sì che il film potesse uscire nelle sale, come ricordato nel libro “I film di Mario Monicelli” di Ivana Delvino. La grande guerra, fu il racconto monicelliano degli italiani, incarnandone il meglio e il peggio, dalla visuale di due antieroi, il fantastico duo Alberto Sordi, il soldato romano Oreste Jacovacci, e Vittorio Gassman, il milanese Giovanni Busacca, che si sacrificano per il proprio paese ma ancor più per rifiutare l'immagine che all'estero se ne ha. Una mostra, quella di MoliseCinema, fatta di immagini, fotografie inedite realizzate sul set dall'aiuto regista di Monicelli, Mario Maffei, capace di raccontare, oltre alla coppia di protagonisti, i comprimari, come Romolo Valli, Tiberio Murgia, Ferruccio Amendola, Bertrand Blier e Silvana Mangano, la ricostruzione delle trincee, i momenti di pausa delle riprese, l'andirivieni delle centinaia di comparse-soldati sulla scena. Un pezzo d’arte inedito, unico, per un film che ha segnato la storia del nostro cinema, così intenso da ottenere il Leone d'oro a Venezia, il David di Donatello per Sordi e Gassman e per la produzione e una nomination per il miglior film straniero agli Oscar 1960.
E.R.
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