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A Sanremo Pio e Amedeo sbaragliano la conduzione noiosa, Baglioni dà il premio postumo alla Mannoia



Occhio alle cifre prego. Il picco di ascolto della seconda serata del Festival di Sanremo, in termini di spettatori, è stato registrato alle 21.49 con 14 milioni 260mila per il duetto Mannoia-Baglioni, quello di share alle 00.22 con il 54.4 per cento con Pio e Amedeo. Eventi casuali oppure è dentro a queste due percentuali la spiegazione di tutto? Forse la seconda. La prova della Mannoia, per quanto noioso sia quel suo sermone cantato, è la dimostrazione pratica che la vincitrice della passata edizione era lei, non Francesco Gabbani, una scimmietta ammaestrata transitata all’Ariston e usata dai padroni delle sette note per i loro giochi di potere. La performance con Baglioni ha saldato il conto.


E poi il suo comico, l’unico momento di carta vetrata della serata visto che Bisio è l’ombra di se stesso. Un fantasma all’opera, ben pagato però. Peccato solo aver piazzato cosi tardi l’apparizione di Riccardo Cocciante, l’unica vera grande star degna di essere definita tale, dopo la sua Margherita il diluvio. Modesto dettaglio. Al secondo ascolto delle canzoni i pronostici degli scommettitori subiscono un nuovo scossone, accendendo il #totosanremo. Secondo gli esperti di Sisal Matchpoint i super favoriti rimangono i due giovani Ultimo a 2.75, seguito da Irama a 3.50. Allo loro spalle però la lotta è apertissima con continui scambi di posizione. Dopo la standing ovation di ieri sera Loredana Berte' scala rapidamente la classifica piazzandosi seconda a 4.50 ex-aequo con Simone Cristicchi, che si esibirà questa sera. Daniele Silvestri resiste sul podio, proposto a 6.00, seguito da Arisa che, nonostante una temporanea amnesia durante la sua esibizione, scala posizioni agguantando il 5° posto a 9.00, in condivisione con Il Volo che, nonostante un'esibizione convincente, scende clamorosamente dal podio. Ecco, che ci crediate o no, questa speciale classifica è lo specchio perfetto del Paese, eternamente diviso fra passione e ragione , fra bello e brutto. Fra vero e reale.


È vero che il festival ferma l’Italia, ma non la rappresenta più davvero. I giochi di potere, i maneggi della Rai per tenere insieme i conti da sistemare e gli ascolti da taroccate per dire che vince anche quando perde, fanno parte di quel bagaglio culturale e fatto di furbizia e indecenza. Il premio postumo alla Mannoia e la prova del duo comico sono la prova provata di tutto questo. Anche perché la prova di Pio e Amedeo piace a tutti e non scontenta nessuno, persino Salvini l’ha commentato con ironia. I due sono pure riusciti a convincere Claudio Baglioni che il vicepremier, al quale alludono senza nominarlo, "non è pericoloso, all'inizio dice peste e corna, ma poi dopo due o tre anni ti ama: con noi meridionali ha fatto la stessa cosa". E per lanciare il Baglioni tris all'Ariston, portano il direttore artistico al centro del palco e gli fanno pronunciare la formula del suo festival, "Prima gli italiani". C’è spazio anche per l'accenno satirico sul Pd ("per tenerceli buoni abbiamo inviato un cestino a tutti gli elettori, erano meno dei candidati") e su Berlusconi ("Ci proverà con le europee, anche perché' quando ci ha provato con le nordafricane è successo un casino"). Insomma che la sagra paesana continui.


di Alberto Milani

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