Superato il nodo legato alla scelta del Presidente Rai, ricaduta su Marcello Foa, è stata la volta delle nomine dei direttori di testata.
Quella meritocrazia portata in processione come un vessillo identificativo e di cui i 5 Stelle si sono sempre fatti portatori, almeno verbalmente in ogni sede istituzionale e non, sembra finalmente aver trovato spazio nella decisione di affidare il telegiornale più seguito in Italia, il Tg1, a Giuseppe Carboni. Di nomina grillina, seppur ben visto anche da ambienti leghisti, Carboni è figura molto vicina ai pentastellati e, qualcuno afferma, in ottimi rapporti coi capigruppo parlamentari grazie al suo incarico di inviato "specializzato" in ambienti 5Stelle per il Tg2, sin dall'ascesa politica del Movimento. Nessuna sorpresa, dunque, quando l'attuale ad della Rai Fabrizio Salini, tra i vari curricula, ha portato al vaglio del Cda dell'azienda di pubblica informazione il nome di Carboni per la prima testata dell'azienda. In Rai sin dai primi anni ottanta, in cui assunse il primo ruolo contrattualizzato come programmista regista, Carboni ha visto la sua ascesa giornalistica presso il Tg2, dove è stato stabilmente attivo dal 1996 arrivando alla carica fino ad ora ricoperta di caporedattore ad personam con compito di redazione di articoli dal Parlamento. Grande lavoratore, come lo descrive chi con lui collabora quotidianamente, curioso e attento conoscitore della politica, attratto dalla novità costituita dal Movimento 5 Stelle sin dai suoi albori nella rete, Giuseppe Carboni incarna in sé tutte quelle qualità di trasparenza e operosità che i grillini hanno sempre sbandierato quali caratteristiche imprescindibili per far parte della squadra. Si vocifera che sia stato lo stesso Beppe Grillo ad apporre il sigillo sulla sua candidatura su cui Luigi Di Maio pare abbia speso ore nelle calde serate romane in cerca di una quadra che sembra finalmente essere stata raggiunta. L'imparzialità che ha sempre contraddistinto i suoi servizi e reportage dalle sale del potere è stata senza dubbio la qualità più apprezzata da ambo gli schieramenti al governo, giunti alla sintesi che la sua figura potesse meglio rappresentare la prima azienda culturale in questa fase transitoria dal punto di vista politico. Nonostante la propaganda dilagante che tacciava come dilettantismo o pressapochismo la dottrina sovranista che i 5Stelle condividono, Carboni ha sempre avuto il pregio di analizzare con occhio critico ma imparziale i fatti per come si presentavano e un cammino tanto virtuoso quanto silenzioso non poteva che portarlo a raggiungere un traguardo di tale spessore.
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