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Addio a Cesare Romiti, storico dirigente della Fiat,ha segnato la storia della casa automobilistica


Cesare Romiti è morto all’età di 97 anni nella sua casa di Milano.

 

Cesare Romiti, storico dirigente della Fiat e braccio destro dell’Avvocato Gianni Agnelli, è morto all’età di 97 anni. Ha segnato la storia della casa automobilistica torinese, e una lunghissima stagione dell’industria italiana. Nato a Roma nel 1923, Romiti si era laureato in economia nel 1945. Ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo presso istituti bancari italiani e stranieri e in diverse aziende italiane, poi l’ingresso in Fiat come amministratore delegato nel 1976, di cui divenne presidente dal 1996 al 1998, succedendo nell’incarico a Giovanni Agnelli. Assunse,nel 2005 poi, l’incarico per un anno di presidente del principale gruppo italiano nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria: Impregilo S.p.A. Dal 2004 è stato anche il presidente della Fondazione Italia-Cina.

 

Cesare Romiti era un duro. Di quelli che campano novantasette anni perché interpretano la vita come un combattimento, tutti i giorni. Piegò la classe operaia di Mirafiori, che aveva dietro la Cgil e il partito comunista, al tempo in cui i terroristi rossi azzoppavano un caporeparto alla settimana. Prese a male parole pure Romano Prodi, allora presidente dell’Iri, che voleva vendere l’Alfa alla Ford: gli entrò nello studio e lo riempì di improperi. L’Alfa fu presa dalla Fiat. Come manager, salvò il più grande gruppo industriale italiano, che all’epoca aveva oltre 200 mila lavoratori.



Di Gianni Agnelli parlava sempre benissimo, anche in privato. Romiti lo descriveva come un uomo di grande intelligenza, sia pure poco interessato alla gestione: "L’Avvocato era molto diverso da come è stato descritto. Era considerato un principe ma in realtà aveva avuto, come me, una vita molto dura"


Romiti è stato uno dei più potenti manager italiani che abbia vissuto le vicende dell'industria e della finanza dal secondo dopoguerra. Da vero protagonista, vicino ai veri protagonisti come Gianni Agnelli e il banchiere Enrico Cuccia, con un punto di osservazione privilegiato nella e sulla storia economica e politica italiana, fra capitalisti e banchieri, sindacalisti e politici, salotti buoni e mondo dell'informazione, visti molto da vicino.

Giacomo Piccolo



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