Non si placa la sete di rivolta in Afghanistan. I talebani hanno preso oggi in ostaggio oltre cento persone, incluse donne e bambini, in un'imboscata nel nord del Paese. A renderlo noto il capo del consiglio provinciale della provincia di Kunduz, Mohammad Yusouf Ayubi. Un atto che arriva in giorni difficili, subito dopo le parole di Maulvi Haibatullah Akhunzadah, leader dei Taliban, che aveva avvertito che non ci sarà pace in Afghanistan, finché il Paese sarà sotto l'occupazione straniera , ribadendo che solo colloqui diretti con gli Stati Uniti potranno mettere fine alla guerra che dura da ormai diciassette anni. In merito al sequestro delle cento persone, Ayrubi avrebbe specificato che gli insorti avrebbero fermato tre autobus che viaggiavano in direzione di Kabul sequestrando chiunque fosse al loro interno, sperando di trovare dipendenti pubblici o membri delle forze di sicurezza, per tenere in scacco il governo del Paese. Un episodio che arriva dopo giorni di fortissime tensioni. Per quattro giorni i Taliban hanno assediato la città di Ghazni, provocando nella guerriglia un bilancio molto serio di cento morti tra polizia ed esercito, circa venti o trenta civili, come annunciato da Tariq Shah Bahrami, il ministro della Difesa afghano, e oltre centoquaranta feriti afghani.
Una storia di sangue e vendetta che ancora non riesce a placarsi dopo diciassette lunghi anni.
E.R.
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