È stato dedicato alla memoria di Sissy Trovato il convegno dell'Accademia italiana delle scienze di polizia investigativa e scientifica, Aispis, dal titolo "Diritto sul lavoro e salute dei militari. Suicidi e stress da lavoro correlato. Misure di prevenzione verso un supporto psicologico obbligatorio".
Sissy Trovato Mazza era una giovane agente della Polizia penitenziaria; è morta pochi giorni fa dopo due anni di agonia, ferita il 1 novembre 2016 a 28 anni da un colpo di pistola alla testa nell'ascensore del reparto di pediatria dell'Ospedale civile di Venezia. E a tutt'oggi le indagini, partite da un'ipotesi di suicidio, non sono riuscite a chiarire chi le abbia sparato e perché.
Di lei si è parlato tanto al convegno, tra i presenti anche la criminologa Antonella Cortese dell'Aispis.
Dottoressa Cortese, lei ha avuto occasione di conoscere Sissy Trovato, che ricordo ne ha?
«Ho conosciuto Sissy Trovato anni addietro, quando era militare nell'esercito e faceva servizio alla Cecchignola. Era una ragazza allegra, brillante, cui piaceva scherzare, molto solare e aperta. All'inizio si è sospettato di un suicidio, ora di omicidio. Il mio parere personale, leggendo sui social quello che è successo: penso più a un omicidio».
Sissy Trovato è stato solo l'inizio del convegno, che ha riguardato appunto i suicidi, anche se nel caso della Trovato ripetiamo che non sembra essere stato questo la causa della morte, e lo stress da lavoro. Dottoressa Cortese, come affrontano il problema le Forze Armate?
«Dopo le forze di Polizia adesso stiamo affrontando le stesse tematiche nelle Forze Armate: Esercito, Marina, Aeronautica; sempre in accordo con le direzioni sanitarie militari, anche se loro hanno psicologi, ma sono pochi. Penso che tra il militare e l'ufficiale ci sia sempre stata una differenza di ruoli e anche un modo di affrontare la tematica e la problematica; ci sono militari che hanno paura di parlare con lo psicologo, perché può riportare la problematica al superiore e far perdere il posto di lavoro, e questo nonostante il segreto professionale. Chi va dallo psicologo spesso lo fa per chiedere il ricongiungimento familiare, a una madre ad esempio, magari vedova e malata nel Sud. E i ricongiungimenti sono difficili da ottenere. Ci siamo rapportati coi direttori sanitari delle forze armate, ma per loro problemi non ce ne sono».
E i vertici politici cosa fanno?
«Questo è un anno denso, di grande progettualità e impegni per l'Aispis: affrontiamo uno tra i più delicati e spinosi temi di attualità, il diritto del lavoro nel mondo militare. Il titolo dell'evento non lascia spazio a equivoci, abbiamo inteso orientare l'attenzione su un tema difficile e poco trattato, anche se mesi fa il ministro Trenta l'ha già affrontato».
E proprio a proposito del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ha inviato al convegno un messaggio che riportiamo qui sotto integralmente.
«In occasione di questo convegno desidero porgere a tutte le autorevoli personalità del mondo politico, accademico e della sanità e a tutti i presenti il mio più caloroso saluto e quello della Difesa.
Rivolgo un particolare ringraziamento all’Accademia Italiana delle Scienze di Polizia Investigativa e Scientifica e a tutti coloro che hanno contribuito alla organizzazione di questo incontro, che rappresenta un’occasione privilegiata di riflessione e aggiornamento scientifico su tematiche afferenti la salute pubblica in generale.
La tutela della salute del personale della Difesa è uno dei temi a cui ho rivolto particolare attenzione fin dall’inizio del mio mandato: un’attenzione che deve necessariamente partire dalla considerazione della specificità della condizione e del lavoro del nostro personale, sia in patria, sia all’estero, in ragione dei crescenti impegni operativi assunti nell’ambito della comunità internazionale.
Posso assicurare che la Difesa è già impegnata a svolgere studi in questo specifico settore perché il tema di grande importanza e impone al nostro movimento una concreta riflessione, peraltro già in atto nelle sedi competenti, al fine di articolare l’argomento delle patologie conseguenti ad eventi professionali su un piano scientifico, che consenta un loro inquadramento secondo i criteri utilizzati dalla comunità scientifica internazionale.
La costituzione del Centro Veterani della Difesa è stato il primo, importante passo in questa direzione, per implementare la ricerca, la gestione e per l’attuazione di tutte le soluzioni utili a chi vive limitazioni funzionali collegate al servizio, dagli aspetti clinico/ terapeutici immediati, a quelli riabilitativi, alle tematiche afferenti alla ricerca applicata fino al supporto psicologico, legale e giuridico.
Credo che individuare le esigenze cliniche e le sinergie terapeutiche per la cura di patologie tanto delicate, che toccano da vicino il personale militare, rappresenti un passo fondamentale per realizzare interventi concreti, per prevenire, curare ma anche per restituire fondate speranze a quanti ne sono già colpiti.
Desidero augurare a tutti i congressisti un proficuo scambio di esperienze, affinché il proposito di questa giornata possa utilmente e speditamente concretizzarsi in un valido contributo verso una sempre maggiore tutela della salute e della qualità della vita del personale militare.
Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.
Il Ministro della Difesa – Dr.ssa Elisabetta Trenta»
di Paolo dal Dosso
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