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Akihito piange i morti giapponesi dell'ultima guerra




È la fine di un’epoca che già era stata prevista quasi cinquant’anni fa dagli scritti del romanziere nipponico Yukio Mishima.


In Giappone infatti, alla cerimonia che commemora i settantatré anni ormai trascorsi dalla resa militare del Giappone agli alleati, con la quale si conclude definitivamente la seconda guerra mondiale, l'imperatore giapponese Akihito ha ancora una volta ribadito il suo senso di “profondo rimorso” per ciò che riguarda il conflitto del suo paese in qual tempo, per tutti i caduti. Questa cerimonia rappresenta la sua ultima partecipazione in veste di sovrano, anche se non più divinizzato, dall'inizio del suo regno, nel 1989.


Nel suo toccante e sentito discorso pubblico, a Tokyo, Akihito, ormai in procinto di abdicare nell’aprile prossimo, ha auspicato che: «Le devastazioni della guerra non si ripetano mai più». Alla cerimonia erano presenti quasi seimila persone, tra le quali ancora molti i parenti delle vittime di guerra e delle stragi nucleari di Hiroshima e Nagasaki, tutti alquanto avanti nell’età, alcuni anche di poco ultracentenari stando a quanto reso noto dal ministero della Salute giapponese. Il premier nipponico Shinzo Abe, da sempre noto anche per le sue posizioni più conservatrici rispetto all’imperatore Akihito, invece non ha mai parlato delle forze armate giapponesi durante il periodo coloniale in Cina ed in Corea.


Il Giappone si avvia così ogni anno di più a chiudere definitivamente i propri conti con un tragico passato che ha causato dolori e lutti in quantità, e a procedere a grandi passi verso un futuro ipertecnologico che, curiosamente, certamente continuerà a coesistere con le tradizioni e la cultura di un ricchissimo passato storico ancor sentito dalla popolazione.

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