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Al via il restauro per il capolavoro “ritrovato” di Mantegna


Era considerato un capolavoro perduto per sempre, un’opera ammantata dai dubbi, forse da far risalire a un collaboratore della bottega del maestro. E invece, per fortuna, la «Resurrezione di Cristo» esiste ancora, è stato "ritrovato" e, soprattutto, è stato certificato appartenga alla mano del grande Andrea Mantegna, riconosciuta dagli studiosi grazie a un dettaglio, una piccola croce posta sul limite inferiore del dipinto, che si presentava incompleta. Un indizio fondamentale, come ulteriore conferma, presente anche in un altro lavoro del maestro, la «Discesa di Cristo nel limbo», custodito oggi a Princeton dalla collezionista Barbara Piasecka Johnson. La tavola realizzata sotto il pontificato di Alessandro VI “Borgia”, nei mesi in cui partiva la spedizione alla scoperta dell’America, tra il 1492 e 1493, a partire da domani sarà soggetta a intensi lavori di restauro a cura dell’Accademia Carrara di Bergamo. Un’iniziativa supportata dal Rotary Club, ente dal forte spirito filantropico, del circolo Bergamo Sud, e sarà a cura di Delfina Fagnani. Durante i delicati lavori di ripristino dei colori originari, dei supporti, dei materiali, il pubblico potrà assistere al recupero dell’opera, come fosse un complesso intervento chiurgico a salvare, ancora una volta, la vita dell’arte.

Come riportato da Arte.it, i risultati delle indagini radiologiche, ottiche e chimico-fisiche - effettuate grazie a Humanitas Gavazzeni, Università degli studi di Verona, Soprintendenza di Trento in collaborazione con Università degli studi di Parma - saranno poi messi al servizio del restauro. Concepita come parte di un lavoro molto più grande diviso in due scene, l’opera, dipinta a tempera e oro su tavola e in buono stato di conservazione, era stata donata all’Accademia Carrara nel 1866 dal conte Guglielmo Lochis, podestà di Bergamo e sensibile collezionista.


E.R.

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