Ora i riflettori sono puntati sul dopo-Gubitosi in Alitalia. L’addio del commissario passato alla guida di Tim, lascia aperta una postazione in un momento delicatissimo per la compagnia aerea. Era stata ventilata l’ipotesi che Gubitosi mantenesse una sorta di interim per il vettore ma in una lettera di congedo, Gubitosi chiude ogni rapporto con Alitalia. Nel messaggio di addio, il Commissario riassume i risultati raggiunti: «Il 2 maggio 2017 le prospettive di Alitalia erano molto negative, con prenotazioni in caduta libera e forecast finanziari che lasciavano presagire un autunno inverno molto difficile e, soprattutto, la fiducia di passeggeri e tour operator era al minimo». Sottolinea che «Dopo questi otto mesi la società ha ripreso quota, la winter è stata superata brillantemente e questo inverno non costituirà più un problema, e ha aggiunto che la compagnia a novembre, continua a crescere, a novembre a doppia cifra, le performance operative ci vedono tra i leader a livello mondiale ed è in corso un processo di continuo miglioramento su tutti gli aspetti del business». Conclude dicendo che «Alitalia ha preso quota».
In realtà la compagnia continua a perdere e tutti i progetti di vendita si sono impantanati dal momento che i vari pretendenti da Lufthansa a Air France-Kkm con EasyJet, hanno messo sul tavolo come condizione lo spezzatino e diverse migliaia di esuberi. Quando ai commissari, in una audizione al Senato prima dell’estate, fu chiesto come mai in un decennio in cui il trasporto aereo è quasi raddoppiato, Alitalia ha registrato un calo di passeggeri e presentato bilanci puntualmente in rosso, e la spiegazione ha puntato l’indice sulle scelte manageriali sbagliate fatte nel passato, sui sovraccosti che gravano sulla compagnia che ha una flotta eterogenea composta di 4 famiglie di aeromobili, per due terzi in leasing (per lungo raggio il 73%) , sui contratti di hedging sul carburante che sono stati chiusi. Tutte partite che ora stanno venendo al pettine e alle quali bisogna dare una risposta. L’addio di Gubitosi, se non sostituito rapidamente, rischia di aggravare la situazione di incertezza. Ora le ipotesi sono due: che resti uno dei commissari, probabilmente Enrico Laghi, o che la terna sia azzerata e il governo nomini altri tre commissari o uno soltanto. Comunque sia occorre dare delle risposte subito.
La compagnia entro il 15 dicembre dovrebbe inoltre restituire il prestito ponte ottenuto dallo Stato, cioè 900 milioni di euro di capitale più gli esorbitanti interessi al 10 per cento su base annua, per un totale di quasi 1 miliardo di euro. È probabile che la scadenza sia rinviata magari allungando i termini fino a dopo le elezioni europei, nella speranza che la vittoria della famiglia populista influisca anche sui mercati. Al momento si è fatta avanti l’americana Delta ma con una generica manifestazione d’interesse. Nulla di vincolante. L’offerta di EasyJet si limita al medio e corto raggio e quindi prevederebbe lo spezzatino. Le Fs sono state quasi costrette ad entrare nella partita Alitalia ma sono riuscite a porre la condizione che ci sia un socio gestore. Intanto i sindacati sono entrati in fibrillazione. Piloti e assistenti di volo della Federazione Nazionale del Trasporto Aereo (ovvero Anpac, Anpav e Anp), hanno chiesto un urgente intervento del Mise "perché si nomini un nuovo commissario esperto”. La Uiltrasporti chiede invece che sia il commissario Stefano Paleari a coordinare la terna dei Commissari.
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