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Allarme in casa 5Stelle: i sondaggi del popolo grillino premiano il pugno duro di Salvini



Non saranno una certezza (vedasi Brexit e elezioni Usa 2016) ma restano pur sempre lo strumento più affidabile per tentare di presagire il futuro del politicamente parlando. I sondaggi, discussi e discutibili, generano sempre apprensione e aspettativa e su questi, soprattutto per chi non si trova nella posizione di responsabilità governativa, si costruiscono arringhe e comizi da campagna elettorale. E per un partito come il Movimento 5 Stelle che trova la sua ideale collocazione nel web e vive quindi di tutti gli annessi e connessi che riguardano l'espressione diretta dell'elettorato, sia in termini di gradimento che di oscillazione del voto, gli ultimi dati riguardanti le politiche del governo in determinate sue azioni non possono certo lasciare indifferenti. L'inesorabile schiettezza dei numeri, dolce ambrosiana quando leggi 32% e primo partito in Italia, può presto diventare fiele amaro, amarissimo da mandare giù, quando realizzi che il tuo consorte, tra una pacca sulle spalle e un sorriso, ti sta scippando davanti agli occhi tutta la popolarità di cui pensavi di godere. Premesso che in politica basta un colpo di vento per distruggere quello che sembrava soltanto poco prima nemmeno attaccabile, in casa Di Maio si starà passando un week end di fine estate non certo indimenticabile. Stando infatti al retroscena pubblicato da La Stampa gli ultimi sondaggi prodotti da Pietro Dettori, figura molto vicina a Casaleggio, sul gradimento dell'elettorato grillino riguardo le politiche sull'immigrazione, condotte in primo luogo dal ministro Matteo Salvini, premierebbero in maniera indiscutibile il capo del Viminale e leader del Carroccio. Dopo le proiezioni di luglio che vorrebbero addirittura il sorpasso della Lega rispetto ai pentastellati in soli due mesi di governo, se confermato, questo ultimo dato, ribalterebbe completamente la situazione in griglia di partenza. Altro che come vada vada, ora più che mai Di Maio e compagnia non possono più sbagliare una mossa, con Salvini che avrebbe soltanto da guadagnare, sia qualora l'esperienza di governo dovesse proseguire, sia in caso di rottura anticipata e ritorno alle urne. Ed è proprio questa seconda opzione a terrorizzare i grillini: in caso di nuove elezioni e di manifesta opposizione da parte del Movimento circa le politiche sui migranti adottate dal Matteo nazionale, il rischio concreto di veder passare alla sponda verde milioni di votanti precedentemente fedeli si tradurrebbe in una mezza certezza. «Guardate i dati...». Questo il monito lanciato dal ministro e vicepremier Di Maio al consesso dei "grillinissimi" al governo, come a dire, o assecondiamo le politiche del pugno duro, cucendo labbra e bocca a Fico e a chi la pensa come lui sull'accoglienza, o qui finisce male.


E se il premier Conte prosegue su una linea che si colloca in una via di mezzo tra i due pensieri, quello dell'accoglienza e quello dei respingimenti, probabilmente, prima o poi, le circostanze lo obbligheranno a un aut aut che non potrà non avere ripercussioni concrete sulla percezione dei cittadini rispetto all'azione di governo. Se infatti la strategia di Palazzo Chigi appare quella di continuare con una pressione costante sull'Ue per l'equa distribuzione degli sbarcati sulle coste italiane, il capo del Viminale sembra aver da tempo abbandonato quella via, conscio che dall'Europa arrivano solo bozze di promesse basate sulla volontarietà, e starebbe seriamente spingendo, in accordo con l'altro sovranista, il presidente ungherese Viktor Orban, per il sorpassamento del reato di respingimento e per l'attuazione di un blocco navale da porre già in acque libiche.


Un dilemma non da poco in casa 5Stelle, chiamati dopo anni di scolaresca alla prima vera prova del nove, da cui potrebbe scaturire una prima, storica frattura con conseguente scissione o una inaspettata deriva leghista. In ogni caso dalle parti della Casaleggio associati il mantra è, ed è sempre stato, quello della popolarità "non importa come", un giochino che in politica può pagare, ma può altrettanto facilmente ritorcersi contro.

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