Caro Direttore,
Osservando i dati sui ricoveri da Covid-19 raccolti nelle ultime settimane emerge indiscutibilmente una drastica riduzione del numero dei pazienti ospedalizzati e in particolare dei casi ricoverati in terapia intensiva. I numeri sono finalmente rassicuranti: calano i nuovi contagi, gli ospedali si sono organizzati, hanno creato percorsi efficienti e sicuri, e sono pronti, nella stragrande maggioranza dei casi, ad accogliere pazienti affetti da Covid-19 in modo tale da offrire a tutti la possibilità di essere curati al meglio.
Al di là del dibattito scatenatosi nelle ultime ore, il dato della riduzione dei ricoveri e dei nuovi infetti da Covid-19 deve essere tenuto in stretta considerazione per una corretta valutazione dell’evoluzione dell’epidemia e nelle valutazioni su cui si baseranno le strategie e le decisioni politiche dalle quali dipenderà in futuro delle prossime settimane. Se infatti il virus sembra avviarsi gradualmente verso una fase di controllo, l’economia del Paese, già profondamente colpita, dovrà affrontare la sua fase più critica.
Quest’anno, come forse mai in precedenza, l’estate può essere decisiva per il futuro del Paese. Dal tipo di misure che le imprese dovranno affrontare nelle prossime settimane – si pensi in particolare a tutta l’industria del turismo, ma non solo – dipende la sopravvivenza di migliaia di aziende e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ecco perché i dati incoraggianti che arrivano da tute le Regioni di Italia, Lombardia compresa, possono e devono essere seriamente presi in considerazione.
La situazione rimane di difficilissima gestione, dobbiamo ricordare che Covid-19 è un virus “nuovo” di cui troppo poco sappiamo rispetto alle sue modalità di comportamento, soprattutto in un’ottica futura; nessuno in questo momento è in grado di poter fare previsioni con certezza. Ma un’estate serena in cui le imprese siano messe nelle condizioni di operare, può sicuramente aiutare ad evitare un autunno esplosivo dal punto di vista economico.
Permettere alle imprese di operare significa certamente concedere più di quanto finora non sia stato consentito: in primis, valutare attentamente, ed eventualmente ridurre, le restrizioni e gli oneri, inclusa la burocrazia, che le aziende oggi sono obbligate a sostenere per dimostrare di essere in regola con le misure introdotte. Non si tratta certo di un “via libera” incondizionato, ma di garantire un “corretto spazio” di sopravvivenza alle imprese, e di farlo il prima possibile: una sola settimana di ritardo significa perdere altre centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro.
A fine febbraio, abbiamo reagito al manifestarsi dell’epidemia al massimo della sua capacità di contagio con la chiusura del Paese. Oggi, dopo oltre 100 giorni, i numeri ci dicono che gli sforzi e le strategie di controllo messe in atto sono state efficaci nel contenere un’ulteriore diffusione l’epidemia. La preparazione e la reattività, vale a dire la capacità di agire rapidamente al manifestarsi di un’eventuale nuova ripresa dei contagi, rappresentano gli elementi chiave per consentirci oggi di concedere alle imprese lo spazio che hanno bisogno per resistere.
In sintesi: reattività come criterio che ci dovrà guidare da oggi in poi. Oggi le statistiche a nostra disposizione ci dicono che dobbiamo concedere alla nostra economica lo spazio per rilanciarsi. Molto rapidamente.
Arturo Artom, Fondatore Confapri
Andrea Gori, Direttore Malattie Infettive, Policlinico di Milano, Università di Milano
Giampiero Massolo, Presidente Ispi
Francesco Micheli, Presidente ed Ad Genextra
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