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America al voto del midterm, referendum su Trump



Le elezioni di midtern negli Stati Uniti non solo saranno decisive per la politica americana nei prossimi due anni di mandato di Donald Trump ma potrebbero influenzare anche gli equilibri europei. In Italia il mainstream della sinistra ha già scatenato la grancassa sperando in una debacle del presidente e confidando che la sconfitta di Trump possa costituire la piattaforma da cui far partire la riscossa anti populista. Come spesso accade in politica quando non si ha un progetto si cercando all’estero motivi di legittimazione. Ma in questo caso le attese rischiano di restare deluse e comunque un presidente americano indebolito o paralizzato nelle sue decisioni non sarebbe utile all’Europa e di conseguenza all’Italia. Che piaccia o no, Trump è stato in grado di mettere carburante nella crescita degli Stati Uniti potenziando le misure introdotte da Obama. E dell’economia forte americana l’Europa si è avvantaggiata per l’effetto traino che gli USA hanno a livello globale. E se è vero che come dicono numerosi analisti, si sta avvicinando un altro inverno per l’economia internazionale, una presidenza americana indebolita e l’assenza di un progetto convincente e quindi forte da parte dell’opposizione democratica, perché così è, renderebbe più difficile contrastare un’altra crisi.


A questo si aggiunge, nell’immediato, la ridefinizione degli equilibri nel Mediterraneo dove la situazione della Libia è una bomba pronta a esplodere. Sappiamo che gli interessi di Trump sono essenzialmente nel Pacifico e che non ha alcuna voglia di impegnarsi direttamente per risolvere la questione libica, ma il fatto che si sia pronunciato su un ruolo dell’Italia quale interlocutore principale per quanto riguarda quel Paese, è un fattore di stabilizzazione e per noi un’arma in più per arginare le mire della Francia. L’amministrazione Trump ha seguito con molta attenzione lo scontro italo-francese su questa area e non è un mistero che alla Casa Bianca vedano di buon occhio le politiche più restrittive del governo Conte sulla questione dei migranti. Il 12 e 13 novembre si terrà a Palermo la Conferenza sulla Libia. L’esito delle elezioni di midterm, fissate per il 6 novembre, non potrà non avere una qualche influenza sul dibattito di Palermo.


Le previsioni finora si sono mischiate alla tifoseria pro e contro ed è difficile capire in che misura possano veramente riflettere il sentiment degli americani. Gli analisti sono concordi nel dire che i democratici dovrebbero vincere alla Camera e i repubblicani dovrebbero mantenere il controllo del Senato. Ma il nodo è il rapporto di forza tra i due schieramenti. Le elezioni di metà mandato hanno sempre, storicamente, penalizzato il presidente in carica. Bisogna vedere quindi se questa tradizione sarà rispettata e in che misura ci sarà un arretramento di Trump. Gli americani sono chiamati alle urne per rinnovare la Camera (435 seggi) e circa un terzo (35 scranni su 100) del Senato. Saranno eletti 39 nuovi governatori e diversi sindaci, tra cui quelli di Washington, San Francisco e Phoenix. L’incubo di Trump è di perdere la maggioranza alla Camera e diventare una lame duck, come si definisce in gergo, ossia un’anatra zoppa, in balia dell’ostruzionismo delle opposizioni al Congresso. Ed è quello che è successo ad Obama che ha potuto contare su un Congresso a maggioranza democratica, solo nel primo biennio.


Siccome le leggi devono essere approvate dai due rami del Congresso, se i Repubblicani arretrano, Trump dovrà trattare ogni provvedimento con i Democratici con il rischio di un immobilismo. I siti si dividono tra quelli che danno un 85% di probabilità che i Repubblicani mantengano la maggioranza in Senato ma anche un 86% che vede i Democratici vincere alla Camera; e quelli secondo cui i Democratici avrebbero quasi il 95% di change di avere la maggioranza alla Camera, mentre i Repubblicani sono quasi altrettanto certi (91,6%) di mantenere quella al Senato.

di Laura Della Pasqua

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