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Amnesty International bastona le scelte italiane sui migranti e strizza l'occhio agli europeisti



Il rapporto stilato da Amnesty International Italia per i settant'anni della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, più che un resoconto ha i tratti dell'attacco politico all'operato dei primi mesi del governo gialloverde. Sono infatti durissime le parole utilizzate dall'agenzia internazionale per delineare il quadro italiano in riferimento alla gestione della questione migratoria e della stretta sempre più asfissiante contro gli irregolari. Stretta, a sentire l'agenzia che si scaglia con forza contro il decreto sicurezza imposto da Salvini, che non solo si rivelerà inefficace, ma contribuirà a «fare aumentare il numero di persone in stato di irregolarità presenti in Italia». Ne "La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019" l'Italia esce con le ossa rotte e la dignità calpestata. Si parla di xenofobia aleggiante, non solo tra vasti strati della popolazione, ma nello stesso linguaggio politico. C'è il calpestamento dei diritti fondamentali delle persone, il ricorso a sgomberi forzati. Tutto fa insomma pensare a un braccio di ferro con lo schieramento occupato da Lega e 5 Stelle, quello dei cosiddetti sovranisti, manifestamente in rottura con gli schemi del passato, in cui l'accoglienza non era solamente un modus operandi incentivato e caldeggiato, ma uno stato mentale apparentemente insindacabile. E le forze in gioco, che sono molteplici, remano ognuna dalla propria parte, dipingendo ritratti opposti della stessa scena. La difesa dei confini, della legalità, dell'identità dei popoli e dei costumi diventano fascimo, razzismo e xenofobia e lo scontro, alle porte delle elezioni europee che potrebbero davvero cambiare gli scenari tanto radicalmente da rendere irriconoscibili le istituzioni così come le concepiamo, è soltanto alle schermaglie iniziali. Due mondi opposti, due filosofie, si stanno scontrando in una resa dei conti che renderebbe onore al più epico dei racconti e la sensazione di trovarsi davanti a uno di quei bivi che fanno la storia, aleggia nell'aria come sostanza invisibile ma percepibile. Se in Francia le giubbe gialle fosforescenti fanno tremare le gambe del tavolo dove Macron delinea i piani dell'Europa che rischia di non esserci più, in Germania la Merkel saluta la guida del partito che ha reso (e l'ha resa) grande e si prepara, forse, all'ultima cavalcata, ponendosi a guida di quell'Europa, quell'idea di Europa, a rischio estinzione, con la consapevolezza che mai come questa volta la battaglia sarà aperta e con alte possibilità di sconfitta. Intanto dall'altra parte delle barricate ci si organizza per la riscossa. I sondaggi dicono tutti la stessa cosa, l'ondata di quel "populismo", relegato da qualcuno a stortura dei nostri tempi, un po' per paura un po' perché nessuno sa in realtà la portata del fenomeno, si è propagata come il morbo nero nel vecchio continente alle soglie del '300. Un'ondata rivoluzionaria che si propone di riscrivere le regole del gioco e i protagonisti, ben consci della volubilità dei tempi, affilano le lame attendendo il loro momento. Un quadro, come detto, non chiaro a molti, forse a nessuno che non si spinga al di là delle congetture, perché inedito e di cui la questione migratoria non rappresenta che un appendice su cui sono posizionati i fari mediatici del mondo intero. Quindi ben vengano i rapporti, i fascicoli, i documenti sullo stato attuale, spesso disarmante, della condizione in cui milioni di persone ancora versano, tra mille e una difficoltà, purché questi ragguagli tengano conto che qualcosa di molto più complesso e grande, che porta con sé luci e ombre, si sta muovendo in silenzio, a passo cadenzato ma inesorabile. Quelli del "cambiamento", postilla volutamente accostata al contratto di governo così quanto alla compagine che ne rimpolpa le fila, mai avrebbero potuto usare sostantivo più azzeccato. Qualcosa si muove e l'unica certezza è che questo moto produrrà scombussolamenti, caduta di titani e nascita di nuove stelle: in una parola, cambiamento.

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