«Collaudo» è uno spazio sperimentale artistico che mira a diventare contenitore per tutti gli artisti andriesi e non solo, per poter fare qualcosa di concreto».
L’esordio di questo gruppo di ventenni è di quelli che si definiscono “col botto”: un banner, uno dei famosi 6x3, sulle mura del Palazzo Vescovile di Andria, che raffigura i tre campanili, simbolo della città, diventare altrettanti razzi che puntano verso il cielo.
Abbiamo parlato del senso di questo messaggio con Andrea Santamaria Ferraro, fondatore di Collaudo insieme con Luciano Zingaro. Per la realizzazione dell’opera, invece, si è reso necessario il lavoro di altri due ragazzi, che fanno anch’essi parte di «Collaudo».
Santamaria Ferraro, quello che avete esposto sulle mura del Palazzo Vescovile di Andria è una provocazione? Verso chi?
È un messaggio/provocazione, rivolto alle giovani generazioni che troppo spesso si fanno prendere da un senso di vittimismo. Il campanile, simbolo di difesa, che diventa un razzo, simbolo di attacco, vuole smuovere le coscienze. Si tratta di una sfida generazionale, un modo per dire ai nostri coetanei che la responsabilità non è sempre degli altri, ma che bisogna fare qualcosa di persona. Muoversi, scuotersi dal torpore che troppo spesso li ammanta. Specie nel periodo scolastico, confrontando le rispettive esperienze ci siamo accorti che questo vittimismo viene utilizzato come giustificazione con sé stessi e con gli altri per oscurare le proprie pecche e il mancato raggiungimento di risultati. Ciò crea una zona di comfort, una sorta reciproco convincimento di essere nel giusto. Il nostro messaggio – chiude uno dei fondatori di Collaudo – va in senso diametralmente opposto. Bisogna impegnarsi non per trovare giustificazioni, ma per vincere le avversità e le difficoltà che si incontrano. Ecco, il senso è questo.
Com’è stato recepito il messaggio? I vostri coetanei lo hanno capito?
Molta parte della cittadinanza andriese lo ha recepito come speravamo. Abbiamo ricevuto tante attestazioni di stima e di sostegno. Per quanto riguarda i nostri coetanei, molti hanno inteso fosse indirizzato a loro, e già questo per noi è abbastanza. Poi è chiaro che deve nascere un percorso interiore, una consapevolezza che quel messaggio può solo innescare.
Perché il campanile?
I tre campanili sono il simbolo della nostra città. Il campanile è simbolo di difesa, mentre noi abbiamo voluto farlo essere simbolo di attacco, metafora dei ragazzi che vanno fuori dalla nostra città per studiare e per trovare fortuna altrove. Ragazzi che, però, vengono rappresentati troppo spesso come dei disperati: e invece sono dei pionieri che possono avere un ruolo fondamentali nel rilancio. Vanno fuori, apprendono conoscenze e competenze e le riportano qui. Il razzo è dinamismo, vitalità, volontà di potenza.
Questo è il vostro esordio con «Collaudo». Avete in mente altre «uscite»?
Sì, è stato il nostro esordio e abbiamo volutamente puntato su un messaggio molto forte. A breve lanceremo un brand di magliette per autofinanziarci attraverso Instagram (l’account è Collaudo_Andria). Subito dopo realizzeremo un sito, per raggiungere il maggior numero possibile di utenti.
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