Bonelli, mala tempora currunt per l’ambiente e la transizione ecologica. Non si sa ancora che cosa esattamente farebbe Marine Le Pen, nel caso fosse lei a prevalere al ballottaggio contro Emanuele Macron, ma nel frattempo in Italia, con la scusa della guerra, si allarga, giorno dopo giorno, il fronte dei trivellatori e dei nuclearisti di ritorno. Si rischia di tornare all’età della pietra?
Per i sovranisti ogni pretesto è buono. Sono i nemici del futuro. Come lo è stato Donald Trump negli Stati Uniti. Come lo è Jair Bolsonaro in Brasile. Come in Italia Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che non comprendono, o irresponsabilmente fanno finta di non comprendere, una verità inconfutabile: la lotta al cambiamento climatico è una questione di sicurezza nazionale e globale per garantire un futuro alle generazioni che verranno. La loro è la supremazia rozza e incosciente dell’egoismo generazionale sui destini del mondo. Sono posizioni pericolose, che confermano l’urgenza di coalizzarsi contro il sovranismo in tutto il pianeta.
Lei ha citato Trump, Bolsonaro, Meloni e Salvini. Io aggiungerei colui che ha scatenato una guerra criminale, quel Vladimir Putin, che i sovranisti consideravano il punto di riferimento, la bussola che avrebbe guidato il loro cammino…
E’ il nome che stavo per aggiungere. Putin proprio ieri ha dichiarato che porterà avanti il progetto di trivellazione dell’Artico. I nazionalismi e i sovranismi sono ugualmente nemici della sicurezza del mondo, a partire dalla grande problematica legata al cambiamento climatico.
Lei chiama in causa nazionalisti e sovranisti. A me sembra che in Italia abbiamo assunto posizioni simili anche Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ormai il partito degli scettici sulla transizione ecologica sembra trasversale…
Loro non si definiscono sovranisti e neppure io li inquadrerei come tali, ma è vero che nella rappresentazione degli interessi Calenda, in particolare, si è rivelato un difensore aggiunto dello status quo energetico. La sua proposta energetica fa, peraltro, acqua da tutte le parti, con un’evidente contraddizione in fieri. Nel suo programma non si parla di nucleare, mentre alcuni giorni fa lo ha rilanciato, addirittura con il proposito di realizzare nei prossimi quindici anni trenta GigaWatt di nucleare. Sono numeri irrealizzabili, che sono stati prontamente smontati dagli scienziati.
Il partito trasversale dell’inversione di tendenza, che vuole frenare la transizione ecologica e combattere le conseguenze della guerra con il nucleare, però non demorde…
Stanno smontando la transizione ecologica. Anche nell’ulteriore decreto sulle semplificazioni, appena emanato, le rinnovabili per questo Governo non sono una priorità. O meglio, lo sono, ma solo dal punto di vista della esposizione e del brand. Una priorità senza sostanza. Le faccio un esempio. Noi abbiamo duecento GigaWatt di energia rinnovabile, che sono bloccati fra eolico e fotovoltaico. Tanto per capire di che cosa stiamo parlando, duecento GigaWatt sono più di quattro volte superiori al fabbisogno energetico del nostro Paese, che ogni giorno consuma dai cinquantacinque ai cinquantotto GigaWatt di energia elettrica.
Esiste un’Europa virtuosa?
La Germania ha avviato un progetto, anche a seguito dell’emergenza della guerra, che la renderà autosufficiente, dal punto di vista energetico, nel giro di tredici anni, con una produzione di energie rinnovabili al cento per cento. Nel 2035 la Germania soddisferà il proprio fabbisogno energetico esclusivamente con le rinnovabili.
Noi invece?
Noi, guidati, o deviati che dir si voglia, dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, siamo ampiamente sotto un solo misero GigaWatt all’anno. Noi, che pure siamo il Paese del sole e della ventosità marina. In Italia c’è una grande irresponsabilità ed anche una totale disinformatia, e uso questo termine non a caso, di chi ritiene che sia colpa degli ambientalisti il non aver potuto sfruttare il gas del mare Adriatico. Questi signori, Calenda in testa, si andassero a leggere quello che c’è scritto sul sito del ministero della Transizione ecologica, dove si evidenzia che gli studi più avanzati confermano che fra terra e mare l’Italia può sfruttare al massimo novanta miliardi di metri cubi di gas, che garantiscono solo quattordici mesi del fabbisogno energetico nazionale. Nessuno riesce a dire la verità energetica del nostro Paese perché si vuole continuare a dipendere dal gas russo e, conseguentemente, non si vuole individuare il responsabile di questa dipendenza, che ha un nome e cognome: Eni. Pensi che dell’Eni sono stati da poco pubblicati i bilanci. Vi si legge che nel 2021 l’Eni ha aumentato rispetto all’anno recedente l’importazione di gas dalla Russia di otto miliardi di metri cubi, nonostante già da luglio 2021 si paventasse il conflitto russo-ucraino. Aggiungo che proprio l’Eni ha conseguito nell’ultimo quadrimestre del 2021 un utile del più 3870 per cento rispetto all’anno precedente. Un balzo pazzesco, ottenuto con l’aumento del prezzo del gas, a fronte di un costo bloccato e inalterato. Ricordo, per l’ennesima volta, a chi sa leggere che il sole e il vento non costano nulla e che è questo l’unico motivo del loro irresponsabile accantonamento.
di Antonello Sette
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