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Annata magra per l’olio italiano, dilagano furti e frodi



La raccolta delle olive è già cominciata ma i frantoi quest’anno marciano a scartamento ridotto. Il 2018 sarà ricordato come una delle annate peggiori con un calo della produzione di olio di oltre il 38% e con punte dell’80% nella zona di Palermo. Le stime parlano di perdite per 120 milioni di euro. La scarsità della materia prima, dovuta agli avverse situazioni metereologiche (le gelate di febbraio e marzo, poi la grandine e le bombe d'acqua, cui vanno ad aggiungersi i pesanti effetti di Xylella fastidiosa nel Salento), porteranno a un rincaro inevitabile dei prezzi ma stanno determinando anche un altro fenomeno che non si riscontrava da tempo. Nei campi sono diventati frequenti i furti di olive. «Non si tratta di azioni compiute da singoli, siamo di fronte a gruppi di delinquenti che agiscono in maniera organizzata, a volte addirittura espiantando gli olivi», spiega David Granieri, presidente di Unaprol. Gli agricoltori si sono organizzati con tanto di ronde per difendere il prezioso prodotto. «Ma è necessario», afferma Granieri, «Che tutte le istituzioni competenti programmino azioni finalizzate al controllo dei territori e alla cattura dei responsabili di tali episodi. Per queste persone ci devono essere pene più severe poiché vanificano mesi di duro lavoro provocando gravissimi danni economici e deturpano l'ambiente facendo strage persino degli olivi monumentali».

I casi più frequenti di furti si stanno registrando in Puglia e in generale nel Sud Italia. Queste azioni malavitose procurano anche danni alle coltivazioni. Per rubare la maggiore quantità di olive, si usano mazze di ferro per far crollare il prodotto, danneggiamento le piante, che spesso vengono addirittura tagliate per rivendere la legna o abbellire le ville.

La scarsa produzione ha come conseguenza pure il rischio di frode con olive mischiate a quelle provenienti da altri paesi o la miscelazione del nostro olio extravergine con altro prodotto estero. Un colpo basso a questo importante settore agricolo è poi l’importazione a dazio zero dalla Tunisia, una concorrenza sleale istituzionalizzata.

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