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Antonella Cortese: «Un camper in giro per l’Italia a difesa delle donne»



«Le donne devono trovare il coraggio di denunciare le violenze. Spesso si comincia con uno schiaffo che rivela una tensione psicologica alla quale è sottoposta la donna. Dallo schiaffo il passo verso le percosse è breve. A gennaio sono stati ben 107 i casi di femminicidio». La criminologa Antonella Cortese è rientrata da poco da Napoli dove insieme a un gruppo di psicologhe e avvocati, ha avviato una iniziativa contro la violenza sulle donne. Un camper dell’AISPIS, di cui Antonella Cortese è vicepresidente, ha cominciato a Napoli sul lungomare Caracciolo all’altezza di Castel dell’Ovo, il suo tour attraverso l’Italia per mettere a disposizione delle donne, consigli e assistenza sulle varie forme di violenza di genere, dallo stalking al femminicidio.

Le donne possono trovare nel camper qualsiasi forma di assistenza legale e psicologica. Insieme alla Cortese c’è la psicologa Marilena Bonifacio Direttore Didattico dell’AISPIS, Francesca Beneduce, criminologa e direttore scientifico e l’avvocato penalista Maria Franca Tripaldi. Dopo Napoli, il camper sarà a Roma, Milano, Torino, Padova. Abbiamo chiesto a Antonella Cortese di spiegarci il significato di questa iniziativa.


«Vogliamo sollecitare le donne a denunciare gli atti di violenza informandole dei loro diritti, e della possibilità di aver anche un’assistenza legale gratuita. Nel camper forniamo il supporto psicologico per affrontare situazioni più o meno gravi. Vogliamo che le donne non si sentano sole».


Spesso però le donne hanno paura a denunciare perché temono che la giustizia non intervenga.


«Il libero patrocinio garantisce alle donne un’assistenza legale gratuita. Ma bisognerebbe fare di più. Io ho proposto da tempo l’istituzione di un Nucleo antiviolenza nazionale, interforze, e la figura specializzata di poliziotti che raccolgano le denunce».


Quali sono le situazioni più diffuse che sono emerse da questa giornata del camper?


«È molto diffuso lo stalking. C’è l’incapacità dell’uomo ad accettare il rifiuto, la rottura di una relazione. Così comincia a perseguitare il partner, lo segue, lo minaccia. La donna spesso non riesce a confidarsi nemmeno con i parenti. Ci sono donne che continuano a subire la violenza perché temono di non avere prospettive, perché non hanno una indipendenza economica. Noi facciamo formazione anche per la difesa personale. Ma è importante che ci sia la certezza della pena».


Quali sono le prossime iniziative?


«Dopo le piazze andremo nelle scuole per sensibilizzare i docenti e i ragazzi sul tema del bullismo. Poi la prossima settimana apriremo una rubrica sul nuovo magazine online istituzioni.24 e il 16 gennaio ci sarà un convegno di tutte le forze politiche, della commissione difesa, sulla violenza di genere, dal titolo “strade sicure”. In quella occasione rimarcheremo anche l’importanza di aver più case rifugio».


L.D.P.

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