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Antonio Ingroia: "Chiederò revisione per revocare amministrazione di sostegno a Gina Lollobrigida"


Dottor Ingroia, lei è di recente divenuto avvocato della nostra grande stella Gina Lollobrigida, protagonista di una triste vertenza legale, ci può raccontare di che si tratta?

Quella della Lollobrigida è una vicenda emblematica di un grave problema di giustizia che affligge molte persone anziane in Italia: il suo caso penso sia il più clamoroso, ma ce ne sono molti altri meno famosi dei quali ho avuto contezza da che mi occupo di questa materia. Prima di entrare nello specifico del suo caso vorrei fare una riflessione generale: in Italia c'è questo istituto dell'amministrazione di sostegno, che è nato da buoni propositi (per intervenire a supporto di persone anziane nei casi in cui si palesa una loro evidente incapacità di intendere e di volere), ma che ha introdotto dei margini di discrezionalità enormi e quasi incontrollabili da parte dell'autorità giudiziaria che determinano il rischio di decisioni ai limiti dell'arbitrario. E questo a mio avviso è accaduto nel caso di Gina Lollobrigida.

Cosa le è successo?

Il suo è il caso di una donna, non dico abbandonata ma certamente un po' trascurata dall'unico figlio, la quale, in assenza di altri parenti, ad un certo punto e ad una certa età si affida al suo giovane assistente incaricandolo di amministrare il suo patrimonio, lei stessa gestendo come giusto che sia i suoi averi in modo completamente libero ed indipendente. Improvvisamente il figlio, vedendo minacciata dalla presenza di questo giovane assistente la sua cospicua eredità – chiamiamo le cose con il loro nome -, si attiva e si rivolge all'autorità giudiziaria proprio cercando di avvalersi di questo strumento, che formalmente e ufficialmente è a protezione della persona anziana, ma che in realtà rischia di essere usato strumentalmente per proteggere altri interessi, cioè quelli economici dei potenziali eredi. Ed è quello che è avvenuto: da quel momento in poi Gina Lollobrigida è stata sottoposta ad una serie infinita di perizie e consulenze tecniche psichiatriche, sostenendo che lei fosse stata oggetto di una circonvenzione d'incapace da parte di questo giovane amministrare, tanto che c'è anche un processo penale in corso nei suoi confronti per quel reato, ed è stata sottoposta appunto alla gestione del suo patrimonio da parte di una persona a lei del tutto estranea e alla cui scelta non le è stato consentito dal giudice di partecipare in nessun modo.

Il figlio ha preso parte a questa scelta o ha solo avviato il meccanismo?

Mah, ufficialmente no, è stato scelto dal giudice, ma va detto che ovviamente ci sono degli ottimi rapporti tra il figlio e l'amministratore di sostegno e pessimi rapporti tra quest'ultimo e la Lollobrigida, che secondo la terminologia legale sarebbe la beneficiaria di questa amministrazione ma in realtà è tutt'altro che beneficiaria.

Ma queste perizie psichiatriche di cui mi parlava cosa dicono dello stato di lucidità della Lollobrigida?

Questo è il punto fondamentale infatti. Lei è stata sottoposta a una miriade di perizie, ma non ce n'è una, dicasi una, che la qualifica come incapace di intendere e di volere. Questo è il paradosso. Le perizie dicono che la signora è perfettamente lucida, perfettamente in grado di intendere e di volere ma, introducendo una categoria piuttosto aleatoria, si dice che è però suggestionabile da questo giovane nelle sue scelte patrimoniali. Quindi la signora è lucida se parla di arte, la signora è lucida se parla della sua vita, la signora è lucida su tutto, improvvisamente si annebbia la lucidità quando si tratta della gestione del suo patrimonio perché sarebbe suggestionabile da questo giovane. Ma così entriamo in un terreno che fa a pugni con la certezza del diritto e della legge: che significa che sei lucido ma contemporaneamente sei suggestionabile? Quindi siamo arrivati al punto che la signora è stata di fatto espropriata del suo patrimonio, perché non lo può gestire e anzi viene gestito a sua insaputa e senza concordare nulla da parte di questo amministratore di sostegno, che rende conto soltanto all'autorità giudiziaria e non alla cosiddetta beneficiaria dell'amministrazione. A questa situazione paradossale, si aggiunge l'ulteriore paradosso che nel processo penale i beni, oggetti artistici di grande pregio, frutto di una vita, che la signora teneva in una sorta di villa museo mostrata in tutte le riviste d'arte e d'arredamento per anni, sono stati sequestrati e messi in un magazzino e la villa svuotata: questo sequestro è stato disposto preventivamente al fine di evitare che venissero sottratti alla signora Lollobrigida dal suo giovane assistente, con il risultato che per un presunto pericolo di sottrazione da parte di lui sono stati invece veramente sottratti al godimento della signora dall'autorità giudiziaria che li ha messi in un deposito.

Mi sembra una palese ingiustizia nei confronti della signora... Lei come avvocato cosa sta facendo a proposito?

Ho recentemente denunciato questa follia alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, sperando in un atto di coraggio da parte loro, perché a mio avviso è stata un'espropriazione in violazione di una serie di diritti fondamentali di una persona, la signora Lollobrigida. Siccome ad oggi le autorità giudiziarie italiane sembrano essere sorde rispetto a queste esigenze, ci rivolgiamo all'Europa perché sia fatta giustizia e sia l'Italia ad essere condannata per avere trattato così una persona che tra l'altro è una bandiera del nostro paese come Gina Lollobrigida.

A proposito del suo ruolo di avvocato, lei pure deve per poter avere in carico la Lollobrigida come cliente dover passare attraverso l'approvazione dell'amministrazione di sostegno?

Questo è un ulteriore tema di dibattito. Infatti, paradosso su paradosso, io appena sono stato nominato dalla signora Lollobrigida come suo difensore ho chiesto di entrare nel processo penale come difensore di parte civile della signora. Ho fatto questo ragionamento: se la signora è danneggiata perché è stata oggetto di una circonvenzione d'incapace, chi meglio della signora stessa ha diritto a partecipare al processo attraverso un difensore che ha scelto? Risposta del giudice penale, che ha rigettato la mia istanza: ha riconosciuto il diritto della signora di avere un suo difensore come persona offesa, ma siccome il difensore della persona offesa non può partecipare al processo se non come difensore di parte civile, è invece riconosciuto all'amministratore di sostegno il diritto di scegliere l'avvocato difensore costituito nel processo come parte civile della signora, con il risultato paradossale che la signora è parte civile in quel processo ma lo è attraverso un avvocato scelto dall'amministratore di sostegno. Questa è un'ulteriore violazione che mi riservo di denunciare alla Corte Europea.

Quindi per concludere come prevede di continuare questa battaglia legale?

Al momento ho presentato loro un primo ricorso contro la decisione ormai definitiva che aveva preso la Cassazione prima ancora che io subentrassi nella difesa della signora, dopo tutti i suoi vari reclami contro l'amministrazione di sostegno, ma mi riservo in primis di fare degli ulteriori ricorsi sempre alla Corte Europea sugli altri profili che non erano stati oggetto della decisione della Cassazione, e inoltre siccome la decisione del giudice tutelare sull'applicazione dell'amministrazione di sostegno è una decisione allo stato degli atti, io ritengo che ci siano elementi nuovi, compreso l'esame dei vari periti nel processo penale, che giustificano e consentano una revisione e quindi mi appresto nei prossimi giorni di depositare una nuova istanza, quasi pronta, al giudice tutelare perché revochi l'amministrazione di sostegno, perché la ritengo una profonda ingiustizia, immotivata nonostante la legge italiana come ho detto prima dia questi a mio parere eccessivi margini di discrezionalità all'autorità giudiziaria.

Ed invece il processo penale a che punto si trova, per avere un quadro completo della situazione?

Siamo ancora in fase istruttoria / dibattimentale, quindi siamo nel primo grado, in un processo di competenza del giudice monocratico del Tribunale di Roma. Siamo in una fase in cui sono stati già sentiti i periti e devono essere sentiti i testimoni, quindi tra qualche mese attendiamo la sentenza di primo grado.


Di Umberto Baccolo.

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