Il progresso tecnologico è attualmente basato su algoritmi che “ gestiscono “, controllano, comunque influenzano, la nostra vita sociale e relazionale e Antonio Pascotto, genio avellinese pieno di carica e di fantasia, capo cronista di News Mediaset dotato di grandi risorse relazionali, ha dato alle stampe, per i tipi di Male Edizioni, un pregevolissimo volume che più che un romanzo è in effetti uno studio a carattere psicologico e scientifico su una nemmeno tanto improbabile ipotesi: Internet è improvvisamente scomparso, annullato da un possibile complotto internazionale e per motivi di sicurezza è stato “ spento “.
La quantità di effetti negativi ( ma c’è anche del positivo nelle riflessioni di Pascotto ) è enorme: il nostro pianeta torna indietro di qualche decennio e tutto diventa più complicato, dallo spedire una lettera ad inviare un bonifico, dall’inviare una foto, un referto, niente più scambi su Facebook, WatsApp, Twitter: niente e mail o acquisti on line, il cyber mondo è annullato.
Contemporaneamente riprendono vita fatti ed atteggiamenti dimenticati come quello di andare a comperarsi un giornale o fare la fila: la gente si incontra, dialoga, riflette, scopre che quelle “ amicizie “ virtuali concretizzatesi sui social erano soltanto byte e non veri sentimenti e che la “ rete “ era, tutto sommato, un qualcosa di posticcio, di non umano anche se eccezionalmente utile; a rete spenta vengono a decadere tanti atteggiamenti subdoli come ad esempio quello di inserirsi, da parte di grandi organizzazioni, nella privacy di ognuno di noi carpendoci dati, foto, vita, pensieri per poi sfruttarli a loro piacimento: non più telefonini che trasmettono a tua insaputa la tua posizione, i tuoi dialoghi, i tuoi intimi pensieri o le tue confessioni e Pascotto esamina puntualmente ogni effetto, ogni riflesso di ognuno di quei like con i quali ci illudiamo di essere considerati: ma da chi?
“ Connessioni e ossessioni. Dallo scandalo Facebook alla quiete digitale “ è il sottotitolo di questo affascinante saggio di 225 pagine, una riflessione lunga almeno venti anni molto ben scandagliata e sapientemente discussa che l’autore scannerizza per giungere alla conclusione che Internet non dovrebbe essere soltanto uno strumento per tenere a galla l’individualità del singolo ma dovrebbe essere utilizzato per raggiungere quella personalità che l’utilizzo indiscriminato dei social ci sta facendo perdere incanalandoci vorticosamente verso una assurda massificazione di pensieri e di atteggiamenti.
Leggendo le pagine di Antonio Pascotto si deduce che la pseudo utilità delle tante app che sembrano renderci più facile la vita in effetti ci induce ad abbandonare quel l’io che fortunatamente è ancora latente in noi stessi limitando le nostre capacità deduttive e cognitive, rendendoci peraltro schiavi dell’algoritmo, moderno strumento di tortura e di affabulazione; lo studio dei sentimenti per come modificati dall’assenza della rete è condotto dal giornalista in maniera assai originale che tiene conto anche di diversi aspetti scientifici per l’utilizzo e l’esplicitazione dei quali l’autore ha fatto riferimento ad una imponente bibliografia attraverso la consultazione di notevoli ed importanti testi di letteratura di genere tecnico e, particolarmente, di natura informatica dai quali ha saputo trarre consigli e riflessioni certamente utili per sopravvivere e per risvegliare le menti addormentate dalla facile abitudine.
Brevi e simpatici siparietti con riflessioni basate su esperienze di vita personale che l’autore espone a fine di ogni capitolo per paragonare la sua vita privata per com’era a quella per come è diventata dallo strapotere della rete, ricordano simpatici episodi della sua vita di ragazzo semplice ma molto interessato alla cultura, alla musica e con molto apprezzabili riferimenti a fatti familiari che rendono molto umana la trattazione di questo argomento in un volume che non è soltanto un banale romanzo o una banale forma romanzata di trattare un argomento di alto livello scientifico del quale si apprezza la forma quasi scolastica ma comunque estremamente dotta e ricercata, al punto che testi del genere meriterebbero di essere consigliati a livello di studi scolastici di livello superiore.
Tanto è stata interessante la trattazione dell’argomento, altrettanto è stata simpatica ed informale la presentazione del libro avvenuta qualche giorno fa all’Isola Tiberina alla
presenza dell’editore Monica Macchioni, in una serata particolarmente afosa ma che la naturale propensione dell’Autore a spettacolarizzare ha saputo rendere piacevole ed anche divertente malgrado la “ scabrosità “ dell’argomento: il mestiere di giornalista di razza di Antonio Pascotto ha avuto la meglio sui tanti e qualificati ospiti che affollavano un’ala dell’isola cara ad Esculapio inducendoli a concretamente partecipare al dibattito seguito alla simpatica ed informale esposizione dell’argomento; tanti i colleghi dell’autore, molti i personaggi che hanno preso parte alla discussione tra i quali l’autore della prefazione del libro, il regista Christian Marazziti che ebbe a dirigere un film accostabile per simpatia all’argomento, “ Sconnessi “, e che insieme all’attore Massimiliano Buzzanca ( che ha letto qualche pagina tra le più interessanti del libro ) hanno dato vita ad un dibattito al quale hanno partecipato i giornalisti Antonello Capurso, Annalisa Spiezie, Benedetta Battistoni, Daniele Rotondo, Antonella Di Vizia, Marco Insardà oltre che a Valentina Loiero, Maurizio Capotondi ed il press officer, professionista della comunicazione ed organizzatore di eventi Emilio Sturla Furnò.
Alcune vivaci ed improvvisate interlocuzioni hanno coronato la brillante presentazione, con i dotti interventi del
Prof. Maurizio Capotondi e con l’exploit di un inatteso poeta-musicista che ha letto una sua poesia ispiratagli proprio dal libro di Antonio Pascotto che è rimasto visibilmente commosso e lusingato.
Andrea Gentili
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