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Armao chiama alla riscossa Popolare: «Tajani sia guida in Europa sulla traccia di Luigi Sturzo»


Il vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao

Progresso, integrazione e rilancio del Sud. Tre concetti chiave che racchiudono il senso dell'intervento del vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao. Una lotta contro il tempo e contro i tempi. Contro il «bieco populismo imperante» che tutto fagocita nella sua assoluta e indiscriminata piattezza, che appiana le vitali differenze di una società pluralista, che acuisce la parte peggiore di ciascun individuo, quella che vuole l'istinto dominante sulla ragione. Direttamente dal palco della convention di Forza Italia e del Partito Popolare Europeo di Fiuggi, Armao rilancia il valore dell'ideale popolare riallacciandosi alla prestigiosa eredità di un altro siciliano che ha rivoluzionato la scena politica italiana, quel Luigi Sturzo che cento anni fa fondò il Partito Popolare Italiano con il celebre richiamo agli uomini «liberi e forti», un encomio a libertà e giustizia, un appello a quei valori cristiani che dovevano necessariamente tornare a permeare il dibattito politico europeo e internazionale.

A un secolo di distanza dal messaggio di uno dei pochi presbiteri protagonisti della politica nazionale, il vicepresidente Armao, Assessore all'Economia e componente del Comitato europeo delle Regioni, ha voluto richiamare l'essenza delle parole di Sturzo per invitare le forze popolari a una controffensiva al populismo in nome della libertà minacciata e della solidarietà calpestata dalle derive nazionaliste.



Onorevole Armao il suo intervento sul palco di Fiuggi è un invito alla riscossa popolare, quale è il vostro impegno?


«Il mio è stato il contributo di un europeo di Sicilia, di un popolare che crede che solo i valori della libertà e della solidarietà possono garantire un futuro di pace e progresso per i nostri figli in Europa, così com’è stato per noi. Dobbiamo impegnarci per una nuova Europa, che ritrovi i valori fondanti nel liberalismo e nella solidarietà, in ciò che di meglio ha espresso la nostra storia, e nel contempo sappia guardare alle nuove sfide dei mutati scenari geopolitici, della rivoluzione digitale, delle tendenze demografiche che ne sconvolgeranno il ruolo, di un mondo del lavoro sottoposto ad un profondo stravolgimento»


Cosa significa essere un popolare per un siciliano come lei?


«La Sicilia stessa è paradigma dell’Europa integrata: per il millenario incontro di popoli e culture europei, per essere frontiera europea nel Mediterraneo. E siciliano era Sturzo al quale dobbiamo l’idea popolare di società, la capacità di coniugare difesa dei diritti di libertà e solidarietà verso i più deboli, riconoscimento del valore delle autonomie, di un’Europa unita, presidio di pace, di libertà, di progresso economico-sociale, che nel confronto tra le identità e le culture nazionali e regionali trova la sintesi attraverso il continuo e faticoso confronto democratico nelle istituzioni politiche»


È preoccupato dall'ondata dilagante di populismo che sta attraversando il mondo occidentale?


«Sono seriamente costernato: il populismo è mobilitazione della disperazione, raccolta dei conati di avversione e livore sociale e culturale, incapacità di comprendere che le sfide della Storia sono opportunità di crescita e non lotta di potere per gestire l’agonia. Per noi la politica è invece organizzazione della speranza e della solidarietà, responsabilità di delineare un futuro fondato sui valori di libertà, tolleranza, progresso, eguaglianza sostanziale, valori che il Presidente Berlusconi ha indicato sin dalla sua discesa in campo ai quali guarda l’altra Italia come ricordava Antonio Tajani»


A questa visione della società, oscurantista e retrograda, cosa oppone il movimento popolare?


«Il popolarismo, con la sua capacità di coniugare i valori liberali e quelli della solidarietà, è alternativo al populismo che parla alle paure di un’Europa nuovamente diversa, divisa, individualista, irrequieta, impoverita, mentre ne prepara pervicacemente la dissoluzione. “Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private”. Sono frasi scritte da Sturzo cento anni fa, nell’appello ai liberi e forti del 18 gennaio 1919. Ripartiamo da queste idee, proiettandole nel nuovo contesto della sfida europea, donne e uomini di del PPE possono costituire il riferimento di un’altra Italia che non si fa irretire dalle becere proposte populiste. L’offensiva politica proposta oggi dal Presidente Tajani parte anche da qui e sarà vincente, a partire dalle prossime elezioni europee»


Quali sono secondo lei i motivi principali che hanno portato a una deriva di tale portata, che supera i confini nazionali e continentali?


«Nel nostro caso scontiamo i limiti di istituzioni europee che hanno perso la capacità di guardare al futuro e si accontentano di garantire la pace e gli equilibri finanziari, mentre si dimostra incapace di una politica estera comune, di gestire le dinamiche epocali delle migrazioni, di affrontare le incombenti minacce per la democrazia ne stanno condizionando i destini, di un’Europa di Stati gelosi delle proprie prerogative che comprime il dialogo tra essa e le Regioni. Di fronte alla crescente domanda di protezione che viene dai cittadini troppo spesso le istituzioni europee, ma anche quelle nazionali, hanno risposto chiudendosi dietro regole rigide, mantenendo insopportabili divari sociali e territoriali ed ingenerando un’atrofia di offerta politica di fronte all’ipertrofia della domanda di tutele che ha generato quel «malessere democratico» di cui oggi i movimenti populisti si sentono interpreti, ma che l’Europa vogliono nuovamente ridurre ad espressione geografica»


Nel suo discorso ha riservato particolare enfasi al concetto di progresso nella società attuale, con particolare riferimento al Mezzogiorno italiano. Ci può dire di più?


«Tradizione ed innovazione dell’idea popolare sono baluardo per contrastare la deriva di populismo manicheo, livoroso, ignorante che sta devastando le nostre istituzioni e che rischia di aggravare ancor di più la deriva di quelle europee. Lo sviluppo del Sud, in particolare delle regioni insulari Sicilia e Sardegna, non costituisce una palla al piede per l’Italia, ma come compreso dai più, una grande opportunità per rendere competitivo il Paese ed attrarre investimenti. Consapevolezza misconosciuta dal Governo a trazione grillina e concentrato su una considerazione del Sud parolaia ed incompetente, priva di credibilità. E così invece di investire in università, alta formazione, ricerca, dopo gli 80 euro, si punta al reddito di cittadinanza, con l’obiettivo di narcotizzare il disagio non di risolverlo, sopratutto nel Mezzogiorno»


Quali sono i vostri propositi per rilanciare e far partire quel processo di ammodernamento al Sud?


«In Sicilia puntiamo sul digitale: 485 milioni di euro di investimenti sull’Agenda digitale di cui 281 milioni sulla banda ultra larga. Trovata a zero la spesa all’insediamento quest’anno, ora puntiamo a diventare un polo strategico nazionale. Raggiungiamo i 70 milioni, partiremo con la realizzazione di un grande data center e nel 2020 completeremo la rete divenendo l’area meglio digitalizzata del Mediterraneo»


A quasi cento anni dalla fondazione del Partito Popolare Italiano per opera di Luigi Sturzo, cosa resta del suo "Appello a liberi e forti"?


«Occorre ripartire dal questo messaggio che mantiene inalterata la sua forza innovatrice. Ecco perché chiediamo al Presidente Tajani di guidare il Partito popolare europeo nel nel rilancio da Roma il 18 gennaio prossimo. Sarà l’occasione per far insieme memoria dei 100 anni dell’Appello ai liberi e forti, ma anche di offrire al Partito l’opportunità di ritrovare i valori e le proposte che ci chiedono gli italiani che non si accontentano delle banalizzazioni.

Forza Italia con la chiara intuizione di Silvio Berlusconi ha deciso di ancorare a questa grande tradizione ideale la sua innovativa proposta politica. Ricorderete tutti il Palazzo di Via dell’umiltà nel quale nel novembre 2005 il Presidente volle ricordare il legame di Forza Italia con Sturzo affermando “Noi ci sentiamo i continuatori della sua affascinante avventura umana»



di Alessandro Leproux




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