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Immagine del redattorespraynews2018

Arrivano i super proiettili contro i pirati del mare, a prova d'acqua



Micidiale, precisa, a prova d'acqua. Arriva la super cartuccia contro i pirati del mare. Praticamente sottomarina. È stata progettata da una società norvegese specializzata nella produzione di armamenti, la Nammo, holding dei fiordi tra i fornitori delle Forze Armate di mezzo mondo, comprese le nostre. E sarà presentata a giugno, al congresso della scandinava cittadina di Giovik dove lo scorso anno parteciparono 54 Paesi (con l'Italia).


La cartuccia "sottomarina"

Adesso sparare dalla nave una sventagliata a poppa o a prua del barchino di pirati coi lanciarazzi significa non fare paura a nessuno. Quando si preme il grilletto l'ogiva schizza fuori dalla canna, si inabissa e dopo tre-cinque metri perde subito la sua spinta, la sua energia cinetica. Fare fuoco vuol dire quasi sempre fare cilecca. L'ovale non riesce ad arrivare al bersaglio che si aveva nel mirino e non riesce a mantenere la "rotta" che gli si voleva dare mirando l'obiettivo. Invece, con questo rivoluzionario colpo anti-pirateria le cose cambiano. Il proietto non fa il classico "buco nell'acqua" ma diventa un'arma letale. Per centinaia di metri sfreccia senza affievolire la sua terribile corsa e continua a mantenere i due terzi della gittata. La trovata balistica è stata resa possibile grazie a piccoli incavi sulla parete esterna del proiettile (detti flute) e a una particolare chiusura alla base della munizione. La cartuccia "sottomarina" fa il vuoto davanti a sé e corre in un questo tunnel che si apre a mano a mano che avanza. Fino all'obiettivo: boom.


Pirateria in aumento

I danni causasti dai pirati del mare non sono da sottovalutare. Per farsi un'idea basta leggere il Rapporto 2018 del Centro di documentazione sulla pirateria. Secondo il documento, c'è "un notevole aumento del numero di attacchi alle navi, in particolare nella regione dell'Africa occidentale. A livello mondiale, il Centro di documentazione sulla pirateria IMB (RPC) - si legge - ha registrato un totale di 201 episodi di pirateria marittima e rapina a mano armata nel 2018, rispetto a 180 incidenti nel 2017". Nel dettaglio: "Il Golfo di Guinea rimane pericoloso per i marittimi, in particolare per le acque tra la Costa d'Avorio e la Repubblica Democratica del Congo, dove si è verificata la maggior parte degli attacchi, compresi tutti i 6 dirottamenti segnalati". Scorrerie nelle acque asiatiche di Indonesia, Malesia, Filippine e Singapore. Le statistiche del Rapporto: "201 episodi di pirateria e rapina a mano armata, 143 navi imbarcate, 6 navi dirottate, 34 tentativi di attacco, spari su 18 imbarcazioni, 141 membri dell'equipaggio presi in ostaggio, 83 rapimenti e 8 feriti". Le "vittime" censite dal dossier: "Cinquanta navi cisterna, 59 portarinfuse, 18 portacontainer e 74 altri tipi di navi". Lo scorso anno, nel Corno d'Africa la fregata "Carlo Margottini" ha assunto il comando in mare dell'operazione anti-pirateria Eunavfor Atalanta, ruolo mantenuto sino al

5 agosto.


Il rebus del calibro

Però c'è una nota dolente. Sulla cartuccia il numero dei "flute", o alette di cavitaggio, cambia a seconda del calibro. Chi sale a bordo di convogli marittimi deve attenersi alle norme fissate dal Wto. Non può portare armi con cartucce di calibri militari a meno che non ci siano accordi bilaterali (o con gli Stati interessati dal trafitto) che prevedano precise deroghe. Gli armatori italiani della Confitarma avevano detto che "è vitale continuare a imbarcare guardie giurate armate, nel caso di indisponibilità dei Nuclei Militari di Protezione". Ma sulla scelta delle armi da avere a bordo va fatta chiarezza o potrebbe verificarsi un caso come quello dei due marò finiti prigionieri dall'India.


di Fabio Di Chio

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