Si è favorevolmente conclusa con la sentenza del Tribunale d’appello di Rovigo, il fatto che vide protagonisti nel 2014 i secessionisti lombardo-veneti che erano stati accusati di associazione sovversiva con lo scopo di aver programmato l’occupazione di piazza San Marco, a Venezia, mediante un carro armato autocostruito, denominato con spirito caustico e forse anche un po’ goliardico: “Tanko”. Quarantasei imputati sono stati prosciolti con assoluzione, per quindici dei quali già era stata pronunciata una sentenza di non luogo a procedere in udienza preliminare.
Il carro armato “fai da te” di certo avrebbe suscitato le sgangherate risate anche dei piccioni in Piazza San Marco, ma resta un omaggio televisivo a serie di culto degli anni Ottanta quali “A-Team” e “Mc Gyver” dove, li ricorderà chi era ragazzo allora, improbabili militari reduci dal Vietnam e tecnici fantasiosi, riuscivano a modificare efficacemente (e a vincere con esso) qualsiasi trabiccolo, mezzo semovente, dalla lambretta all’autobus scolastico; trasformandolo in un panzer blindato fatto di lamiere ondulate e fogli di cartongesso. Tempi mitici per eroi televisivi senza troppi pensieri! Ma i nostri, emuli del Colonnello Hannibal Smith e di P.E. Baracus, hanno costruito il loro Tanko a Brescia, storia e millenaria patria di armi sin dal Medioevo, e con esso avrebbero voluto procedere sino alla Serenissima dove avrebbero preso, sempre con il Tanko, la piazza tra le più belle al mondo in nome della secessione.
Nell’aprile del 2014 i ventiquattro "serenissimi", tra bresciani e veneti, vennero arrestati nell’ambito dell’inchiesta svolta dalla Procura di Brescia. In sede processuale, venutosi a modificare il capo d'accusa, diventato quindi “associazione sovversiva”, intanto venne trasferito il processo per competenza territoriale a Rovigo perché il “formidabile e pericolosissimo” Tanko era stato progettato e costruito in un capannone di Scodosia, nell’interland di Padova. In realtà “serenissimi” fu il nome dato agli insorgenti lombardo-veneti dai media nostrani, ma loro al tempo si definirono più iconicamente “Veneta serenissima armata”, braccio operativo di un presunto e fantasmatico “Veneto serenissimo governo” che si rifà all’antica Repubblica di Venezia il cui leone alato, di San Marco appunto, ancora garrisce fieramente sui più belli e nobili palazzi e monumenti della città e dell’entroterra. Il loro fu un gesto provocatorio e simbolico, che ebbe grande risonanza mediatica e che oggi ritorna per ricordare come spesso, il tempo, mostra le cose nella loro giusta dimensione.
Insomma, nessuna secessione, nessun ritorno alla corona dogale, ma il Tanko, nella sua spartana linea resterà fermo a lungo tra i veicoli sequestrati in ricordo d’un tempo lontano e sognato dove il Bucintoro, e non un autocarro travestito da veicolo blindato con il cannoncino sparapatate, una volta all’anno faceva ufficiare al Doge il matrimonio regale di Venezia con il suo lucente mare.
DPF
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