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Avveduto: «Se al Quirinale va di scena il solito teatrino, cinghiali e rifiuti padroni di Roma»



Luigi Avveduto, candidato alla presidenza del municipio VII di Roma per il centrodestra, il nono Comune d’Italia per popolazione, in un’intervista a Spraynews, sottolinea come la politica si è concentrata sul Colle, mentre i problemi nelle grandi città, a partire dalla capitale, restano.


Cosa succede a Roma, mentre la politica è stata impegnata al Quirinale?



Gualtieri, però, si è insediato da poco…


«Non c’è la giustificazione del tempo. Per questi temi, basta che prendi i giusti dirigenti e li fai sedere a un tavolo, dandogli delle scadenze. Questo deve fare un buon sindaco. Non stiamo parlando di qualcosa per cui serve la bacchetta magica. Posso capire il primo mese, ma considerando che stiamo parlando di chi già in campagna elettorale conosceva le problematiche della città, almeno sull’ordinarietà, serviva praticità».


Su cosa bisognava agire in modo repentino?


«Sono tante le priorità. Bisogna vedere nelle griglie delle cose da fare, quale mettiamo nelle prime posizioni. A mio parere, avrei messo in primis la sicurezza dei cittadini, a trecentosessanta gradi. Non è possibile che persone continuano a farsi male per i marciapiedi perché mancano i soldi. I giornali, purtroppo, non ne parlano. Stesso discorso vale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, problema su cui da anni si dibatte una sinistra che dovrebbe essere a tutela dei più fragili e poi non fa nulla. C’è, poi, lo scempio delle piste ciclabili».


A cosa si riferisce?


«Gualtieri aveva detto di essere contrario al modo in cui sono state finora realizzate, perché hanno ristretto le carreggiate, come nel caso della Tuscolana e di Gregorio VII, creando problemi di viabilità e disagi per l’accesso ai mezzi di soccorso. A tal proposito, tanta demagogia e zero fatti».


Ha parlato di sicurezza, nella capitale si possono dormire sogni tranquilli in tal senso?



Pur essendo un dirigente di area centrodestra, è disposto a collaborare con la sinistra su questi temi?


«Ci sono dei temi su cui non si può essere di parte. Gli stereotipi, le bandiere devono essere messi da parte e serve affidarsi alle persone di buon senso di qualunque colore siano. Voglio dei politici che vadano oltre le etichette e con a cuore le sole sorti dei cittadini. Sono disposto, quindi, a collaborare con chi è lontano delle mie idee. Durante la mia attività, ho presentato un documento che chiedeva di stanziare una somma per un sistema di videosorveglianza in tutte le aree giochi e le zone a rischio del VII Municipio. Me l’hanno, purtroppo, bocciato solo perché presentato da un esponente di centrodestra. Se fosse accaduto il contrario, mi sarei fatto in quattro a prescindere dal partito in cui milito».


Da militante di centrodestra cosa ne pensa della riconferma di Mattarella?



«Ci sono troppi galli a cantare. Non mi sono mai seduto in quelle aule così importanti, né voglio intervenire sulla scelta dei nomi, ma presumo che arrivati a quei livelli gli interessi sono troppo elevati. Ognuno vuole dimostrare all’altro che è più forte, mentre invece bisognerebbe trovare un comune denominatore. Avrebbero più bella figura a mostrare un qualcosa di diverso a un popolo italiano, massacrato dalla pandemia. Al contrario è apparso il solito teatrino. Le persone così però si allontanano dalla politica, di qualunque colore essa sia».


Tra i primi provvedimenti dell’esecutivo Gualtieri, il taglio del mercato dei poveri. E’ un controsenso?



Di Edoardo Sirignano

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