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Avvocato Cicconi: "Donato ha chiesto perdono a due Papi, ora rischia 5 anni di carcere"



Perdono. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola dalla Chiesa cattolica? In quante omelie i preti ci hanno insegnato a perdonare i nostri nemici? Lo stesso Papa Francesco, nell’Angelus domenicale, ha molto spesso rivolto le sue preghiere addirittura ai terroristi, chiedendo a Dio di convertire i cuori di chi uccide in nome di Allah. Eppure lo stesso Papa sembra invocare il perdono a intermittenza. C’è un pensionato di 62 anni, tal Donato Ricci, che rischia di finire in carcere per 5 anni per aver offeso il Pontefice via radio. Insulti pesanti, non c’è dubbio, ma che nulla hanno a che vedere con chi ammazza, stupra, ruba. I fatti risalgono all’8 dicembre 2016, quando Donato Ricci intervenne in diretta alla trasmissione radiofonica “La Zanzara”, condotta da Giuseppe Cruciani con la collaborazione di David Parenzo. In quell’occasione Ricci, arrabbiato per la posizione del Pontefice incline, secondo lui, a tutelare più la religione islamica che quella cattolica, perse le staffe e si abbandonò a un turpiloquio molto duro, con frasi del tipo “quel porco…” o “il Papa è un figlio di…”.


Frasi che sicuramente è meglio non ripetere e che Ricci, invece, ribadì in un successivo intervento, alla stessa trasmissione, il 20 dicembre 2016. In realtà il pensionato si rese successivamente conto della gravità delle sue affermazioni, ma ormai era troppo tardi. L’8 marzo del 2017, infatti, Cosmo Mitrano, un radioascoltatore cattolico che aveva sentito la trasmissione, presentò una querela alla Procura della Repubblica di Milano. Si legge nell’esposto: “Sappiamo che per i cattolici della Chiesa Vaticana il Papa viene reputato il rappresentante della parola di Gesù. Perciò per questi religiosi dire il Papa è un figlio di… può equivalere a Gesù è un figlio di… e cioè la Madonna è una… Quanto sopra riferito non può non costituire una cospicua fonte di turbamento per tutte le persone con sensibilità morale, come tal’è quella dell’esponente-querelante Cosmo Mitrano, il quale si ritiene coinvolto da queste violenze verbali che i responsabili di Radio24-Il Sole 24Ore hanno fatto sì che venissero trasmesse pubblicamente - attraverso mezzi di ampia diffusione - udibili da milioni di persone”.


Da allora per Ricci si è aperto un calvario giudiziario con la pesante accusa di vilipendio. Tramite i suoi legali, l’avvocato Giampaolo Cicconi e la collega Ilaria Emiliani, il pensionato ha mandato ben tre lettere a Papa Francesco, in cui chiedeva il perdono sottolineando che quelle frasi erano dettate dalla rabbia e che non erano rivolte a Sua Santità in qualità di ministro del culto. Il Pontefice, però, non ha mai risposto a Ricci, a lui non ha concesso alcun perdono. Il Pensionato ha addirittura scritto anche al Papa Emerito, sperando che almeno lui rispondesse. Per Ricci, il Pontefice non ha chiesto a Dio di convertire il suo cuore.


Per Ricci se ne sta occupando la Magistratura, che nell’ultima udienza del 22 maggio scorso ha ritenuto che a lui non va contestata l’ipotesi più lieve del vilipendio, ma che deve essere processato secondo l’articolo 278 del codice penale, ovvero offesa a un ministro del culto. Un reato che prevede una pena da uno a cinque anni e che necessita dell’autorizzazione a procedere del ministro della Giustizia, come si fa per i parlamentari. Adesso il destino di Ricci, in assenza del perdono di Papa Francesco, è nelle mani del futuro Guardasigilli, come era avvenuto nel settembre 2008 a Sabina Guzzanti, quando per lei si pronunciò l’ex ministro Angelino Alfano, il quale negò l’autorizzazione a procedere per frasi molto più gravi di quelle pronunciate dal pensionato.

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