Paola Balducci, politico e giurista italiano, nonché ex membro laico del Csm, in un’intervista esclusiva a Spraynews, ribadisce come la cultura ecologista anche in Italia debba essere «trasversale e non più riconducibile soltanto alla sinistra».
Se nel resto d’Europa gli ecologisti sono in forte ascesa, in Italia si attestano su percentuali irrilevanti. Perché?
«I verdi tedeschi hanno una storia diversa perché nascono dalla sinistra, ma sono diventati da tanti anni una forza di governo, che si allea con maggioranze non solo progressiste, ma anche di centro e quant’altro. Il problema dei Verdi italiani, a mio parere, è stato identificarsi come partito del “no”. Questa è la ragione per cui, anche avendo grandi potenzialità, non abbiamo raggiunto determinate percentuali. A ciò, poi, si sono aggiunte le difficoltà relative alle divisioni interne. Detto ciò, mi ritengo, comunque, ottimista e posso affermare che oggi vi siano tutte le condizioni perché finalmente gli ambientalisti possano avere un ruolo da protagonista sia al Governo che in Parlamento. Possiamo riavere quella rappresentanza politica persa nel 2008 quando cadde l’esecutivo Prodi».
Gli italiani, quindi, non sono meno ambientalisti rispetto agli altri abitanti del continente?
«Assolutamente no! Manca solo una corretta informazione. L’ambiente non deve essere considerato come un qualcosa di negativo. Guardiamo i cambiamenti climatici, come il mondo sta mutando, non solo per fattori naturali, ma per abusi, a partire da quelli edilizi, sempre più diffusi. Un esempio sono le costruzioni realizzate sui fiumi. In Italia, negli ultimi anni, c’è stata una politica che non ha mai tenuto conto di questi aspetti. Per tale ragione, adesso, vi è la necessità di rimboccarsi le maniche e spiegare ai giovani che senza una cultura dell’ambiente non si va avanti. Pur avendo tanti progetti in cantiere e un presidente come Draghi in grado di gestire al meglio i finanziamenti dell’Europa, serve maggiore attenzione verso questo tema, senza considerarlo più nel senso tradizionale del termine, ma come lavoro per le nuove generazioni, tutela della salute e qualità della vita. Ecologia è economia. Bisognerebbe ripetere ciò come un mantra. Pensiamo alle infrastrutture, non solo materiali. Internet e la tecnologia, con cui finalmente si potrà fare in modo che Nord e Sud del Paese abbiano gli stessi diritti, sono il futuro. Consentire ai giovani di saper utilizzare gli strumenti dell’avvenire, significa, dunque, avere una disoccupazione sempre minore e un’Italia che cresce alla stessa velocità».
I verdi, in Italia, sono stati sempre visti come partito di sinistra. E’ d’accordo?
«Pur sentendomi una donna di sinistra, se con questo termine s’intende la tutela di un certo tipo di valori, dalle battaglie per i lavoratori a quelle per le istanze delle fasce deboli, ritengo che la salvaguardia dell’ambiente debba essere trasversale. Tutti devono crederci. Se dovessimo declinarlo a livello politico, ci vorrebbe una forza che faccia capire al cittadino quanto sia importante tutelare l’ambiente, non inteso più come movimento del no, ma come volano di ripresa. Migliorare la qualità della vita e tutelare la salute vuol dire crescere».
Attualmente con quale partito o meglio ancora in quale coalizione si ritrova?
«Sono legata a tutti i miei amici, a partire da Grazia Francescato grazie alla quale diventai responsabile giustizia dei Verdi. Non posso negare, però, che in quel percorso vi è stata un’inutile litigiosità. Al momento, invece, serve costruire ed essere uniti sin dal principio. Nel mio sogno vorrei creare un’associazione che si occupa di ambiente e che possa guardare a tutte le aree che sostengono determinate politiche, senza nessun paletto. Questa è la battaglia che ho scelto di intraprendere da quando non sono stata più componente del Csm. Fare politica per me è tornare a essere la donna che crede in un ambientalismo collegato all’economia e vicino ai cittadini. Se qualcuno sposerà tali ragioni, lo abbraccerò senza se e senza ma».
A Siderno, sabato si presenta il movimento “Verde è Popolare”, nato soprattutto da un’intesa tra democristiani ed ecologisti. Come vede il progetto?
«L’ho accettato con favore perché, a mio parere, non bisogna perdere le occasioni. Potrebbe essere l’inizio di un percorso. C’è un’associazione che manda un messaggio. Le mie idee restano le stesse. Non ho intenzione di cambiarle, ma ciò non deve eliminare la possibilità che si possa creare un qualcosa con coloro che pur avendo storie politiche diverse hanno la nostra stessa visione di ambiente. Più siamo, meglio è. Considerando tutto il discorso relativo alla resilienza, ovvero che dalla necessità si debbano trovare occasioni di crescita, nonché le nuove opportunità provenienti dall’Europa, aprire e non chiudere ritengo sia la strada da seguire».
Da sempre è attenta al mondo dell’associazionismo. I giovani di oggi sono più attenti rispetto a prima? I continui appelli di Greta Thunberg hanno cambiato qualcosa?
«Tanto. Avendo la possibilità di confrontarmi spesso con i giovani, insegnando sia all’Università del Salento che alla Luiss, dico sempre loro di non abbandonare mai sogni e progetti. Servono messaggi positivi da parte di chi è nelle istituzioni e ha una conoscenza della vita perché proprio le nuove generazioni hanno una sensibilità che può essere un valore aggiunto, a partire dal rispetto per la legalità. Se le regole non si osservano è chiaro che la tutela del patrimonio viene meno. Non a caso rientro tra le più accanite sostenitrici di chi ritiene che bisogna introdurre in Costituzione il diritto all’ambiente».
L’attuale Governo Draghi è più attento rispetto ai precedenti esecutivi sulle questioni ambientali?
«L’attuale premier ha un grande compito ed è il profilo giusto per traghettare l’Italia fuori da un periodo complicato. Devo dire, però, che certi temi, considerando anche tutti i finanziamenti in campo, erano sentiti già prima del suo arrivo. Ringrazio, comunque, Draghi perché, pur trovandosi in una fase non semplice per il Paese, è la persona giusta per non sprecare una serie di opportunità che nei prossimi mesi arriveranno dall’Europa. Detto ciò, per il futuro spero che accanto all’attuale presidente del Consiglio, che sta lavorando bene, ritorni la politica, a partire da quell’area ambientalista, a cui mi riferivo in precedenza, il cui protagonismo è indispensabile».
Di Edoardo Sirignano
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