Claudio Barbaro, senatore di Fratelli d’Italia, in un’intervista esclusiva rilasciata a Spraynews, sull’assoluzione di Gianni Alemanno, sottolinea come un processo mediatico e alcuni magistrati abbiano nei fatti penalizzato l’immagine «di un’intera classe dirigente, di una parte politica che aveva ben governato la capitale».
Qual è il suo rapporto con Alemanno?
«Conosco Gianni da almeno 35 anni. Ho vissuto con lui momenti politici importanti per quello che riguarda non solo la mia carriera elettiva, ma anche militante. Ci siamo conosciuti, infatti, in contesti giovanili dell’allora Movimento Sociale Italiano per poi passare ad Alleanza Nazionale fino ad arrivare ai giorni nostri a Fratelli d’Italia. E’ un vissuto umano e politico, quindi, datato. Da quando c’è stato lo scioglimento del Pdl, ci siamo ritrovati, in modo particolare, compatti sull’esigenza prioritaria di ricostruire una destra italiana, raccogliendo così tutti quegli amici che provenivano dalle nostre stesse esperienze politiche».
La malagiustizia, quindi, ha danneggiato non solo l’ex sindaco di Roma, ma un’intera parte politica?
«Assolutamente sì! La malagiustizia ha danneggiato la destra italiana e Gianni ne è una delle principali vittime. Con Alemanno, aldilà della capacità amministrativa o meno, si è processato un periodo storico della capitale, nonché una classe politica che con lui ha condiviso la responsabilità di governare la più importante città italiana».
Dei magistrati, pertanto, avrebbero messo in discussione non solo una classe dirigente, ma anche l’immagine della capitale…
«Non solo stiamo parlando di accuse che nei fatti si sono rivelate fasulle, ma di incrostazioni di potere che si riferivano principalmente a esecutivi precedenti, considerando che uno dei principali imputati era un collaboratore di Veltroni. Di questo, però, non se ne è mai parlato abbastanza, in maniera politica equilibrata e corretta. Si è partiti, quindi, da un teorema che era totalmente riconducibile alla sinistra per crocifiggere nei fatti un’intera classe politica, che stava dimostrando di saper far bene le cose».
Quanto serve una riforma della giustizia?
«Fratelli d’Italia, avendo sottoscritto quattro dei sei referendum, ha intenzione di risolvere un problema annoso per tutto il Paese, su cui non bisogna più perdere altro tempo. Questa volontà emersa si incrocia con la riforma che sta presentando il ministro Cartabia. Sono tentativi che devono andare nella direzione giusta perché non è possibile che l’Italia viva un rapporto con la giustizia che è totalmente squilibrato a favore della magistratura per degli elementi strutturali che impediscono un rapporto equilibrato con la società civile».
In questo processo, quanto hanno influito le inchieste di Palamara?
«E’ possibile che possano aver inciso sulle tematiche del referendum sulla giustizia, così come sulla riforma Cartabia. Elementi oggettivi, come la sentenza ieri emersa, sono la prova che c’era qualcosa che da tempo non funzionava».
E’ venuto, quindi, il momento di fare luce su una certa magistratura che non deve più schierarsi da una sola parte politica?
«A ciò si riferiscono i referendum, ovvero a una serie di storture che non ci dovranno più essere e che nei fatti oggi condizionano la vita della magistratura italiana. Un esempio è l’abolizione delle firme necessarie per la candidatura al Csm, elemento che consentirebbe di superare la cosiddetta logica delle correnti interne».
Altro nodo da risolvere, però, è quello relativo a un processo mediatico che spesso incide di più di quello che si svolge nelle aule giudiziarie?
«Totalmente d’accordo. Non è possibile che per arrivare al terzo grado di giudizio debbano passare sette anni, mentre durante questo periodo di tempo lunghissimo una persona viene messa alla gogna e quindi ciò possa condizionare anche la sua vita politica. La carriera di Gianni, in un certo modo, è stata indirizzata. Speriamo che possa avere un ripensamento, un ricollocamento anche nello stesso contesto rispetto a quello che abbiamo vissuto, ma ci rendiamo conto che la politica è fatta di spazi, di consenso e di una pratica quotidiana e quindi non sarà semplice da un giorno all’altro riproporsi in un mondo che è cambiato».
Alemanno potrà avere un ruolo da protagonista all’interno di Fratelli d’Italia?
«Da quello che so io è un iscritto, ha manifestato per correttezza del partito la volontà di non fare politica e questo ora dovrà essere rivisto alla luce della nuova situazione. Non so cosa passi per la testa dell’amico Gianni, ma spero torni in campo».
Potrebbe essere possibile rivederlo nelle liste romane, considerando che si avvicinano le amministrative?
«Sarebbe bello. Nei festeggiamenti di ieri qualcuno ha detto Alemanno capolista, ma sono delle cose che si dicono quando si è in festa. Certamente serve una riflessione che non si può ricondurre all’entusiasmo del momento di amici, ma è indispensabile condividerle, considerando quelle che sono oggi le logiche di partito».
Di Edoardo Sirignano
Commenti