Luigi Barone, presidente dell’Asi di Benevento e fondatore del progetto "Meglio Noi", che nel capoluogo sannita ha raccolto numerosi consensi, in un’intervista a Spraynews, chiamando a raccolta i suoi ex compagni di viaggio di Ncd e non solo, evidenzia come la nuova forza centrista, che sta nascendo dopo la vittoria di Mastella nel capoluogo sannita, considerando l’attuale legge elettorale, soprattutto nel Mezzogiorno, sarà determinante per la vittoria nei collegi.
Il suo sindaco Mastella continua a parlare di un centro da anteporre all’asse Pd-5 Stelle e ai sovranisti. Tale progetto, considerando lo scenario attuale, è possibile?
«Assolutamente sì! Non solo è possibile, ma auspicabile, cercato e spinto da più parti del Paese, in particolare nel Mezzogiorno perché ci sono tanti amministratori, parlamentari, sia in carica che non, consiglieri regionali, uomini e donne che per tradizione e storia si riconoscono nei valori legati alla Democrazia Cristiana e che vedono un’ancora di speranza l’idea di Mastella di riprendere il centro. Lui parte, poi vediamo gli altri se si uniranno in una sorta di Margherita 4.0. Un dato di fatto è che la vittoria a Benevento, in cui è stato determinante il gruppo "Meglio Noi", ha una valenza importante perché è stata contro tutto e tutti, tanto da rientrare nelle dinamiche nazionali. Stiamo parlando dell’unico sindaco di centro eletto in Italia».
Chi dovrà essere il leader del nuovo schieramento?
«Mastella è stato molto chiaro. Non vuole condizioni rispetto alla leadership. Ci dovrà essere, però, un leader riconosciuto senza esclusioni, che possa attirare ulteriori consensi».
In passato è stato tra i protagonisti dell’esperienza del Nuovo Centrodestra. Quel mondo si potrebbe ritrovare in una rinnovata parentesi moderata?
«Ci sono tanti amici legati a quell’esperienza e dopo l’annuncio di Mastella mi stanno chiamando per dire ci siamo, siamo disponibili a ripartire e metterci insieme per un nuovo progetto di centro, in modo da poter così dare risposte al ceto medio, alle famiglie e agli italiani. In particolare nel Mezzogiorno, ci sono rappresentanti del Nuovo Centrodestra che intendono attivarsi per essere protagonisti e mi hanno chiesto più volte di parlare con il sindaco di Benevento per un percorso. La verità è che numerosi dirigenti politici e amministratori oggi sono orfani di una forza politica perché non si rivedono in un centrodestra a trazione sovranista o in un Pd che tentenna, che sui territori fa sfracelli e casini e che comunque guarda troppo a sinistra. L’opzione di un centro, che poi su idee e programmi sceglie da che parte stare, è auspicabile».
Ha mai parlato ad Alfano del progetto Mastella?
«L’ho visto anche negli ultimi tempi, ho grande stima e affetto per lui, ma ha fatto un’altra scelta, ovvero quella di dedicarsi alla professione, alla sua attività di avvocato e quindi rispetto alla politica è un osservatore attento, essendo una persona di grande cultura e saggezza. Stiamo parlando di chi è stato ministro dell’Interno, della Giustizia ed Esteri, oltre ad aver fatto il vice premier, nonché di chi è stato il segretario nazionale del maggior partito nella storia repubblicana. E’ un amico a cui ho detto più volte di questa mia idea di perseguire il percorso di Mastella e mi ha ribadito la sua volontà a non tornare in campo. Allo stesso modo, posso affermare che è un uomo di prestigio, che senza ombra di dubbio, manca alla politica italiana».
Forza Italia, intanto, ha lasciato intendere di non voler abbandonare gli alleati. E’ possibile ancora che Berlusconi dia un contributo alla causa moderata, considerando che in Europa è più di un riferimento per il Ppe?
«Berlusconi oggi pensa alla sua candidatura a Presidente della Repubblica. L’elezione del nuovo capogruppo, ad esempio, ha portato a una destabilizzazione all’interno di Forza Italia, che oggi se fosse un po' diversa, con un’idea più moderata, probabilmente potrebbe attrarre nuove adesioni e consensi. Seguendo la linea di Meloni e Salvini, diventa tutto più complicato».
Lo stesso cavaliere ha dichiarato che non è impossibile che la Lega in futuro aderisca al Ppe. A suo parere potrà accadere?
«Ci sono spinte in tal senso, a partire da Giorgetti e da una serie di amministratori della Lega. Devono, però, sempre fare i conti con Salvini. Fino a quando c’è lui, vedo difficile tale percorso. Il posizionamento nel Ppe di una forza sovranista e populista, che in passato ha guardato con attenzione a Orban e Le Pen è complicato. Dovrebbe l’attuale segretario del Carroccio mettere in discussione le sue idee e i suoi valori, anche rispetto al rapporto con l’immigrazione. Se accade ciò, potrebbe pure avverarsi, ma lo vedo lontanissimo».
I ministri del governo Draghi, intanto, hanno preso le distanze dal cavaliere sulla nomina del nuovo capogruppo Barelli. Un percorso, magari in ottica centro, può partire dai rappresentanti azzurri nel governo, ovvero Carfagna, Brunetta e Gelmini?
«Sarebbe auspicabile mettere insieme tutte le forze di centro. Per fare alcune cose ci vuole forza e coraggio, in alcuni manca uno di questi aspetti o addirittura entrambi. Detto ciò, il mondo moderato, se unito, rappresenterebbe una percentuale importante, che sicuramente andrebbe subito in doppia cifra. Il problema sono le logiche personalistiche, quelle legate alle poltrone e al potere, che fanno andare in secondo piano la volontà a creare un qualcosa di importante per il futuro dei nostri figli e del Paese».
Il laboratorio del nuovo progetto potrebbe essere la Campania, dove c’è una storica tradizione popolare. Sarebbe sorpreso se pure il governatore De Luca, costretto ogni giorno a subire il fuoco amico, seguisse l’esempio del primo cittadino di Milano Sala e si attivasse per creare un qualcosa in autonomia?
«De Luca oggi è un dirigente autorevole del Pd. Allo stesso modo non sono mancate le occasioni in cui è stato critico verso il suo partito e i suoi vertici nazionali. Stiamo parlando, comunque, di chi è stato un esempio importante per quanto concerne le aggregazioni moderate, come ha dimostrato il risultato delle regionali in Campania, dove l’area centrista è andata ben oltre la doppia cifra e a Napoli, in cui 5 Stelle e Pd superano di poco il venti per cento, mentre l’altro quaranta che ha votato Manfredi certamente ha scelto altro. Questo ci fa ben sperare. De Luca è stato il primo a capirlo. Così come non è sufficiente l’accordo tra Conte e i dem, non basta quello tra Fi e i sovranisti».
L’attuale legge elettorale in tal senso vi dà un vantaggio?
«In tanti collegi del Mezzogiorno la nuova forza centrista che sta per nascere sarà determinante. Bisognerà tenerne conto, considerando che i nostri dirigenti saranno ago della bilancia per far vincere o perdere qualcuno nei collegi. In tal senso, Meglio Noi sarà protagonista».
Di Edoardo Sirignano
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