Luigi Barone della Federazione Italiana Consorzi Enti Industrializzazione (Ficei) in un’intervista a Spraynews evidenzia come le lungaggini legate al tatticismo al Colle nei fatti rischiano di mettere in ginocchio un Paese che vive un momento di difficoltà a causa dei rincari sulle bollette e di un lockdown silenzioso.
Uno tra i principali problemi è l’aumento del costo dell’energia. Come intervenire?
Quante aziende rischiano di chiudere a causa dei rincari sull’energia?
«Il numero delle chiusure è un dato importante, ma non quello fondamentale. Bisogna, invece, pensare che quando chi produce ha più costi aumentano i prezzi e quindi c’è un rincaro per l’utente finale. Se il pastificio da tre milioni passa a sette di bollette, è chiaro che lo ribalta sul consumatore. Se mezzo chilo di spaghetti, pertanto, oggi costa un euro domani costerà un euro e venti centesimi».
Il problema incide di più nel Sud Italia?
«Incide dappertutto. Le aziende medio-piccole del Sud ovviamente soffrono di più. Le difficoltà maggiori sono soprattutto per chi ha contratti già definiti, magari anche di realtà che fanno forniture per lo Stato che hanno vinto gare di appalto con un prezzo fissato. E’ chiaro, che in questo caso, trovandosi la bolletta raddoppiata, il costo non lo possono addebitare a nessuno. In tale situazione, le gare di appalto andrebbero riviste, tenendo conto dei rincari. Diversamente mettiamo in ginocchio diversi settore dell’economia».
E’ giusto trattare chi produce sviluppo alla pari degli altri?
«L’intervento bisogna farlo su tutti. Ci sono famiglie monoreddito che a causa del costo delle bollette hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Detto ciò, non si può non avere un occhio di riguardo per chi produce sviluppo. Chi crea occupazione, lavoro, non può essere lasciato alla stregua degli altri. Mi riferisco in particolare alle aziende energivore».
Ha scritto a diversi esponenti del governo per sollecitare interventi. Ha ricevuto risposta?
«Non ancora perché lo abbiamo fatto nei giorni scorsi. Sperò, però, che si concluda quanto prima l’elezione del Capo dello Stato, in modo che Giorgetti, il ministero della Transizione Ecologica si attivino per provvedimenti seri e non palliativi. Aziende energivore sono passate da bollette di due milioni di euro a sette, piccoli mobilifici che da settemila euro al mese oggi ne pagano ventimila. Per la stesse Asi, sono aumentati i costi per la depurazione e per la pubblica illuminazione, rincari che poi dovrebbero essere ribaltati sui nostri iscritti. Al momento non lo abbiamo fatto, ma la situazione è critica».
Questo tipo di aumenti accadono nel resto d’Europa?
«In Italia più delle altre nazioni per la questione legata alle politiche energetiche».
Cosa ne pensa del nucleare. Potrebbe essere la soluzione per risparmiare?
Le elezioni al Quirinale, intanto, sul tema energia rischiano di rallentare provvedimenti urgenti…
Può fare qualche esempio…
Di Edoardo Sirignano
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