"La sentenza di oggi è il primo tassello verso la riabilitazione di una persona, Francesco Belsito, che ha dato tanto alla Lega e che ha ricevuto solo schiaffi in faccia da Salvini. Il quale gli ha addirittura chiesto un risarcimento di 500mila euro per danni all'immagine del partito. Si tratta di una richiesta che denota un atteggiamento ostile della Lega e dimostra come il Carroccio utilizzi due pesi e due misure. Siri e Rixi hanno portato il partito al 34 per cento, vuol dire che i problemi giudiziari fanno bene alla Lega, che dovrebbe ringraziare Belsito, non accanirsi contro di lui". L'avvocato di Belsito, Antonio Gallinaro, del foro di Santa Maria Capua Vetere, commenta in esclusiva con Spraynews la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Genova nei confronti dell'ex tesoriere della Lega Nord, accusato di associazione a delinquere insieme con altre tre persone, anche loro assolte: Romolo Girardelli, Stefano Bonet e Stefano Lombardelli. L'inchiesta, partita da Reggio Calabria nel 2011 dopo alcune intercettazioni telefoniche, passata per Napoli in mano al pm Henry John Wookcock e infine approdata a Milano per competenza, ha portato all'arresto di Belsito, rimasto in carcere per due mesi e finito ai domiciliari per altri quattro, per poi essere rinviato a giudizio con un'accusa molto forte: associazione a delinquere finalizzata a una serie indeterminata di appropriazioni indebite, truffe ai danni dello Stato e fatturazione inesistente.
"È stato un minestrone", ha spiegato l'avvocato Gallinaro, "dove i pm hanno messo di tutto e di più, col il solo fine di suggestionare il collegio e portare a una condanna per Belsito, perché se non ci fosse stato l'ex tesoriere della lega di questo processo non si sarebbe mai parlato. Per l'accusa Belsito insieme con Bonet erano i capi promotori di questa associazione a delinquere ma, nonostante i 39 testimoni dell'accusa e una quantità di carte sequestrate tale da essere catalogata in aula con la dicitura di "dai 2 ai 3 metri cubi di documenti" non solo la Procura non è andata oltre il ragionevole dubbio, ma non è riuscita a installare neppure uno di dubbio", precisa il legale di Belsito. I reati che hanno contestato all'ex tesoriere del Carroccio, infatti, secondo Gallinaro non avevano alcuna rilevanza penale ma, al massimo, potevano configurare una condotta riprovevole. Le tesi accusatorie, infatti, prefiguravano un'associazione a delinquere finalizzata all'acquisizione di erogazioni pubbliche attraverso la creazione di relazioni con aziende private o miste pubblico-privato, come Fincantieri, Gnv, Tamoil, Siram. "La colpa di Belsito, da ex vicepresidente di Fincantieri, sarebbe stata quella di aver presentato Bonet per accreditare la società Polare al fine di farle ottenere lavori di innovazione tecnologica nell'ambito dei cantieri navali", spiega il difensore di Belsito, "ma è stato ampiamente dimostrato che i contatti tra Bonet e il mio assistito erano del tutto leciti. E per cucire addosso all'ex tesoriere della Lega l'abito da ladro e corruttore hanno inserito nel procedimento la storia dell'investimento dei 7 milioni della Lega, ma non c'entrava nulla, lo hanno fatto solo per suggestionare il collegio". Era il dicembre 2011 quando Belsito, all'epoca tesoriere della Lega Nord, sulla base di una presunta autorizzazione verbale di Umberto Bossi, leader del Carroccio, fece un investimento da 7 milioni di euro per l'acquisizione di alcune quote di un fondo estero. "Il 31 dicembre di quell'anno" precisa l'avvocato Gallinaro, "dai conti della Lega partono quei soldi, che confluiscono in un conto di Cipro. A gennaio scoppia lo scandalo, con un articolo sul Secolo XIX, viene montato il caso dei fondi sottratti al partito e, visto lo scandalo, la Lega non denuncia Belsito ma chiede la restituzione dei fondi. Hanno inserito pure questa circostanza in un processo dove non c'entrava nulla e Salvini ha costituito il partito nel processo chiedendo una provvisionale di 500mila euro per danno di immagine alla Lega nel risultato del 2011. Ma che danno d'immagine, visto che lo scandalo è scoppiato nel 2012", puntualizza Gallinaro, "e Belsito, quando è andato via, ha lasciato nelle casse del partito 41 milioni, ai quali vanno aggiunti 19 milioni di rimborsi elettorali. Diciamo la verità, la sparizione vera, quella dei 49 milioni, è successiva a Belsito". Il legale dell'ex tesoriere lancia poi una stoccata al vicepremier leghista: "Salvini difende tutti, ma chiede il risarcimento a Belsito. Il mio assistito non è certo una vergine, ma neanche un delinquente come ha cercato di dipingerlo il pm, che aveva chiesto una condanna a quattro anni. Questo processo lo ha massacrato, la sua vita è distrutta", aggiunge il penalista, "ed è stato lasciato solo da tutti. Salvini ha difeso Siri, ha difeso Rixi che è stato pure condannato, ma si accanisce contro Belsito, il quale dovrebbe essere ringraziato visto i soldi che ha lasciato nelle casse del partito". E conclude: "Belsito ha più volte invitato Salvini a un confronto, ma Salvini non l'ha mai voluto incontrare".
di Rita Cavallaro
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