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Berlusconi ai giovani di FI: «Il governo cadrà, poi tocca a noi o il voto»


«Sono ancora in campo, anche perché andare in pensione non fa assolutamente bene». Non è andato in pensione Silvio Berlusconi, che dal Congresso nazionale dei giovani di Forza Italia ha mandato un messaggio agli alleati: «Sono convinto che questo governo non potrà durare, che Salvini si accorgerà presto di non poter tradire il programma del centrodestra presentato ai suoi elettori, che questo governo cadrà e allora ci sono due possibilità: un mandato al centrodestra che trovi in Parlamento i voti necessari a formare una maggioranza di governo, oppure si andrà a nuove elezioni».

Per Berlusconi si potrebbero unire al centrodestra «molti parlamentari del gruppo Misto e delle opposizioni che non vorranno andare a casa. E poi ci sono alcuni parlamentari che faranno i conti anche con il portafogli, perché partecipando a un gruppo autonomo potranno tenersi i 14mila euro dello stipendio anziché versarne 8mila ogni mese a quello che benevolmente definisco un partito».

In caso di voto poi Berlusconi è convinto che quelli «che il 4 marzo sono andato a votare prendendo un abbaglio, questi italiani in gran numero capiranno l'errore e si porteranno nei seggi per garantire al Paese un futuro di democrazia e di libertà. Dobbiamo essere protagonisti del loro convincimento». E come esempio ha citato il raduno dei Sì-Tav a Torino

Il leader di Forza Italia ha replicato poi all'attacco ai giornalisti di Luigi di Maio e Alessandro di Battista: «Mi sembra che siamo all'anticamera di una dittatura». Dall'Hotel Parco dei Principi di Roma Berlusconi si è rivolto ai giovani insistendo molto sul concetto di libertà: «Richiede un'attenzione e una difesa continua. La storia infatti dimostra che la libertà non si perde mai tutta di un colpo. Si perde a poco a poco, senza accorgersene, è come una corda tesa che non si spezza in un momento solo ma che invece si allenta, si ispessisce, si sfibra, si sfilaccia e alla fine diventa libertà minore, libertà condizionata, libertà ferita, libertà che non c'è più. La sua difesa, la difesa della libertà è per tutto questo la missione più alta, più nobile, più entusiasmante che ci sia. Questa è la missione che ciascuno di noi deve sentire come la sua prima fondamentale missione».

La replica di Matteo Salvini non si è fatta attendere: parlando a margine della sua visita in Eicma, l'Esposizione internazionale del Ciclo e del Motociclo, il vice premier ha detto: «Berlusconi parla addirittura di rischio "dittatura" in Italia? Mi dispiace che usi le parole che usano i Renzi, le Boldrini e gli Junker. Le lasci dire ai burocrati di Bruxelles e ai nostalgici di sinistra queste esagerazioni, l'Italia con la Lega al governo sarà sempre democratica e mai più serva di nessuno».

Ma Berlusconi si è rivolto anche ad altre forze politiche: «Anche il Pd ha capito che siamo di fronte a un grave pericolo e quindi, per le nuove persone che sono entrate e costituiscono i vertici del Pd, credo che condividano le nostre preoccupazioni e guardino al futuro come a qualcosa che dobbiamo riportare alla libertà».

Con una punta di nostalgia Berlusconi ha ripensato a quando non c'era Internet riconoscendone l'importanza, pentendosi di non aver utilizzato abbastanza il Web, come di aver ceduto il Milan: «Io non ho avuto la possibilità di approcciare Internet come avrei dovuto fare, ho lasciato ad altri protagonisti di Forza Italia le presenze territoriali, mentre io sono stato presente nelle televisioni. Il risultato non è stato quello che ci aspettavamo. Nei nostri conteggi pensavamo di avere il 24 per cento, abbiamo avuto solo il 14 per cento. Io non ero in campo, la magistratura di sinistra mi ha riqualificato e reso candidabile solo due mesi dopo. I nostri sondaggi ci hanno fatto vedere come 2 milioni e mezzo di tifosi del Milan non ci abbiamo più votato perché arrabbiati per aver ceduto il Milan. Sono e sarò sempre, credo, l'unico presidente di club che nel mondo del calcio ha vinto di più, ma la cosa che ci ha tolto più possibilità è stata la nostra assenza dal mondo del web. Dobbiamo rimediare diventando protagonisti del web».

C'è spazio anche per uno dei famosi racconti del Cavaliere, che ha parlato di un incontro coi compagni di liceo: «Siamo rimasti in otto, uno era con la stampella, un altro era accompagnato dai figli e io, inclemente, ho detto "avevo invitato i miei compagni, non i loro nonni"».


di Paolo dal Dosso

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