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Berlusconi rinviato a giudizio nel processo escort: secondo l'accusa pagò Tarantini per mentire



Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio dal Gup del Tribunale di Bari Rosa Anna Depalo per l'inchiesta escort. Secondo l'accusa della Procura del capoluogo pugliese, sostenuta dal procuratore Pasquale Drago e dal sostituto procuratore aggiunto Eugenia Pontassuglia, il cofondatore di Forza Italia, all'epoca dei fatti contestati (2008-2009) Presidente del Consiglio, pagò l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini per indurlo a mentire di fronte all'autorità giudiziaria sui fatti della vicenda escort. A processo insieme al Cav anche il faccendiere ed ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola, secondo l'accusa il tramite utilizzato per far pervenire a Tarantini «ingenti somme di denaro, consulenza legale ed un lavoro». Per Lavitola il gup di Bari ha dichiarato la propria incompetenza territoriale ad agire e ha disposto l'invio degli atti al Tribunale di Napoli.


La vicenda escort, che avviluppò l'ex premier in un vortice di scandali pubblicati e che lo vedevano protagonista di serate poco ortodosse in compagnia di prostitute nella sua residenza estiva di Villa Certosa, trovò il suo principio nelle dichiarazioni rilasciate da Patrizia D'Addario, ex escort di professione, che rese pubbliche, nel 2009, le registrazioni fatte durante le notti brave in compagnia del capo di Forza Italia e che scoperchiò un giro consuetudinario di prostituzione, richiesta di favori e denaro, talvolta ai limiti dell'estorsione, di cui Berlusconi si rese protagonista e vittima. Secondo l'accusa l'ex premier pagò l'imprenditore Tarantini, poi condannato in primo grado per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione, affinché mentisse di fronte ai giudici sul particolare che Berlusconi non fosse a conoscenza del fatto che le ragazze che lui abitualmente "ingaggiava" fossero in realtà delle prostitute di professione. Per Tarantini la condanna in primo grado fu di 10 anni e 7 mesi e con lui furono giudicati anche Sabina Beganovic, la maitresse dei festini nella villa privata di Berlusconi e il pr milanese Peter Faraoni, amici dell'imprenditore pugliese e considerati suoi complici nel giro di reclutamento delle escort. Nonostante la condanna di Tarantini, si è poi aperto un secondo filone delle indagini, volto ad accertare se realmente l'ex Presidente del Consiglio non fosse a conoscenza del fatto che quelle di cui si attorniava fossero delle escort.


Una tesi ovviamente rigettata dall'accusa, che proverà a convincere il giudice nel corso del processo la cui data di inizio è fissata per il 4 febbraio 2019. Parallelamente al procedimento che vede rinviato a giudizio Silvio Berlusconi, resta in stand by il secondo grado del processo a carico dell'imprenditore barese Tarantini, dopo il suo ricorso alla condanna inflittagli in primo grado. Nella fattispecie, a differenza di quanto negato in primo grado, è stata accolta l'istanza per cui gli atti processuali sono stati inviati alla Corte Costituzionale che dovrà dirimere la questione di legittimità di una condanna da parte di un tribunale per chi ingaggia prostitute che svolgono volontariamente la professione. In seguito al rinvio a giudizio dell'ex premier, il codifensore e storico legale di famiglia Nicolò Ghedini, ha espresso tutta la sua fiducia che «a dibattimento in tempi rapidi il presidente Berlusconi sarà completamente assolto». «Il rinvio a giudizio», ha spiegato invece Francesco Paolo Sisto, secondo difensore del Cav, «è giustificato dall'imponente materiale che legittima, secondo il giudice, l'esperimento dibattimentale. La necessità di approfondimento del materiale probatorio è propria del dibattimento e non del giudizio di prognosi del Gup. Il dibattimento», ha concluso Sisto, «sarà la fotografia di una difesa che secondo noi è più che sufficiente per ottenere l'assoluzione del presidente Berlusconi». Nel processo a carico dell'ex premier si è costituita parte civile la Presidenza del Consiglio dei Ministri, considerata la carica ricoperta da Berlusconi negli anni risalenti ai fatti e che tutelerà la sua immagine a causa del danno da essi arrecato.



di Alessandro Leproux

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