Candidatura non ‘di bandiera’, Silvio andrà in Europa
«Alla bella età che ho, ho deciso, per senso di responsabilità, di andare in Europa dove manca il pensiero profondo del mondo». Il vecchio leone torna a ruggire. Silvio Berlusconi scende di nuovo in campo e fa l’annuncio ufficiale durante un comizio a Cagliari, dove si deve votare, domenica prossima, per un seggio supplettivo (cioè un collegio uninominale) a causa delle dimissioni di un deputato 5Stelle, Andrea Mura, e dove è venuto per sostenere il candidato del centrodestra (unito), che poi è Daniela Noli, esponente azzurra locale. Il Cavaliere, che oggi ha 82 anni, si candiderà, dunque, alle prossime elezioni europee del 26 maggio in qualità di capolista di Forza Italia e in tutte le cinque circoscrizioni elettorali e – fanno sapere subito i suoi – «quella di Silvio è una discesa in campo ‘vera’. Vuole andare al Parlamento europeo, dove verrà sicuramente eletto, e restarci anche per prendersi la rivincita da un Parlamento italiano che lo ha cacciato in modo ignominioso e vergognoso. Silvio crede nell’Europa, sa che la battaglia che si giocherà nel prossimo Parlamento e nella prossima Commissione è una battaglia decisiva per i destini del Continente, oltre che per quelli del nostro Paese, vuol esserci e ci sarà con tutto il suo peso e autorevolezza».
Berlusconi oscura il giorno clou del governo gialloverde
La notizia conquista, subito, le aperture di tutti i siti Internet e le pagine di tutti i principali giornali on-line. Berlusconi, che il ‘senso della notizia’ ce l’ha nel sangue da ben prima della sua discesa in campo in politica, ottiene – con un tempismo perfetto – di occultare, almeno fino a sera, quella che doveva essere, in teoria, la ‘notizia del giorno’. E, cioè, il varo, dopo un summit mattutino a palazzo Chigi tra Conte, Tria, Salvini e Di Maio, delle attesissime misure chiave del governo gialloverde: il decreto unico che il cdm varerà, stasera, per attuare il reddito di cittadinanza e quota 100. Ma prima di ‘strologare’ sul senso della mossa tattica e strategica del Cavaliere – un arrocco, per ora, più che uno scacco matto – conviene ascoltare bene le sue parole.
«Il centrodestra unito – spiega il leader e fondatore di FI - è un’alleanza vincente in Italia, alle politiche abbiamo vinto ma senza purtroppo raggiungere la maggioranza. È il futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo perché rappresentiamo le idee liberali. Ho deciso di candidarmi alle elezioni europee per portare la mia voce, per un’Europa da cambiare e una Difesa unita per sedersi al tavolo con le altre potenze mondiali» racconta Berlusconi da Quartu Sant’Elena, vicino Cagliari, Sardegna, dove appunto si vota per le supplettive.
Le elezioni supplettive in Sardegna e, dopo, le Regionali
Dato che il quid dell’argomento è ostico, Berlusconi spiega che «elezioni suppletive significa che quel movimento dei grillini che ha preso i voti ha scelto a caso il candidato. Qui hanno indicato un signore che è andato in Parlamento una volta e poi ha deciso che era molto più comodo andare in barca a vela, beato lui, reagendo così al voto di fiducia che gli avevano dato i cagliaritani». E visto che in Sardegna si vota anche, a marzo, anche per le elezioni regionali, e anche in questo caso il centrodestra si presenta unito e con ottime possibilità di vittoria (il candidato è Christian Solinas, indipendentista locale, e scelto personalmente da Salvini, reduce da una fitta due giorni di tour elettorale nell’isola), rispetto a un centrosinistra uscente sempre più debole, che candida il sindaco ‘di sinistra’ Massimo Zedda e a un candidato dell’M5S, Stefano Desogus, che non decolla, Berlusconi ne ha approfittato per fare uno spot per il centrodestra isolano unito (660 candidati per 11 liste), dicendo «che raccoglierà risultati molto positivi. La Sardegna molto spesso, anche in passato, ha anticipato situazioni che poi si sono verificate a livello nazionale e mi auguro che già con il voto di domenica prossima si possa dimostrare che molti sardi hanno capito chi sono i grillini». In pratica, il leader di Forza Italia spera di riconquistare i voti persi in tutti questi anni verso il Movimento 5 Stelle, solo che lo fa a suo modo, cioè mettendosi i guantoni: «Chissà che questa andata fuori di testa di molti elettori che hanno votato M5S non possa subire un cambiamento».
L’obiettivo vero del Cavaliere è il ‘ribaltone’ al governo
Ma l’obiettivo grosso cui Berlusconi mira è tutto politico: «Penso che ci sia bisogno di cambiare questo governo – è l’affondo del Cavaliere – che per noi è una vera iattura perché una sua parte, quella dei 5 Stelle, è fatta da persone che non hanno alcuna esperienza né competenza. Sono come quei signori della sinistra comunista del 1994, ma in più hanno questo grave difetto. Non vedo nessuno tra loro a cui poter consegnare la fiducia». Fiducia che, invece, il Cav è sicuro che il centrodestra è pronto a raccogliere, magari provocando un ‘ribaltone’ che mandi a casa il governo e la maggioranza gialloverde che lo regge per dare vita a un nuovo governo e a una nuova maggioranza che si basi su un – rinnovato e tutto da verificare – ‘patto di lealtà’ tra i tre partiti su cui lo stesso centrodestra si fonda (FI, Lega, FdI), ma che necessiterebbe, per riuscire nell’operazione, di una considerevole pattuglia di transfughi (parlamentari 5Stelle) che abbandonino il loro partito per sostenere l’operazione. E’, appunto, la famosa ‘operazione Scoiattolo’ – detta pure ‘adotta un grillino’ – cui il leader di FI lavora da tempo e che dovrebbe vedere almeno una cinquantina, tra senatori e deputati, pentastellati che abbandonino la loro ‘casa madre’.
Un passato, quello di Berlusconi e di FI, che ritorna
La ricandidatura di Berlusconi avviene, peraltro, a 25 anni dalla sua ‘discesa in campo’ in politica, la prima, che venne annunciata con un messaggio televisivo il 26 gennaio 1994. Berlusconi, quell’anno, vinse le elezioni due mesi dopo, guidando l’alleanza con la Lega al Nord (Polo delle Libertà) e con An e il Cdu al Sud (Polo del Buongoverno) e diede vita al suo primo governo, durato meno di un anno a causa del primo ‘ribaltone’ che dovette subire, quello della Lega di Bossi che, con Scalfaro, gli sfilò palazzo Chigi. Al governo Berlusconi tornerà due volte: tra il 2001 e il 2006, a capo della Casa delle Libertà (FI-An-Ccd) e, tra il 2008 e il 2011, con il Popolo delle Libertà alleato con Udc e Lega. Poi, un nuovo ‘ribaltone’, quello del 2011, che Berlusconi giudica ancora oggi un ‘complotto’ (ordito, peraltro, secondo il Cavaliere, proprio dalle cancellerie europee, con il beneplacito di Napolitano e l’arrivo al governo di Monti). Infine, dopo le Politiche del 2013, quando Berlusconi tornò alla guida della sola Forza Italia, ecco arrivare – era il 27 novembre del 2013 – il voto al Senato che ne decretò la decadenza da senatore per effetto della legge Severino dopo la condanna subita per frode fiscale. L’ormai ex senatore, grazie all’affidamento ai servizi sociali, scontò la sua pena presso la Casa famiglia di Cesano Boscone, ma oggi - dopo la sentenza con cui, a maggio del 2018, il tribunale di Sorveglianza di Milano concesse al Cav la riabilitazione - l’ex tre volte premier è tornato perfettamente ricandidabile, anche se è ancora imputato nel terzo filone del ‘caso Ruby’.
Il 26 gennaio ‘rinasce’ Forza Italia con i ‘gilet azzurri’
E proprio il prossimo 26 gennaio Forza Italia festeggerà il suo compleanno (25 anni dalla sua fondazione) facendo scendere in piazza, in tutto il Paese, parlamentari, dirigenti, amministratori locali con quei ‘gilet azzurri’ che hanno già fatto la loro prima approvazione in Parlamento gli ultimi giorni di dicembre mentre il governo stava per approvare una manovra economica che vide FI salire sulle barricate. E proprio i temi dell’economia e del lavoro e una guerra senza quartiere al reddito di cittadinanza saranno gli asset tematici che il Cavaliere vuole far giocare al suo partito per riportarlo al centro della scena e farlo risalire nei sondaggi. L’obiettivo, infatti, è rimettere il suo partito, in forte calo nei sondaggi (oggi FI è quotata tra il 9% e l’11% massimo), al centro dell’agone politico, ma anche evitare che possa diventare ‘scalabile’ dall’interno (il governatore ligure Toti) o dall’esterno (le spinte egemoniche della Lega di Salvini). E così, alle Europee, tutti i big azzurri saranno in campo per affrontare una partita che rischia di essere quella della vita o, appunto, quella che dimostrerà la sua esistenza in vita. Certo, nelle ultime settimane, erano circolate diverse voci, come quella di una “carica delle donne” che avrebbe visto la discesa in campo, come capolista nelle circoscrizioni, Mara Carfagna capolista al Sud, Annamaria Bernini nel Nord Est e Mariastella Gelmini nel Nord Ovest, con un maschio, Tajani, come ovvio capolista al Centro, ma poi ‘Silvio’ – superando le ultime resistenze della famiglia, figli in testa, che temono che la campagna elettorale prolungata lo strapazzi troppo – ha deciso che era l’ora di tornare a ‘metterci la faccia’. Ci saranno, nelle liste degli azzurri, posti e spazi per la società civile (molte donne, soprattutto), per un patto ‘federativo’, già siglato, con l’Udc, oggi guidato da Lorenzo Cesa, che tornerà all’Europarlamento, e naturalmente per un ‘asso’ della presenza di FI nella Ue come il presidente uscente dell’Europarlamento, Tajani, ma anche per la squadra uscente azzurra a Strasburgo, guidata dall’europarlamentare uscente, Elisabetta Gardini. Ma se è vero – come dicono sempre dentro Forza Italia i big azzurri – che «nessuno qui si salva da solo, serve l’aiuto di tutti», la discesa in campo di Berlusconi come candidato capolista in tutte le circoscrizioni è un balsamo, oltre che un traino, per tutto il partito. Un partito che, appunto, a 25 anni dalla sua fondazione, oggi lotta, di fatto, per la sua sopravvivenza. Se la scommessa verrà vinta, con un risultato intorno al 15%, allora sì che Berlusconi non solo avrà vinto la sua puntata, ma potrà anche, e con buone possibilità di successo, andare da Salvini per proporgli, con il suo solito tono suadente, se non per imporgli, un ‘ribaltone’ che riporti FI al governo. Ovviamente dentro uno schema di gioco che avrà per perno un centrodestra rinnovato con Salvini che diventa premier e Forza Italia che torna al governo e dalla porta principale. «Perché – chiosa un dirigente azzurro – a quel punto sarà Salvini a venire da noi per chiederci le chiavi del governo».
di Ettore Maria Colombo
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