Bertinotti, ci stiamo assuefacendo alla normalità della guerra?
La guerra purtroppo continua, ma non ci stiamo assuefacendo. Alla guerra non si stanno assuefacendo, innanzi tutto, le popolazioni coinvolte drammaticamente e mortalmente, ma anche le reazioni esterne non sono di chi l’ha cancellata. La guerra è incancellabile per le conseguenze non solo sulla vita delle persone, ma anche sull’economia e sul futuro di tutti. “Questo Paese”, diceva il grande poeta Bertolt Brecht, “ha perso la guerra e il suo popolo muore di fame. Quest’altro Paese ha vinto la guerra, ma il suo popolo muore ugualmente di fame”. Le conseguenze della guerra non sono eliminabili. Bisogna eliminare la guerra.
Si sta facendo tutto quello che è possibile fare per eliminare questa guerra?
Assolutamente no. Manca totalmente la politica. Manca la capacità di attivare il negoziato, la trattativa, la mediazione. La politica non c’è. Sembra che tutti gli Stati si siano ridotti, come dice giustamente il Papa, a parlare la lingua della guerra. Nessuno è ancora capace di parlare la lingua della pace.
A proposito del Papa, che ne pensa di Volodymyr Zelenski, che si è arrabbiato perché Papa Francesco ha voluto che questa sera alla Via Crucis sfilassero insieme, mano nelle mano, due amiche speciali: Irina, infermiera ucraina e Albina, specializzanda russa, che lavorano fianco a fianco al Campus Biomedico di Roma?
Ho sbagliato quando ho detto che nessuno parla ancora il linguaggio della pace. Papa Francesco è l’unico sulla scena mondiale che parla il linguaggio della pace. Ha scritto un libro bellissimo e quello che si legge nell’introduzione è tutto quello che bisognerebbe dire a tutti gli abitanti del mondo contro la guerra. L’iniziativa di questa sera è la migliore che si sia conosciuta in questi giorni così tristi. Zelensky non capisce perché è immerso nella cultura della guerra.
Continuare a inviare armi agli ucraini aiuta la ricerca della pace?
Io penso che non sia giusto perseverare su questa strada, perché continuo a pensare che la strada giusta sia quella della diplomazia, della richiesta di pace dei grandi Stati. In Europa è stato un piccolo Stato, come l’Austria, a dare l’esempio di come ci si dovrebbe comportare.
Che cosa l’ha più lasciato sgomento da quando è scoppiata la guerra?
La guerra.
La guerra è un crimine per sé?
La guerra è certamente un crimine. E’ il più grande male che l’umanità possa perpetrare con le sue mani. E’ il contrario dell’umanità e il fallimento tragico della politica.
Questa guerra è spietata soprattutto contro le donne e i bambini, vittime innocenti e incredule dell’orrore…
E’ l’orrore della guerra moderna. E’ drammatico. E’ coinvolgente. E’ terribile. Chi ha memoria di altre epoche sa che la guerra moderna è una guerra terroristica. Quando avevo quattro anni e vivevo a Milano, ricordo che a meno di mezzo chilometro dalla mia casa fu bombardata una scuola elementare e furono uccisi 350 bambini. Se lei va a Gorla, quartiere della periferia di Milano, vedrà un grande monumento, che raffigura una donna con in braccio un bambino morto. Le violenze contro le donne e le stragi di bambini sono orrori tipici della guerra moderna.
di Antonello Sette
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