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Blitz 5Stelle sulla eco-tassa ma Salvini è lapidario “no a nuove tasse sull’auto”

Aggiornamento: 7 dic 2018



L’ultima incomprensione è sulla eco-tassa, la nuova imposta sulle auto che i Cinque Stelle introducono con un blitz nella manovra alla commissione Bilancio della Camera. Ma Matteo Salvini è lapidario: “Sono assolutamente contrario a tassare un bene già ipertassato”. Quindi, no netto a “nuove tasse sull’auto”. Luigi Di Maio, nonostante l’imposta sulle auto sia un tema caro al suo sottosegretario al Mise, il pentastellato Davide Crippa, fa rapida marcia indietro: “E’ stata fatta confusione. Si cambia”. Scene quotidiane da un “matrimonio” che quasi ogni giorno ormai conosce la sua frizione tra i due contraenti del governo giallo-verde. Con uno dei due, e cioè Salvini, però che sembra ormai dominare sempre più la scena. Ma il governo è destinato, a detta di tutti, a durare almeno fino alle Europee. Il ministro dell’Interno e vicepremier leghista, dato sempre più su dai sondaggi, quasi ogni giorno ripete: “Il governo dura cinque anni. Resto fedele al contratto”. Ma è evidente che tra i parlamentari leghisti serpeggia una certa insofferenza per le “improvvisate” grilline. E comunque, anche se può sembrare paradossale, non sarebbero le elezioni anticipate dopo le Europee la soluzione aupiscabile per la Lega, nonostante goda di sondaggi sempre più favorevoli.


Che vedono i grillini invece scendere, come ad esempio al Nord-Est dove in pochissimi mesi secondo le rilevazioni avrebbero addirittura perso il 7 per cento. Nel Carroccio, realisti e pragmatici come sono per natura, sarebbero ormai convinti che il Quirinale il voto anticipato non lo concederebbe. E comunque sia, a norma di Costituzione, in caso di crisi, ci sarebbero prima i tentativi di formare un nuovo governo in parlamento. E c’è anche da dire che nella Lega un po’ da sempre non si sentono proprio amatissimi al Quirinale. Tanto vale, secondo un ragionamento che circola in ambienti del Carroccio, se le frizioni diventassero ingestibili a causa del risultato delle europee con una Lega sempre più forte, a quel punto dar vita a una nuova maggioranza di centrodestra. Che troverebbe i numeri per sostenersi anche tra un gruppo di esponenti pentastellati, arrivati al secondo mandato, ovvero l’ultimo secondo le loro regole interne, e quindi destinati a non entrare più in parlamento. Parlamentari insomma che avrebbero tutto da guadagnare e niente da perdere. Questi sarebbero, secondo uno schema della “geografia” pentastellata che gira tra i leghisti, i grillini di “terza fascia”. Mentre quelli di “prima fascia” sarebbero quelli che alcuni parlamentari del Carroccio definiscono un po’ spiritosamente sotto voce come i “ministeriali, i nuovi democristiani”.


La “seconda fascia”, invece, sarebbe, secondo lo schema che gira tra i leghisti, quella “comunista di Di Battista e comunque quella del MoVimento delle origini”. Ci sarebbe, infine, la “quarta fascia” di quelli “arrivati in parlamento quasi per caso”. Indiscrezioni, gossip da Transatlantico che però riprendono a circolare a ogni “incomprensione” tra i contraenti. Una cosa comunque sembra certa: ai piani alti della Lega si ritengono solo i risultati delle elezioni europee di maggio, con i loro numeri reali, e non virtuali come quelli dei sondaggi, il vero test attendibile per decidere come proseguire. Perché se, come auspica il Carroccio, Salvini toccasse o sfiorasse quota 40 per cento e i Cinque Stelle flettessero invece a poco più del 20 per cento, si aprirebbero contraddizioni e frizioni difficilmente da gestire nella compagine governativa giallo-verde. E a quel punto potrebbe scattare il piano della nuova maggioranza di centrodestra con Forza Italia, Fratelli d’Italia insieme con la Lega, forza centrale e trainante, e gli “ormai ex grillini”. Evidente che Salvini sarebbe il premier di questa compagine. Ma è chiaro che si tratta solo di ipotesi, indiscrezioni, perché, appunto, “il governo durerà 5 anni”, conferma il leader, che smentisce seccamente le parole attribuitegli da un’agenzia di stampa sulla pazienza che ci vorrebbe con i pentastellati. In fondo, la Lega può muoversi in modo più tranquillo dei Cinque Stelle anche sulla manovra. Salvini ha già detto a proposito del deficit (mentre si fanno tutte le congetture sul fatto se scenderà al 2,2 o al 2 se non all’1,9) di non essere attaccato ai decimali. Dice che quota 100 sulle pensioni non slitterà a giugno. Ma c’è anche chi maliziosamente nel centrodestra fa notare che comunque quota 100, anche se è un architrave del programma leghista, non viene al primo posto come per Di Maio viene, invece, il reddito di cittadinanza, vessillo del MoVimento. Al primo posto per la Lega ci sono sicurezza e immigrazione. E ai piani alti del Carroccio sembrano convinti: “Ormai noi abbiamo incassato su questi temi risultati che ci daranno lo sprint per alcuni anni, perché erano queste le risposte che innanzitutto si attendevano gli italiani”.


Silvio Berlusconi intanto torna però a pungolare la Lega che "ha appaltato in esclusiva la gestione della politica economica ai 5 Stelle". E sulla manovra dice: "Non è questione di decimali ma di tassazione, deburocratizzazione per attrarre e sostenere investimenti che creano occupazione". Quindi, infrastrutture. Il Cav parla in particolare del Sud con gli amministratori pugliesi, ma è chiaro che il messaggio è per tutti. Berlusconi definisce quella del governo "un'alleanza innaturale e agli sgoccioli".


di Paola Sacchi

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