Boeri si scałda per un futuro in politica. A Montecitorio il suo nome circola con insistenza, quasi quanto i suoi attacchi al governo, per un ruolo nel Partito Democratico. D’altronde il tema della previdenza ha sempre grande presa sull’elettorato e il bacino di riferimento della politica è composto sempre più da over 50. Basta vedere le ultime campagne elettorali per rendersi conto che i giovani hanno un ruolo marginale. Sono i cinquantenni, quelli prossimi alla pensione, il target più consistente e quindi quello da conquistare. Il Presidente dell’Inps, prossimo alla scadenza, lo ha capito e non lascia passare un’occasione per sparare bordate contro il governo mettendo in guardia dai trabocchetti della quota 100 e dal boomerang del reddito di cittadinanza. C’è chi lo vede, dentro il Pd, come un’alternativa a Minniti, una riserva tecnica che potrebbe tornare utile in una situazione di stallo del partito.
Boeri peraltro ha dalla sua anche la lontananza da Renzi. Tra i due non è mai corso buon sangue e l’ex presidente del Consiglio è stato più volte tentato dal sostituirlo o comunque da indurlo alle dimissioni.
Stretto tra due fuochi, quello amico della corrente renziana del Pd e quello della maggioranza, che non vede l’ora di liberarsene, Boeri si prepara a un futuro in politica. I suoi messaggi hanno il tono più di un esponente di partito che di un tecnico. Le sue bordate sono ad ampio raggio e travalicano in modo evidente il suo ruolo di presidente dell’Inps. Come quando, in un convegno a Bologna, (quindi di fronte a una platea “amica”) ha accusato il governo di aver varato una legge di bilancio “maschilista” perché conserva le differenze di età nell'accesso alle pensioni per uomini e donne, e non rifinanzia il congedo di paternità «Che era uno strumento molto importante per promuovere un'uguaglianza di opportunità». Dimenticando che la differenza di età di pensionamento fu in tutte le riforme, fortemente voluta dai sindacati pensando al ruolo pesante che le donne hanno ancora in famiglia per la cura degli anziani.
E dimenticando anche lo scarso appeal che i congedi parentali hanno avuto nel nostro Paese. Ma forse confidando nel potere evocativo che il termine “maschilismo” ha sull’elettorato femminile. Così ha rincarato la dose sottolineando che «C’è poca attenzione da parte di coloro che si definiscono populisti verso la problematica femminile». Ma le frecce più acuminate le riserva alla riforma previdenziale con la quota 100. “Troppe promesse e conti sbagliati” tuona in ogni situazione e sforna dati su dati che indicano come il Paese corra il rischio di andare a schiantarsi contro un muro. Ma il governo fa orecchie da mercante sapendo che il suo mandato ha i giorni contati. Resta da vedere se il Pd sarà pronto ad accoglierlo.
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