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Bonelli: “Draghi vuole trasformare gli appalti in una giungla”



“Altro che Europa! Draghi vuole trasformare gli appalti in una giungla senza regole”

“La chiamano transizione ecologica. Si investe su chi inquina e non sul trasporto”

“Hanno detto sì al Ponte sullo Stretto senza verificarne l’impatto ambientale”

Il Bonelli, non le sembra che questo sia diventato il Governo della regressione ecologica e sociale. Cominciamo da quella sociale. La tragedia della funivia ha portato a galla non solo comportamenti criminali in nome del guadagno, ma anche concessioni rilasciate senza le necessarie garanzie. Nel frattempo, con la scusa della semplificazione delle procedure, si dà il via libera ad appalti al ribasso e a subappalti selvaggi. In concreto a più ricatti, più sfruttamento, più criminalità e più morti sul lavoro…

Per quanto riguarda la funivia si tratta di un atto criminale e, come tutti gli atti criminali, non c’è prevenzione che tenga.


C’è stata una manomissione e, quindi, contestualizzerei quanto è accaduto in quell’ambito specifico. Detto questo, però, passando al decreto semplificazioni, constato che il Governo del migliore e dei migliori, che doveva portare una ventata d’Europa nel Paese detentore dei record delle procedure di infrazioni e dei morti sul lavoro, ci propone una bozza che altro non è che la deregulation più totale. Vorrebbero realizzare ciò che neppure il ministro Pietro Lunardi riuscì a fare. Una deregulation a 360 gradi che significa non solo assenza di trasparenza, ma anche insicurezza e rischi nei luoghi di lavoro. Sono rimasto basito nel vedere il codice degli appalti, che doveva portarci in Europa all’insegna del rispetto delle regole e delle procedure, smantellato proprio dal Governo di chi si era preteso migliore. E’ veramente inaccettabile.


La deregulation è anche un grande regalo alla criminalità organizzata…

La criminalità organizzata si incunea laddove si può incuneare e non c’è dubbio che il massimo ribasso e tutte le procedure che smantellano di fatto il codice degli appalti, specialmente in un vulnus come il nostro, aprano un portone alla criminalità organizzata.

In questo Paese si parla di tutto, meno che delle morti sul lavoro…

Se ne parla nel momento in cui si muore sul lavoro con dichiarazioni di circostanza molte ipocrite, perché tutti sanno che non si farà niente e si continuerà come prima. Il tema è, come sempre in Italia, la grande questione dei controlli. Il nostro Paese per una volontà scientifica dello Stato non protegge i controlli, con la conseguenza che chi vive e prospera nel proprio orticello non rispettando le regole la fa franca.


Passando all’altro argomento, il Governo dei migliori come lo chiama lei, avrebbe dovuto caratterizzarsi per una neonata vocazione ambientale. Che ne è della sbandierata transizione ecologica?


Io vedo solo trivelle che spuntano come funghi. L’ultimo esempio è di soli sei giorni fa con la piattaforma Teodorico che ha ottenuto l’ok dal Governo per trivellare il mare Adriatico.

Il Governo si era presentato con i migliori propositi. Devo dire che siamo anche stanchi, e io lo sono molto a livello personale, di sentire parlare di transizione ecologica, come strumento di propaganda comunicativa, senza la minima coerenza fra ciò che si dice e ciò che si fa. Questo Governo sta facendo esattamente l’opposto di quello che ha dichiarato Draghi il 13 febbraio quando disse che sarebbe stato un governo verde.


Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un regalo a quei settori industriali strategici che, a partire dall’Eni, non sono pronti a una riconversione ecologica.


Dove invece si dovrebbe investire e non si investe?


Il Pnrr non investe sul trasporto pubblico. Una scelta allucinante. Come si fa in un Paese dove, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, muoiono per l’inquinamento ambientale cinquantaduemila persone ogni anno, avere un sistema infrastrutturale di trasporto pubblico che è ultimo in Europa. Le do un dato clamoroso. Madrid può contare su 290 chilometri di metropolitana. L’Italia intera su 234. E poi noi abbiamo cinque chilometri di impianti per il trasporto a rete fissa per milione di abitanti, la Germania ventitré. Non si è investito sulla depurazione. Non si è investito sulle reti idriche che perdono una quantità di acqua potabile che potrebbe dar da bere a quaranta milioni di persone. Non si è investito sulla mobilità elettrica.


Siamo relegati in fondo alle classifiche europee anche sulle auto elettriche?


Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ritiene che l’auto elettrica un problema fino a quando le energie rinnovabili non raggiungeranno il sessanta per cento della produzione. Un traguardo che, per sua stessa ammissione, sarà raggiunto fra dieci anni. Mentre nel resto del mondo tutte le grandi industrie automobilistiche hanno stanno convertendo la loro produzione a favore dell’elettrico, noi abbiamo un ministro della Repubblica che frena sull’investimento della mobilità elettrica e, addirittura, parla di un mini nucleare di transizione, dimenticando il responso inequivocabile di due referendum. E poi…

E poi?


E poi c’è la ciliegina sulla torta. A me sembra che molte delle cose che Berlusconi aveva in mente di fare quando era premier, c’è ora qualcuno che vuole realizzarle, a partire dal Ponte sullo Stretto. La relazione che il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha inviato al Parlamento contiene il via libera del Governo, senza spiegare, però, il motivo per cui i tecnici del ministero dell’Ambiente non sono stati integrati, come era previsto, nel gruppo di lavoro che doveva preventivamente esprimere un parere. Hanno detto sì senza prendere in considerazione l’aspetto ambientabile, pur trovandosi notoriamente al cospetto di un’area ad alto rischio idrogeologico. Non ci siamo assolutamente. Il Governo dei migliori ha partorito non una transizione, ma quella che io chiamo una finzione ecologica. Una finzione insopportabile.

di Antonello Sette

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