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Boniver: «Mi sembra una giusta ambizione per Palamara candidarsi»


Margherita Boniver, già ministro negli esecutivi Andreotti e Amato, nonché sottosegretario, eurodeputata e senatrice di lungo corso, in un'intervista a Spraynews, evidenzia come il centrodestra dovrebbe sostenere la candidatura di Luca Palamara alle prossime suppletive nel collegio romano lasciato libero dai 5 Stelle. Allo stesso tempo, però, conferma le divisioni tra chi all’interno della coalizione è pronto a sostenerne la discesa in campo e chi è contrario.


Cosa ne pensa della candidatura dell’ex togato?


«Mi sembra sia una giusta ambizione per Palamara candidarsi. Bisognerà vedere, poi, se ce la farà a essere eletto. Non è così facile il salto dalla magistratura alla politica, in particolare se non si hanno dei grandi appoggi. Ho visto che ci sono persone molto entusiaste della sua discesa in campo e invece altre che sono scettiche. Io mi collocherei a metà».


Ritiene che il centrodestra lo sosterrà?


«In teoria, dovrebbe farlo, anche se al momento è prematuro parlarne. Il libro “Il Sistema” ha avuto un enorme eco. Palamara si è preso delle grandissime responsabilità. E’ stato, infatti, molto coraggioso a denunciare quello che è un sistema, che sembra essere inarrestabile. Dire che servono delle riforme è una cosa ovvia».


La sua discesa in campo potrebbe rappresentare la scintilla per far partire quel processo di riforme voluto da molti?


«Stiamo parlando di un libro denuncia molto importante. Da qui, però, a dire che è l’unico strumento è esagerato. Piuttosto, può costituire, insieme ai referendum, una spinta per cambiare le cose. Le riforme, messe in piedi dalla ministra Cartabia, sono un segnale, ma moltissimo resta ancora da fare».


Sosterrà i referendum proposti da Radicali e Lega?


«Senz’altro. Li abbiamo sostenuti anche quaranta anni fa, pagandone pure le conseguenze. Quando il partito socialista e quello radicale allora lanciarono il referendum per la responsabilità civile dei magistrati, abbiamo visto prima che quest’ultimo non è mai diventato un argomento normato nel modo giusto ed equilibrato e poi nessuno mi può togliere dalla testa, che avendo promosso insieme ai radicali tale quesito, molti socialisti ne hanno pagato un po' le conseguenze vendicative».


Cosa ne pensa, invece, della riforma proposta dalla ministra Cartabia?


«Non sono in grado di entrare nel merito profondo di una riforma imposta dall’Europa. Se fosse stata un’iniziativa autonoma probabilmente avrebbe avuto un respiro più ampio, ma è tutto da vedere. Certamente, comunque, rappresenta un passo in avanti. Non comprendo davvero le critiche feroci che sono state rivolte alla Cartabia. Ci siamo trovati di fronte a un’intollerabile aggressività. Aver definito la riforma come un fallimento o addirittura un punto di non ritorno è una forzatura ignobile. Con questo non voglio dire che altri passi non debbano essere ancora compiuti, soprattutto per quello che riguarda la separazione delle carriere».


Perché questo tema è decisivo?


«E’ palese sotto gli occhi di tutti che se non c’è separazione delle carriere non si può arrivare a giudizi più equilibrati e di garanzia per gli imputati».


Di Edoardo Sirignano

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