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Braccio di ferro tra Italia e Ue sul bilancio: «I migranti non c'entrano» e Di Maio grida «ipocriti»


Luigi Di Maio e Gunther Oettinger

«Tutti gli stati dell'Ue si sono assunti l'obbligo di pagare i contributi nei tempi stabiliti. Tutto il resto sarebbe una violazione dei trattati che comporterebbe penalità». Sembra ormai avere un chiodo fisso il commissario Ue al Bilancio, il tedesco Gunther Oettinger, tornato sulla minaccia italiana sostenuta prima dal vicepremier Luigi Di Maio e ripresa anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito alla possibilità di non far fronte agli obblighi contributivi per il bilancio europeo. Miliardi di euro che l'Italia versa, 20 nel complesso, 3 secondo Oettinger una volta sottratti i capitali che rientrano nel Belpaese, e che fanno parte di quella schiera di obblighi intrinsechi alla permanenza nella Comunità europea. In un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt il commissario ha ribadito come l'Italia non debba commettere l'errore di «mischiare la questione migratoria con il bilancio Ue» avendo già «conquistato il nostro appoggio nell'affrontare la crisi migratoria e le sue conseguenze». Un monito ormai divenuto un mantra negli ultimi giorni, a segno che quanto meno la minaccia di sottrarre l'obolo al carceriere ha sortito qualche effetto. Se infatti hanno fatto clamore, almeno in terra nostrana, i silenzi della Commissione quando eravamo noi a chiedere aiuto tempestivo e a gran voce, la possibilità di un veto italiano al bilancio, qualora la solidarietà europea non si declinasse in fatti concreti, ha fatto letteralmente tremare le gambe a qualcuno, consapevole che un atto deliberatamente ostile come questo potrebbe rappresentare la prima tappa di un catastrofico "Italexit", che coinciderebbe molto probabilmente con un colpo mortale all'ossatura dell'Unione stessa.

Ma non pare crucciarsene troppo il politico tedesco che, a specifica domanda sull'idea che si è fatto circa l'ondata di populismi in tutta l'Europa che vorrebbero veder scomparire o quanto meno radicalmente cambiare l'idea di Europa attualmente esistente, ha risposto di non temere tali derive, anzi è semmai convinto che gli "unionisti" rappresentino ancora la maggioranza ed ha portato il presidente francese Macron come esempio della solidità di cui l'idea di Europa gode ancora nei Paesi traino.


Stimolato dalla lunga intervista che si è concesso il commissario al Bilancio, è intervenuto l'altro attore principale della vicenda, il motore della "minaccia", Luigi Di Maio, che ha replicato alle parole di Oettinger con fermezza, confermando che «la posizione italiana sul veto resta». Non si è certo intimidito il capo politico grillino di fronte alla controminaccia europea, ma ha semmai rincarato la dose e ha definito «ipocrite le considerazioni di Oettinger, non li avevano sentiti su tutta la questione della Diciotti e adesso si fanno sentire solo perché hanno capito che non gli diamo più un euro».


Un teatrino mediatico che per ora non accenna a lasciar posto ai ben più importanti e decisivi incontri risolutivi da molti accennati, nella convinzione che sono attorno a un tavolo e con toni decisamente meno folcloristici si potrà trovare un compromesso fattibile per le parti.

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