La Brexit senza un accordo avrebbe effetti negativi sulle esportazioni italiane. Il Regno Unito rappresenta il quarto mercato di sbocco e il terzo all'interno dei confini comunitari. È l’allarme lanciato dalla Cia-Agricoltori Italiani all’indomani del voto del Parlamento britannico che ha bocciato l’intesa Londra-Ue sull’uscita dall’Europa. L’export di cibo e bevande Made in Italy verso il Regno Unito vale più di 3,3 miliardi di euro, sottolinea l’Ufficio Studi Cia. Circa un quarto del totale dei prodotti italiani venduti Oltremanica (24% per un fatturato superiore a 810 milioni di euro) è rappresentato dal vino. Ogni 100 bottiglie Made in Italy vendute nel mondo, ben 14 finiscono sulle tavole britanniche.
Di assoluto rilievo anche il nostro export di ortofrutta trasformata (13%) e ortofrutta fresca (4%), così come dei prodotti da forno e farinacei (11%). Un “no deal” colpirebbe soprattutto alcune regioni da dove partono la maggior parte dei prodotti agroalimentari. È il caso della Campania (dove le esportazioni alimentari verso il Regno Unito pesano per il 12,5% sulla formazione del valore aggiunto agroalimentare), ma anche il Veneto e il Piemonte (dove tale incidenza vale rispettivamente l’11% e il 7,4%). Nonostante il referendum del 2016, nel successivo anno (2017) si è assistito ad una crescita delle spedizioni made in Italy “oltre manica” di oltre tre punti percentuali alla quale hanno contribuito, in modo particolare, i prodotti trasformati (+2,8%). Il presidente nazionale Cia, Dino Scanavin sottolinea che «l’intesa raggiunta tra Europa e Regno Unito, dopo oltre due anni di trattative, fornisce importanti garanzie ai settori economici e alla società civile. Il venir meno di tale accordo creerebbe una situazione di incertezza per imprese e cittadini, che rischia di assumere una dimensione ancora più allarmante in una fase di grande difficoltà sul fronte del commercio internazionale e della crescita economica, sia europea che nazionale. Per questo, è necessario fare il possibile per risolvere le tensioni attuali e scongiurare il pericolo del no deal».
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