Augusto Minzolini ha inventato il retroscena politico. Lo ha inventato nel secolo scorso, quando non erano i politici a dettare i retroscena da far uscire, ma era lui - “clandestinamente” - che si aggirava circospetto per i bagni e i corridoi e la buvette di Camera, Senato, Gruppi Parlamentari, Partiti e scovava sempre la notizia che riportava in modo originale e preciso: il suo era sempre un punto di vista inedito, condito da una mezza frase che aveva captato solo lui, un pensiero non detto, un ragionamento sviluppato sapientemente sempre su notizie vere. Dalla penna di Minzolini sono uscite alcune delle più belle pagine giornalistiche della storia politica repubblicana.
Nel 1997 - scriveva su La Stampa - fu autore dello scoop che svelo’ l’accordo per eleggere Massimo D’Alema come presidente della Commissione Bicamerale per le Riforme Costituzionali. Seguendo sempre il suo istinto per la notizia nello stesso anno fu l’unico giornalista a scoprire il luogo della cena dove si incontrarono Berlusconi, Fini, D’Alema e Marini in quello che passo’ poi alla storia come il Patto della Crostata.
Anni dopo, diventato direttore del tg1, in un editoriale rivendico’ il coraggio della responsabilità e delle proprie scelte dicendo: “Non sarò mai un direttore muto e dimezzato”.
Il suo modo di fare giornalismo ha dato vita ad un neologismo chiamato “minzolinismo”. La Treccani online lo definisce così: “il modo di intendere e praticare l’attività giornalistica proprio di Augusto Minzolini. Tutto si può dire di Minzolini, detto “Minzo”, tranne che sia un burocrate dell’informazione. Nel bene e nel male e’ un giornalista che ha fatto della professione la ragione della sua vita”.
Conosco Minzolini prima come collega e poi come parlamentare. Uomo leale e coerente, ha dato il meglio di se’ in ogni ruolo che ha ricoperto. Sono sicura che nel nuovo e prestigiosissimo incarico sapra’ continuare l’opera meritoria di approfondimento sulle tematiche della giustizia, della libertà e della democrazia iniziato con grande successo da Alessandro Sallusti. Buon lavoro, Augusto!
Di Monica Macchioni
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